Ecco perché sono tornati con nuovo spirito i tricolori

Caro direttore, l’Italia festeggia il suo 150° compleanno, anche se non da tutti partecipato. Bandiere tricolori sono apparse sui palazzi delle istituzioni e sventolano da balconi e finestre di alcune residenze private. Un vostro lettore ha inviato una lettera che è stata pubblicata sul giornale con un certo risalto e con un titolo che la redazione sintetizza un po’ bruscamente così: “Chi mi dava del fascista per il tricolore adesso lo espone”. Insomma, in buona sostanza, chi in questi giorni per la prima volta appende un tricolore al balcone di casa è sospettato di ipocrisia e incoerenza. Essendo uno dei cittadini sotto accusa vorrei cercare di spiegare le ragioni di una apparente contraddizione. La bandiera di una nazione ha una valenza simbolica molto forte. Mobilita le coscienze, veicola miti e valori, orienta comportamenti, trasmette messaggi. Questi possono tuttavia evolvere e modificarsi e il simbolo-bandiera assumere quindi nel tempo significati anche molto diversi. Ciò è spesso accaduto nella storia dell’umanità. Alla nostra bandiera, naturalmente, non è toccata sorte diversa. Un tempo, ricorda il vostro lettore, esporre il tricolore comportava il sospetto o addirittura l’accusa di filo-fascismo. È vero. Troppo vicina la tragedia della guerra mondiale, della Shoah e della guerra civile, innescata da feroci nazionalismi e dalle fobie identitarie del Novecento, perché l’emblema della nazione non ne risultasse contaminato e offuscato nel suo valore positivo di simbolo e cemento dell’unità della Patria. È del tutto comprensibile quindi che buona parte del Paese si tenesse prudentemente lontana da iniziative sospettate di nostalgia del passato e da desideri di rivincita. Le preclusioni di un tempo sono oggi fortunatamente cadute, grazie anche al superamento di storiche barriere ideologiche e al rafforzamento delle istituzioni democratiche. Un ruolo decisivo ha avuto in questa svolta il presidente Carlo Azeglio Ciampi il quale, poco dopo la sua elezione, richiese che venisse esposta in tutti gli edifici pubblici, insieme al vessillo dell’Ue, la bandiera tricolore. Nelle sue intenzioni questa non era un’operazione di facciata, banalmente celebrativa. Con essa il Presidente intendeva invece sottolineare la necessità che si avviasse nel Paese una forte trasformazione delle coscienze nel senso di una più diffusa e condivisa consapevolezza dell’appartenenza di tutti e di ciascuno a una Patria e a un destino comuni. Temo che l’aspirazione del vecchio Presidente non abbia avuto successo. Le vecchie preclusioni, ormai superate dalla storia, sono state sostituite da nuove minacce e gesti e rifiuti oltraggiosi da parte di un partito, la Lega, nato con il proposito di disunire l’Italia, in un contesto generale di grande degrado e involgarimento della scena pubblica che non ha uguali nella nostra storia. L’Italia è da tempo vittima di una deriva da populismo sudamericano e travolta da una politica che “ sta dando colpi di piccone a due pilastri della nostra società, costati lacrime e sangue a intere generazioni, l’Unità d’Italia e la Costituzione”. Ecco perché sono tornate con spirito nuovo le bandiere tricolori, non solo alle finestre ma anche nei cortei e nelle piazze d’Italia. Per uno scatto di orgoglio, un sussulto di dignità e di consapevolezza civile. Per ricordare al Paese che i valori risorgimentali della laicità, della libertà, della legalità e dell’unità della Patria devono continuare ad essere gli elementi fondanti dello Stato nazionale. Cordialità,

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