Così Ferrari vuole difendere la libertà di stampa?

Caro direttore,la decisione, ampiamente pubblicizzata, di querelare il direttore di Libero Maurizio Belpietro dimostra ancora una volta che l’unica cosa che sta a cuore all’Assessore Ferrari è la continua ricerca di visibilità, rivelando contestualmente la sua totale incoerenza e inadeguatezza al ruolo. L’incoerenza è palese se si riflette sul fatto che stiamo parlando di una persona che solo 10 mesi fa, in occasione dell’attentato alla sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo, andò a manifestare a Parigi in difesa della più assoluta libertà di stampa dichiarando che “Quando si colpisce la stampa libera e democratica si tenta di distruggere la democrazia”. Oggi invece querela il direttore di un giornale, auspicando che venga radiato dall’Ordine dei Giornalisti, per il titolo di una prima pagina. Vorrei inoltre evidenziare che uno dei reati ipotizzati dall’Assessore nella querela-denuncia è quello previsto dall’articolo 403 del Codice Penale che riguarda le “Offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone”. Faccio sommessamente notare che se questa fattispecie di reato di opinione, del tutto indegna di uno Stato liberale, fosse stata in vigore in Francia avrebbe impedito la pubblicazione proprio di Charlie Hebdo, visto che la linea editoriale della rivista era esattamente quella di pesante critica, spesso blasfema, a tutte le religioni. Ma chiedere coerenza a Ferrari è evidentemente troppo. L’inadeguatezza al ruolo è invece dimostrata dal fatto che l’Assessore con le sue azioni, per biechi scopi di propaganda, fomenta gli islamici lodigiani visto quanto dichiara: “Ho incontrato tanti amici musulmani a cui ho mostrato la prima pagina di Libero. Per dire ad Hassen, a Nadia, a Latifa, a Mohammed e a tanti altri che gli italiani non sono tutti uguali”. Ferrari rimprovera continuamente la strumentalizzazione anti-islamica che fa di tutta un’erba un fascio e poi in questo periodo non trova di meglio che andare a mostrare strumentalmente a degli islamici la prima pagina di un giornale dal titolo forte, provocatorio e oggettivamente discutibile (“Bastardi islamici”)? Non si rende conto che il suo è solo un ulteriore contributo ad esacerbare gli animi in questo momento, in cui ci sarebbe bisogno di tutt’altro? Quello che ci si aspetterebbe dalle figure istituzionali sono parole ponderate, cercando di evitare scontri inutili e non certo un tentativo di cavalcare i tremendi fatti di questi giorni per cercare un tornaconto di visibilità. Credo semplicemente che l’Assessore alla Pace e Cooperazione Internazionale abbia perso un’altra occasione per stare zitto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA