Facciamo pagare l’Imu anche alla Chiesa. È giusto, però...

Egregio direttore, ho letto questa mattina la lettera “scandalizzata” del signor Vittorio Rovetta dedicata all’errata applicazione dell’Imu agli istituti di ricerca. Ma poi il Rivetta, che evidentemente scrive a sproposito, se la prende con la chiesa perché esente dal pagamento dell’Imu. E bravo il nostro Rivetta. Solo in diocesi di Lodi sono aperte cinque case dell’accoglienza, che forniscono assistenza quotidiana ad almeno cinquecento persone (metà delle quali italiane!) a cui nessuna struttura pubblica dà un aiuto. Facciamo pagare l’Imu alle case dell’accoglienza? Solo nel territorio lodigiano le parrocchie e le comunità religiose, con le mense del povero, sostengono centinaia e centinaia di affamati (e tra questi ci sono tanti lodigiani, anche giovani) con un pasto a mezzogiorno, e si vorrebbe tenere aperte queste mense anche di sera perché c’è la necessità, ma non ci sono i soldi per farlo, perché lo stato le regioni i comuni non versano un euro allo scopo. Facciamo pagare l’Imu alle mense del povero?

A Lodi il dormitorio pubblico c’era, era gestito dal comune che l’ha chiuso. L’ha riaperto un’associazione cattolica, e ogni sera è pieno di gente, perché anche nel Lodigiano c’è gente che dorme sotto i ponti. Sa cosa significa, signor Rivetta, gestire un dormitorio pubblico? Perché nessun ente comunale se ne fa carico? Bene, allora facciamo pagare l’Imu anche all’associazione (cattolica!) che si occupa di questo servizio.

Le Caritas parrocchiali in tutta la diocesi provvedono a sfamare, con pacchi contenenti generi alimentari, almeno un migliaio di famiglie rimaste senza più niente, che non hanno da mangiare, e i comuni i pacchi con i generi alimentari non li confezionano, né le regioni né le province. Ci pensa la chiesa. Bene, facciamo pagare l’Imu anche alle Caritas?

La diocesi, attraverso il Fondo di solidarietà riservato alle famiglie ha raccolto quasi due milioni di euro, che ha versato a tantissime famiglie rimaste senza più sostentamento. A chi ha terminato la cassa integrazione e non trova più lavoro e ha una famiglia da mantenere ha provveduto, con un aiuto economico e grazie a tanta brava gente, la diocesi. Bravo Rovetta, facciamo pagare l’Imu alla diocesi?

Nel Lodigiano sono aperti settanta oratori: sono le uniche strutture riservate ai ragazzini che hanno in essi l’unico posto per divertirsi, e in taluni paesi il campetto di calcio dell’oratorio è l’unico presente, perché i comuni non ce l’hanno. E gli oratori in estate organizzano anche i Grest, dove i genitori mandano tranquillamente i propri figli perché altrimenti non saprebbero dove piazzarli. E il rimborso spese richiesto è quasi sempre ridicolo. Bene, facciamo pagare l’Imu anche agli oratori?

A Lodi e a Codogno ci sono due comunità religiose che accolgono donne di tutte le età che giungono dai paesi in via di sviluppo, alle quali insegnano la lingua italiana e che poi, indirizzate dalle suore, finiscono per svolgere il lavoro di badanti agli anziani del nostro territorio. Le suore che si fanno carico di quest’opera svolgono una funzione insostituibile. E allora, facciamo pagare l’Imu anche a queste comunità religiose?

Vogliamo far pagare l’Imu alle attività collegate al mondo cattolico? Va benissimo: però gli enti pubblici si facciano carico di aprire le case dell’accoglienza, di gestire le mense dei poveri, di smistare le badanti, di mantenere aperti gli oratori, di fornire pacchi di generi alimentari alle famiglie che non mangiano e di versare contributi a chi ha terminato la cassa integrazione.

Capusce perché, signor Vittorio Rivetta, Lei ha scritto cose a vanvera? Se la prenda pure con il governo Monti che ha deciso di applicare l’Imu a tutti (e guardi che l’Imu nel Lodigiano talune strutture cattoliche l’hanno sempre pagata profumatamente, a partire dal seminario vescovile), ma prima di parlare si informi. Eviterà di fare figure barbine.

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