E adesso, dopo Santa Maria, salviamo il Lazzaretto

Caro direttore, ero presente alla S. Messa celebrata da don Giuseppe per la riapertura della chiesa di Santa Maria in Galilea a Senna Lodigiana. Non potevo non esserci; come Sindaco di Orio Litta per doveri di condivisione con il Comune e i cittadini di Senna; come sennese di nascita e come credente, visto che in quella chiesetta cinquecentesca per tanti anni dimenticata, ho seguito da ragazzino tante novene del mese di maggio, soffermandomi all’uscita a raccogliere le viole sul rivone sottostante, prima di arrivare a casa.Una chiesa che resta l’unico tangibile segno dell’importanza di un paese, Senna, che fu sede delle diete del Re d’Italia Berengario, prima dell’Anno Mille. La chiesa che guarda la bassura e da cui, si dice, parta un sotterraneo che porta fino al monastero di Ospedaletto; una chiesa e un monastero legati da vicende storiche, visto che le monache cistercensi del monastero di Santa Maria in Galilea pretesero da Papa Sisto IV che la chiesa divenisse sede di culto, prima di rifugiarsi a Piacenza.Tornando a oggi, ho provato un filo di commozione quando suor Mariuccia (suor Maria Poggi) ha ricordato come lei sa fare, cioè con parole semplici che nascono dal cuore e dalla profonda fede, il forte legame esistente fra la gente di Senna e la chiesa di Santa Maria. Grazie Mariuccia, a nome di tutti i fedeli di Senna, grazie per essere tornata a casa in questa giornata speciale.Ho scritto diverse volte della storia di questa chiesa, della necessità di salvarla, di preservarla dal degrado, perché intimamente legata alla storia di Senna. Sono felice che da sabato 22 marzo 2014 la chiesa sia di nuovo agibile. Spero che venga anche ulteriormente sistemata, specie il lazzaretto, che nel progetto originario mostratomi dall’allora Presidente Piero Maestroni, doveva diventare una struttura ad uso sociale. E che oggi, purtroppo, cade a pezzi.

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