Caro Direttore,
Se sei sceso in campo allora forse è la volta buona che verrà messo in atto quanto auspicato dal 99% dei soci. È giusto però ricordare i Tuoi meriti, e cosa hai fatto in questi anni visto che in molti Ti considerano il “Cuccia” del Lodigiano.
Per quei pochissimi che non lo sapessero Enrico Cuccia era il famoso presidente di Mediobanca definito da alcuni: «il silenzioso burattinaio del capitalismo italiano», «lo spietato sacerdote del grande capitale».
Al Cittadino e a te direttore devo dire grazie in quanto con la redazione avevi appoggiato la battaglia della neonata Associazione Nazionale dei Piccoli Azionisti con articoli, recensioni, lettere. per mandare a casa il Presidente Giarda.
Venivo chiamato spesso dai tuoi giornalisti per rilasciare commenti e dichiarazioni, e se non mandavo lettere venivo sollecitato. Il risultato lo conosciamo tutti. Giarda lasciò la poltrona di presidente della Banca Popolare di Lodi, e approdò a Verona come vicepresidente con circa 500.000 euro di emolumenti.
Una bella punizione!
Le accuse rivolte dall’Anpa, lo ricordiamo, sono state pubblicate sul sito e sul Cittadino fu pubblicata la lettera di Fiorani che ricordava al Professor Giarda “tante cose fatte insieme”.
Da parte del professore logicamente nemmeno una querela per diffamazione.
Porse l’altra guancia.
Anche quando la nostra associazione andò in procura a consegnare un esposto dopo la fatidica frase “se non voterete a favore della fusione a Lodi ci sarà solo miseria” frase pronunciata durante il dibattito organizzato dal Cittadino al teatro del Viale, prima dell’assemblea che sancì l’acquisizione della BPL da parte dei Veronesi, non ci fu reazione, o meglio solo un tentativo goffo di giustificazione, “l’ho detto a microfoni spenti”. Falso. Quella frase, riportata poi anche da TV e giornali, terrorizzò tante persone in quanto pensarono “Giarda come Presidente saprà sicuramente che la banca non può stare in piedi e quindi non possiamo che votare a favore della fusione”. “Giarda avrà visto sicuramente i conti della Banca di Verona e quindi saprà che loro sono forti e sani e noi poveri e malconci”. E sempre per diritto di cronaca, per rompere lo stallo tra i consiglieri a favore “fusione” e quelli contro, furono decisivi i voti del prof. Giarda e dell’amministratore delegato Gronchi.
Scusi professore, è sempre lì vero? Fa ancora parte della pattuglia Lodigiana vero? È connesso? Provi a leggere allora ogni tanto il Cittadino online visto che forse a Verona non lo trova in edicola, e vedrà che a Lodi dopo la fusione abbiamo avuto montagne di soldi, le attività delle aziende che lavoravano per la banca sono decuplicate, la sede è stracolma di personale e stanno pensando di mandarli tutti in una sede molto più grande a Verona, “l’arena”. Noi nel ringraziarla per la sua strabiliante lungimiranza, la proporremo nel prossimo rinnovo come membro del consiglio digestione, (scusi erroneamente ho scritto di gestione tutto attaccato). Dopo di che non so che cosa potrà rimanere visto che ormai ha “passato” quasi tutte le poltrone. Forse uno sgabello.
Ma continuiamo in questa piccola Banco Story.
Ai tempi regnavano il presidente della Provincia Felissari e l’attuale sindaco Guerini.
Domandai ad entrambi di scendere in campo per difendere il territorio, dissi che la banca, poteva come preannunciato da Gronchi e Baronio, optare per lo “stand alone” “rimanere da soli” per almeno 12 o 24 mesi rimandando la decisione di fusione dopo aver tentato appunto la strada dell’indipendenza.
Feci presente che le alternative a Verona, BPM e Emilia Romagna ci avrebbero consentito di sederci al tavolo delle trattative in posizione paritetica se non addirittura predominante.
