Sono il nipote di Pietro Dendena, una delle vittime della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 ed unica vittima lodigiana di questo doloroso episodio della storia del nostro Paese.In occasione del 46esimo anniversario della strage di Piazza Fontana, in concomitanza con i relativi e numerosi eventi di commemorazione ed in rappresentanza dell’Associazione “Piazza Fontana 12 dicembre ‘69”, vorrei condividere una riflessione in merito all’impegno civile che portiamo avanti per non dimenticare quanto accaduto alla Banca Nazionale dell’Agricoltura quel venerdì pomeriggio del 1969. Sono trascorsi 46 anni dalla strage di Piazza Fontana e, ancora oggi, il 12 dicembre 1969 rappresenta tanto, forse troppo, per il Paese. Ha rappresentato la linea di partenza di una strategia della tensione per gli oscuri personaggi che ne hanno ideato contenuti, contorni e finalità; ha rappresentato per tanti anni la ricorrenza di una paura, di un incubo a cui non credere, nella convinzione di potersi svegliare e di capire che nulla fosse reale.Il 3 maggio 2005 la sentenza tombale ha sancito la conclusione del lunghissimo iter giuridico della strage. Oggi esiste una verità storica sulla strage e sul periodo stragista della strategia della tensione, verità che deve essere divulgata e conosciuta ed è opportuno che si facciano i conti con il passato, per giungere finalmente ad una conoscenza e ad una memoria condivisa sulla storia del Paese, che sia limpida, trasparente ed immune dal contagio ideologico di chi vuole ancora oggi, a più di quattro decenni di distanza, falsare la nostra storia. La memoria storica deve quindi rappresentare un muro simbolico ed imponente e ogni occasione di confronto e riflessione, un libro, un film, un’immagine, una commemorazione, sono i mattoni che permettono di costruirlo e renderlo invalicabile nel suo significato più profondo, ovvero la divulgazione della storia alle nuove generazioni.È oggi dovere civile e morale delle nuove generazioni interessarsi alla storia del nostro Paese, interiorizzarla per contribuire a determinare e a rendere migliore il nostro futuro, continuare a ricordare, a riflettere, a promuovere occasioni di confronto civile e costruttivo, perché le nuove generazioni possano interiorizzare e difendere i principi di libertà, verità, legalità, giustizia e trasparenza, espressione di una forma politica-istituzionale democratico-repubblicana e pilastri fondanti e spina dorsale di una Carta Costituzionale limpida e moralmente integerrima.Come Associazione dei famigliari delle vittime, questo è oggi l’impegno civile che vogliamo portare avanti, per difendere la memoria e la verità storica della strage, che devono inoltre essere propositive, e per non dimenticare. In tal senso, abbiamo salutato con entusiasmo l’inaugurazione della Casa della Memoria, pensata come un centro culturale dedito ad approfondire e divulgare la conoscenza dei contesti del terrorismo, dello stragismo e della violenza politica e divenuta la nostra sede ufficiale dallo scorso 11 settembre.
Ringrazio il quotidiano “Il Cittadino” per lo spazio dedicatomi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA