D’accordo fare business, ma la missione delle poste è un’altra

Caro Direttore,

durante il periodo estivo, nel quale numerose famiglie sono assenti e non poche attività produttive chiudono per ferie, era particolarmente utile un servizio reso da Poste Italiane, che si chiamava «Aspettami».

Il servizio consisteva nella conservazione presso l’ufficio postale della corrispondenza in arrivo durante un periodo prestabilito. Al rientro il destinatario si recava presso l’ufficio postale e, dietro pagamento di una piccola somma, ritirava tutta la posta arrivata durante l’assenza.

Purtroppo parlo al passato di questo servizio perché quest’anno, almeno all’ufficio postale di Lodi, viene comunicato agli utenti che il servizio non è attivo.

Pessima notizia. Se le poste smettono di fare il lavoro per il quale esistono, per concentrarsi sui cosiddetti servizi a valore, ritenuti più redditizi, non ci siamo per nulla.

E’ come se in farmacia si rifiutassero di vendere l’economica aspirina, per fare spazio solo a cosmetici e biscotti dimagranti.

D’accordo fare business, ma la missione di Poste Italiane è prima di tutto quella di occuparsi di corrispondenza.

Se non sono più capaci di farlo, perché dovrebbero saper fare bene altre cose, che non sono nella loro storia e nella loro vocazione?

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