Energia per i camion, suolo per le logistiche

Si potrebbe intitolare, «La via lodigiana all’Expo, energia per i camion, suolo per le logistiche», quello che sta per accadere a Ospedaletto Lodigiano con l’insediamento di 200.000 mq di logistica.In questo periodo – periodo di Esposizione Universale intitolata “Nutrire il pianeta» – tutti, mezzi di comunicazione in primis, ci parlano delle eccellenze agricole, della bontà dei nostri prodotti, del famoso “made in Italy” che tanta ricchezza porta al nostro Paese, della necessità di difendere il suolo agricolo. Il Papa, solo pochissimi giorni fa, è intervenuto nel dibattito in corso con l’ Enciclica “Laudato sì” sul rispetto della natura e della madre terra, prendendo posizione per un nuovo e ben diverso modello di sviluppo, a tutela della bellezza del paesaggio, per la salvaguardia dell’ambiente e guardando con preoccupazione ai cambiamenti climatici.Invece sul nostro territorio, fra i più fertili d’Europa, cosa accade? Accade che continuiamo imperterriti a costruire capannoni, seppur ce ne siano già molti dismessi, addirittura a parlare del futuro del Lodigiano come terra a “vocazione logistica” dimenticandoci delle nostre migliori tradizioni legate dell’agricoltura. Il tutto entro un quadro di riferimento più ampio nel quale non possiamo ignorare la recente Legge Regionale, numero 31 del 28 novembre 2014 la quale, pur destando qualche perplessità, “riconosce il suolo come bene comune fondamentale” e pone due “paletti”: gli strumenti urbanistici comunali possono autorizzare consumo di suolo esclusivamente qualora sia dimostrata l’insostenibilità tecnica ed economica della riqualificazione delle aree edificate e non possono disporre nuove previsioni comportanti ulteriore consumo del suolo sino a che non siano state del tutto attuate le previsioni di espansione e trasformazione vigenti alla data di entrata in vigore della legge stessa.Sinistra Ecologia e Libertà, di fronte a tutto questo, non ci sta: riteniamo la possibile realizzazione del polo logistico di Ospedaletto dannoso per l’intero territorio, in aperta contraddizione con tutto quanto, da sempre, a parole, tante belle parole, si va sostenendo sulla necessità di tutelare il patrimonio locale. Dubitiamo si creerà “vera” occupazione e qui varrebbe la pena anche aprire una riflessione su quale modello occupazionale si voglia sostenere: ammesso che si crei qualche decina di posti di lavoro, l’esperienza ci dice che le cooperative che gestiscono i lavoratori danno paghe da fame, spesso non rispettano gli orari contrattuali di lavoro, in molti casi chiamando a prestazioni festive non concordate, solo per fare qualche accenno. Siamo certi, in compenso, che ciò che si prospetta rappresenterà l’ennesima, irreparabile ferita per un territorio già provato e nel quale ben altri sono i tentativi che andrebbero messi in campo: il passaggio dalla monocultura del mais alla pratica di colture diversificate, il recupero edilizio dei fabbricati esistenti, una spinta maggiore verso l’agricoltura biologica e la salvaguardia della biodiversità.Invece, l’ insediamento previsto, da quanto annunciato, ci “regalerà” il passaggio di oltre 200 tir al giorno, con tutto il loro carico di inquinamento, il venir meno della sicurezza stradale e la prospettiva di nuove arterie stradali al servizio del polo logistico con conseguente sacrificio di altro terreno agricolo, nuovi capannoni che si aggiungeranno ai già tanti inutilizzati.Riteniamo che le istituzioni locali, in primo luogo la Provincia di Lodi, che finora si è segnalata come “coordinatore” della concertazione con i Comuni d’ambito, oltre che come “promotore” dell’Accordo di programma regionale per la trasformazione produttiva dei terreni agricoli, debbano fermarsi ed evitare di sostenere una scelta di fronte alla quale non c’è compensazione economica, viabilistica e ambientale che possa giustificare uno scempio come quello prospettato.E’ per tutte queste ragioni – e domandandoci davvero quale “non futuro” pensiamo di lasciare in eredità dopo di noi – che chiediamo a tutti coloro che vogliono un diverso sviluppo del nostro territorio impegno e mobilitazione per contrastare queste prospettive.

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