È inaccettabile archiviarla come la «fascistissima poetessa dei banchi»

In un libro di poesie appena pubblicato e che ho acquistato per curiosita e una sorta di nostalgia degli anni dell’infanzia trascorsi sui banchi di scuola, mi sono imbattuto in un paio di affermazioni su Ada Negri che mi hanno lasciato perplesso e sconcertato.

Il titolo del libro edito per i tipi della Manni editori, è «Che dice la pioggerellina di marzo, le poesie dei libri di scuola degli anni Cinquanta» e già da qui si capisce che non è un saggio di grandi speculazioni ed approfondimenti.ma una carrellata divertente ed ironica della poesie che hanno riempito i nostri anni giovanili e le nostre menti di versi che ancora mandiamo a memoria. Da una prima,veloce lettura, trovo il libro un pò come me l’aspettavo, anche se eccessivamente critico nei confronti di una certa retorica che permaneva in quegli anni (ma non poteva essere diversamente) ed anche ingeneroso nei confronti di un periodo storico appena uscito da una catastrofe immane e da un ventennio di indottrinamento scolastico, che non poteva essere cambiato da un giorno all’altro.Insomma quasi una esibita e voluta critica intellettualoide, marcatamente sarcastica di un periodo e di una generazione che invece andrebbero capiti e valorizzati molto di più.

Non si salvano molti poeti in questa antologia, parecchi dei quali (Pezzani, Novaro, Zietta Liù, la nostra Ada Negri, ma anche Valeri, Pascoli, Leopardi, Carducci) vengono derubricati a «poeti dei banchi».

Ma quello che mi ha maggiormente infastidito è il giudizio tranchant posto a commento della poesia di Ada Negri “La madre” (quella della vedova) «Rassegnazione decadentista per la fascistissima Ada Negri» Ora, non c’è mai stato mistero sulle simpatie di Ada Negri per il fascismo,come altrettanto noto è il suo impegno e sensibilità per le classi sociali meno abbienti (da cui essa stessa proveniva). Pertanto,quello espresso nel libro citato, è un giudizio quanto meno avventato e parziale; fondamentalmente sbagliato.

Ma non c’è nessuno, mi domando, del Centro Studi alla nostra poetessa dedicato o dell’Associazione “Poesia, la vita” o semplicemente un appassionato cultore di Ada Negri che risponda a cotal signore (Piero Dorfles), ristabilendo,con argomentare sicuro e documentato (ciò che non sarei in grado di fare io) la verità storica e soprattutto i meriti artistici?

Archiviare la nostra come «fascistissima poetessa dei banchi» francamente mi sembra inaccettabile.

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