Don Angelo Griffini oggi ricorda i 70 anni di messa

Oggi ricorre il 70 anniversario dell’ordinazione di Don Angelo Griffini, sento il desiderio, soprattutto per quell’affetto che mi lega a lui, ma anche per la tanta riconoscenza, di scrivere due parole che tratteggino la sua persona, anche in relazione al mio essere sacerdote. Padre e pastore. con queste due parole mi sembra di poter sintetizzare in modo lapidario e completo la sua personalità granitica. Ricordo ancora che avevo sei anni, la truppa di casa, la nonna e le quattro zie super cattoliche, aveva già deciso che non potevano bastarmi la messa e il catechismo la domenicale. Dovevo iscrivermi all’azione cattolica. Il mercoledì pomeriggio, in casa del parroco, ma soprattutto con il parroco…, che a me, bambino, metteva non poca soggezione!Tutti i mercoledì, da solo, andavo alle “adunanze” (cosi le chiamavamo) incontri che erano tenuti da Don Angelo a tutti noi ragazzi fino alle medie. E li è iniziata la mia prima scuola. Il parroco ci parlava di tutto quello che riguardava l’esistenza, dagli aspetti spirituali a quelli etici fino a passare anche a quelli pratici. Pian piano è diventato un momento d’incontro e di scambio dove lui ci ha lasciato tutta la sua sapienza ma anche dove, questo la valuto oggi con il senno di poi, ci ha insegnato la dottrina del Vaticano II. Lui che, a giudizi di molti, potrebbe apparire così tradizionalista, ci ha trasmesso il valore del laicato nella chiesa, della comunione, della misericordia, della partecipazione attiva, della bellezza nella liturgia, senza mai trascurare l’importanza della vita spirituale: meditazione, sacramenti, direzione spirituale. Dopo la cresima c’è stato un cambiamento, sono entrato a far parte del gruppo ministranti, poi catechista e pian piano la mia vita incontrava sempre di più la sua e tra un colloquio, un diverbio, un rimprovero acceso e impetuoso come solo lui sa fare, una lite furente perché io non stavo zitto, ho appreso tanta della sua sapienza maturata attraverso l’esperienza di un uomo vissuto e cresciuto con eccellenti maestri ma anche in un epoca storica cruciale (dal fascismo ad oggi) dove non è mai stato spettatore ma protagonista. Così da lui ho appreso cosa sia la misericordia, il valore dell’Ascolto e della comprensione, il senso della rinuncia e del sacrificio, la preghiera quotidiana e la meditazione della Parola, la devozione a Maria e ai santi, il conservare ordine nella propria vita, il dare l’importanza più alle persone che alle cose, l’impegnarsi nel amare gli altri gratuitamente, amministrare con cura e giustizia, l’apprezzare il bello nel celebrare non per vanità ma per far risplendere il mistero di Cristo e la sua immensa grandezza rispetto alla nostra piccolezza. Così tutto questo mi ha forgiato uomo pronto per la vita. Lui mio consigliere non ha esitato a rimproverarmi sempre anche troppo, non poche volte l’ho mal sopportato per questa sua intransigenza che oggi apprezzo perché mi ha educato. Nello stesso tempo mi ha sempre incoraggiato ad andare avanti cercando di mostrarmi le mie doti e i miei talenti. Mi ha sempre appoggiato nelle mie scelte, forse capendo già dove sbagliavo ma rispettoso di farmi sbagliare. Così il nostro rapporto di affetto filiale e fraterno si è costruito sulla schiettezza e sulla verità e senza esserci mai mancati di rispetto, ancora oggi ce le cantiamo solenni.Io non pensavo che sarei diventato prete almeno fino a 20 anni anche più, però mi rendo conto di come certamente avere davanti un modello di vita riuscita e felice come la sua possa aver contribuito nel fare la scelta di seguire la chiamata del Signore. Ringrazio il Signore, oggi che sono prete, di avermi dato la grazia di ave avuto per maestro un uomo che con dignità, forza e virilità ha diretto la mia vita su una strada sicura. Dandomi criteri di discernimento reali e sani, un esempio da seguire e una struttura umana che non è facile rintracciare in tutti. Insomma parrà il mio un elogio d’occasione, ma chi conosce Don Angelo sa che ciò che ho scritto e vero e che forse non è ancora sufficiente per dar l’idea di quanto chi lo ha potuto incontrare e frequentare e da lui imparare sia stato fortunato.

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