È vera macelleria sociale

E’ macelleria sociale vera e propria. Non si possono usare mezzi termini di fronte ai contenuti della manovra finanziaria correttiva del Governo e della ventilata riforma fiscale. Macelleria perché questa manovra farà a pezzi, letteralmente, le persone, le famiglie. Ovviamente non tutte. C’è un paradosso in quel che si sta facendo: i tagli e le vessazioni risparmieranno le fasce più abbienti per abbattersi, con cinismo, su larghi strati della popolazione e con efferatezza sulle categorie più deboli, i disoccupati, i giovani inoccupati, gli anziani non autosufficienti, le famiglie con figli, le persone con disabilità, le donne, soprattutto se sole con bambini.

Il paradosso sta nel fatto che ci troviamo di fronte ad una specie di “Robin Hood” alla rovescia : si taglia ai poveri, alla gente comune, per confermare la ricchezza di alcuni. La CGIA di Mestre dimostra come la ventilata ipotesi di riforma fiscale (che porterebbe a tre le attuali cinque aliquote Irpef) farebbe guadagnare quasi 4.000€ all’anno alle persone che hanno un reddito superiore ai 75.000€. Chi ha un reddito annuo che va oltre i 55.000€, guadagnerebbe più di 2.000€, mentre chi ha un reddito che va da 0 a 15.000€ annui si porterebbe a casa ben 68€! Ma soprattutto a rimetterci saranno i 9,5 milioni di inacapienti (cioè coloro che per effetto di detrazioni e oneri non versano l’Irpef) a dover pagare più tasse.

Ma questo è solo uno dei paradossi della manovra governativa. E’ risaputo che il 10% della popolazione italiana (6 milioni circa) detiene quasi il 50% della ricchezza del paese. Agli altri 54 milioni di persone spetta ripartire una ricchezza che non c’è. E paradossalmente è a questi ultimi che oggi si chiede di salvare il salvabile, pagando ticket sanitari, rinunciando alle prestazioni sociali di diritto, riducendo loro la rivalutazione pensionistica, facendoli pagare di più per mandare i figli ad una scuola pubblica che la Costituzione definisce come diritto. E’ chiaro che non c’è nulla di casuale in quel che sta succedendo. Semplicemente c’è in atto un conflitto, fra i differenti strati di popolazione, un conflitto di classe appunto, aspro, in cui a soccombere oggi sono milioni di persone.

Detta così sembra qualcosa che attraversi una realtà “altra”, lontana da noi. Purtroppo non è così. L’osservatorio da cui guardo l’evolversi della situazione a Lodi, quello privilegiato dell’Assessorato alle Politiche Sociali, mi fa dire che la macelleria sociale è qui, incombente. Già ora si fa fatica a rispondere ai bisogni sociali dei cittadini che sono in forte aumento. Penso che sia la prima volta che il Servizio Sociale comunale si veda costretto ad istituire una sorta di lista di attesa per l’accesso alle prestazioni sociali. Non si vuole escludere nessuno, ma la drammaticità data da un aumento esponenziale in numero ed in complessità delle situazioni di difficoltà non ci permette di stare al passo già oggi. Quelle che realmente, fisicamente, incontriamo tutti i giorni, sono persone in carne ed ossa che hanno perso il posto di lavoro, sono anziani che con 500/600 € al mese di pensione non riescono più a pagare l’affitto e, se lo pagano, non ce la fanno con le bollette del gas o della luce (pena non avere di che mangiare). Si tratta di padri e di madri che non riescono più a pagare la mensa scolastica dei figli, che devono far fronte alla drammaticità di uno sfratto (terribilmente in aumento), che non riescono a sostenere le necessità primarie. E allora di fronte a questo scempio mi viene da dire: quanta ipocrisia ci sta nelle parole dei vari ministri che inneggiano alla “Famiglia”, che si riempiono la bocca con termini come “quoziente familiare”, “fattore famiglia” e poi, scientemente, concretamente, vanno a ridurre alle briciole i fondi nazionali per la famiglia, per gli interventi sociali e vanno ad includere nella manovra governativa elementi di penalizzazione degli assegni familiari!

Ma stiamo parlando anche di persone, uomini e donne, italiani e migranti che letteralmente vivono ai margini, sulla strada. Anche a Lodi.

I numeri, in progressivo aumento, degli accessi al dormitorio pubblico, alle case di accoglienza, alle diverse “mense dei poveri” ci buttano in faccia con crudezza la realtà.

Questo oggi. Ma per il domani cosa dobbiamo aspettarci? La manovra finanziaria prevede una riduzione del 15% circa delle spese di carattere sociale, mentre i trasferimenti dallo Stato ai Comuni subiranno un taglio del 35/40%. Ci aspetta, quindi, una vera e propria macelleria sociale a cui il ministro Sacconi vuole far fronte sostituendo lo “stato di diritto”, cioè il welfare che conosciamo, con un “welfare caritatevole”. Sì lo chiama proprio così : “welfare caritatevole” , senza vergogna alcuna, affidando alle organizzazioni del no profit la gestione di una nuova social card. Così almeno possiamo dire che la questione è posta in maniera più chiara e onesta: la carità la fanno le associazioni caritatevoli, non lo Stato.

Penso che sarebbe un grave errore considerare tutto ciò materia esclusiva di chi oggi è in difficoltà. Alle condizioni dettate dalla manovra è l’idea stessa di società che viene messa in discussione e questo ci riguarda tutti da vicino. La manovra governativa concerne qualcosa in più di 50 miliardi di euro. Nell’ultimo anno l’evasione fiscale è ammontata a 120 miliardi, a cui vanno aggiunti altri 450 mld circa di evasione arretrata degli ultimi 10 anni, già passati in giudicato e quindi pronti, da esigersi immediatamente. E allora di che cosa parliamo? Semplicemente di una volontà che non c’è, che non intende colpire chi giustamente andrebbe perseguito. Un conflitto fra classi, palese, che vede soccombenti i più a scapito dei minoritari possessori delle grandi ricchezze. Un conflitto di classe, dunque.

E allora serve una inversione di tendenza. Dobbiamo chiedere politiche ed azioni che garantiscano una redistribuzione della ricchezza dall’alto verso il basso, serve una tassazione dei grandi patrimoni e della rendita finanziaria, serve l’andare a colpire concretamente l’evasione e l’elusione fiscale.

Di fronte a tutto quello che sta accadendo, indignarsi è buona cosa, ma ormai non basta più. Serve una forte opposizione politica e sociale se vogliamo davvero fermare questo massacro.

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