
Si fa riferimento alla lettera apparsa sul Cittadino di oggi “Perché non far lavorare i profughi dell’Olmo?”, con cui si chiede perché i ragazzi ospiti della citata struttura non possono essere inseriti in attività lavorative anche gratuitamente.
A tale riguardo si precisa che la Prefettura di Lodi, in collaborazione con le strutture di accoglienza e i Comuni, ha inteso costruire, attraverso uno specifico protocollo d’intesa, una rete che, attraverso attività e servizi resi in qualità di volontari a favore della collettività ospitante, consente ai richiedenti asilo di realizzare percorsi di conoscenza del contesto sociale in cui sono accolti e di rendersi utile alla collettività con cui vengono a contatto.
Si è ritenuto in tal modo di raggiungere uno scopo sociale e di pubblico interesse (non a fini di lucro), con cui si consente ai cittadini stranieri di acquisire un ruolo attivo e partecipe. Le attività in questione, che non richiedono particolari forme di specializzazione, si inseriscono in contesti di carattere civile, sociale, educativo, ambientale, sportivo e culturale e, comunque, nel rispetto delle capacità, attitudini, professionalità e intenzioni del migrante. Le medesime, svolte a favore della collettività ospitante, contribuiscono a conseguire un bene e un valore di natura sociale per la comunità e i territori in cui sono realizzate.
Allo stato sono numerose le strutture di accoglienza che, in accordo con i Comuni, hanno dato avvio alle attività di volontariato a servizio delle esigenze della collettività.
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