Ecco come sopravviviamo senza far pagare gli ingressi

Quando si è bambini, una delle cose più belle ed emozionanti è indossare una maglietta da calcio e correre dietro ad un pallone. Quando si è bambini, sentir invocare il proprio nome in un campo di calcio per un goal, per una parata o per una bella giocata, ti proietta con la mente negli enormi stadi dei nostri idoli. Quando si è bambini, vincere o perdere è un di cui del divertimento, è la cornice di una piacevole giornata passata con i propri amici che inizia nello spogliatoio e termina con i saluti di fine gara e, dulcis in fundo, una bella e meritata merenda.

Quando si cresce, certamente vincere o perdere inizia a fare la differenza perché lo sport, si sa, è pur sempre competizione. Ma ciò che non cambia sono le emozioni adrenaliniche che un pubblico, seppur non numeroso, riesce a trasmettere a ciascun calciatore. Tifo che deve obbligatoriamente rimanere nei limiti della civiltà.

Ecco perché, pur capendo le difficoltà economiche del periodo (si sa, le quote di iscrizione bastano a stento per coprire le numerose spese e i contributi di sponsor e Comuni sono sempre meno), faccio ugualmente fatica a comprendere il motivo per cui alcune Società sportive del Lodigiano decidano di far pagare il biglietto di ingresso duranti gli incontri del settore giovanile provinciale.

Purtroppo non esiste una normativa che lo vieta (la FIGC Lombarda ha sempre alzato le mani e rimandato tutto al “buon senso” delle Società) motivo per cui non voglio muovere alcun tipo di critica; il mio vuole essere solo un dibattito costruttivo mostrando, ad esempio, come in Società come la nostra (strutturate e organizzate come tante altre) si possa sopravvivere pur non facendo pagare l’ingresso per le partite del settore giovanile.

Non voglio di certo fare “il professore”, data anche la mia giovane età, ma ci terrei a sottolineare come ci sono tante possibili iniziative che possono portare ad un utile pari alle spese (se non decisamente maggiore), senza porre ingiuste e tassative imposizioni. Noi ad esempio promuoviamo di frequente tornei che coinvolgono squadre professionistiche e non, ospitiamo feste di compleanno dei nostri piccoli calciatori, abbiamo di recente anche acquistato un biliardino in modo tale che i bambini si possano fermare anche nel post partita.

In questo modo i genitori, i parenti e i curiosi del mestiere (e non) assistono piacevolmente a tutte le partite delle nostre squadre (il più delle volte l’ampio parcheggio della Polisportiva non basta) e si fermano molto volentieri alla Polisportiva, ricreando quell’habitat sereno che da una parte appaga la nostra Società a livello umano e sportivo e dall’altra stimola ancor di più i genitori a portare i propri figli in un ambiente da sempre sano, dove sono i ragazzi cresciuti qui - e non i soldi - il nostro unico e vero serbatorio. Concludo con una citazione interessante: “comunicare è natura, accogliere ciò che gli altri comunicano è cultura”.

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