Dopo 70 anni ho fatto pace con chi aveva mitragliato Lodi

Attorno al 25 aprile ho letto su “Il Cittadino” che proprio agli ultimi sgoccioli della seconda guerra mondiale, esattamente il 25 aprile 1945, uno Spitfire inglese, abbassatosi troppo per mitragliare chissà cosa, aveva urtato le cime degli alberi vicini al Cimitero e si era schiantato nel giardino di una casetta dalle parti di San Grato. Chi lo pilotava era un certo Neville Brighton Manseli, pilota di 23 anni della Rhodesia, aggregatosi alla RAF. La mia prima reazione è stata di rabbia: ma come si permette di venire a mitragliare Lodi?Poi sono passato alla compassione leggendo che alcuni nostri militi “avvoltoi” avevano vigliaccamente depredato il suo cadavere ed infine sono passato ad un livello più staccato: “In fin dei conti è un ragazzo di ventitre anni che ci ha lasciato la pelle per la libertà di tutti”. Finendo di leggere l’articolo, ho poi scoperto che il povero Mansell è ora sepolto nel cimitero di guerra di Milano, guarda caso a dieci minuti da casa mia, lodigiano trasferito a Milano. È stato naturale quindi prendere l’auto e andare a questo cimiterino, un angolo di pace nel cuore verde del Parco di Trenno. Il cancelletto della recinzione cigola il suo “benvenuto” quando lo apro; davanti a me 417 lapidi bianche che spuntano come funghi da un prato perfettamente rasato che ti fa camminare silenzioso come un gatto.Ma chi lo trova più Mansell in mezzo a tutti queste lapidi? Mi viene in mente “Il buono, il brutto ed il cattivo” di Sergio Leone quando i protagonisti cercano una tomba in mezzo a centinaia d’altre.D’istinto mi butto sulla parte sinistra dei loculi, da qualche parte devo pur cominciare. Mansell mi deve aver visto e mi viene incontro proprio nella seconda fila che sto ispezionando. Indossa una semplice lapide bianca con inciso il suo nome e qualche dato e come gioiello ha solo una piantina non ancora fiorita ed un ciuffetto di pianta grassa. “Ciao Mansell” ”Ri Mark” e qui comincia il nostro dialogo muto. Lui si scusa per essere venuto a Lodi a mitragliare, io gli dico che allora era il suo dovere e piuttosto scusa se qualcuno dei nostri ti ha rubato stivali, vestiti e quanto di utile avevi addosso. Lui si schermisce: erano i tempi così, non c’era niente in giro e la miseria spingeva a fare gesti che normalmente uno non farebbe. Lo ringrazio comunque e gli dico di ringraziare anche tutte quelle migliaia di giovani, da qualsiasi parte essi combattessero, che hanno dato la propria vita per regalarci la libertà. “Ciao Manseil, pace?” “ Pace!” E così, io lodigiano, mi sono permesso, dopo 70 anni, di fare pace con uno che aveva mitragliato la “mia” Lodi pur di renderla libera. Spero solo che tutti voi siate d’accordo con me.

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