La risposta dei governanti fu emblematica.
“Apprezziamo il tuo sforzo e i tuoi ideali a favore della lodigianeità, ma è un processo irreversibile già avviato”.
Col senno di poi, e con un po’ di “fantafinanza”, se tutti avessero appoggiato il piano di indipendenza, a partire dal Presidente, e dai nostri politici, dopo pochi mesi sarebbe scoppiato il caso Italease e forse oggi noi avremmo comprato Verona. Pensate cosa sarebbe successo se Verona avesse dovuto affrontare da sola il buco Italease?
Ancora oggi non sappiamo con certezza a quanto ammonta il danno causato.
Miliardi e miliardi di sofferenze, pagati in piccola parte anche con la vendita di qualche pezzo Lodigiano.
E la pattuglia Lodigiana cosa faceva? Avanzava pretese? Chiedeva di ridiscutere gli accordi con la minaccia di dimissioni in massa?
Pretendeva lavori per le imprese del territorio? Nulla di tutto ciò.
Per inciso, al caro amico Sindaco che ha lanciato l’appello congiunto con il presidente Foroni per salvaguardare l’occupazione, vorrei far presente che Verona oltre a mandare a mettere gli alberi di natale, a mandare catering veronesi a cucinare risotti, a mandare aziende veronesi ad allestire il 90% dei lavori dell’assemblea, a mandare fabbri da Verona quando la filiale vicino a via Polenghi subisce furti, ha fatto anche stampare sempre a Verona tutte le cartelle ICI del Comune di Lodi. Nel Lodigiano non abbiamo nemmeno una azienda grafica in grado di stampare 20/30mila lettere!
Nel contempo il “Cuccia” lodigiano anche per questi motivi non era molto soddisfatto. A tutti gli effetti il numero due del Banco doveva essere un lodigiano è invece ci ritrovavamo ancora l’ultrasettantenne ex segretario del tesoro ai tempi del governo DC di Goria a rappresentare il Lodigiano a Verona, e più passava il tempo più il rododendro saliva per la spallata data insieme a Gronchi a favore dei veronesi.
“Lo spietato sacerdote del grande capitale lodigiano” però non guardò in faccia nessuno e anche se eletto Sindaco a Cavenago d’Adda nelle file della Democrazia Cristiana per ben 16 anni sino al 2002, appoggiò la nostra battaglia per mandare a casa Giarda.
Ma chi arriva dopo Giarda?
Enrico Perotti, altro democristiano che da semplice funzionario o segretario della Camera di Commercio riesce a diventare il numero uno della Banca Popolare di Lodi. Grande manifestazione di gradimento, la Tua caro direttore, quasi quanto quella di Tremonti nei confronti di
Brunetta. Dico quasi, in quanto a onor del vero non ti ho mai sentito usare epiteti o linguaggi con aggettivi irreverenti, e in ogni caso anche apertamente avevi più volte criticato il Presidente per la sua gestione e quella dei consiglieri.
A dire il vero però un commento politico pesante da Te l’ho sentito,
quando mi hai spiegato la differenza tra democristiani e socialisti visto che spesso come “battitore libero” li confondo: i socialisti sono quelli che rubavano (tranquillo non ci prendiamo querele visto che il mio legale mi ha informato che ci sono molte sentenze di condanna per qualche ex socialista).
E giorno dopo giorno articolo dopo articolo anche il buon Perotti dovette lasciare il testimone, in quanto dalle colonne del Cittadino si erano levate molte critiche sulla gestione. Ricordo ancora un Tuo fondo dove auspicavi ad un rinnovamento, non solo a Lodi ma anche nelle file della pattuglia lodigiana a Verona che non era riuscita a far mantenere i patti. E così fu.
Grande rinnovamento.
Perotti da Presidente della Banca Popolare di Lodi fu retrocesso a consigliere mentre Mario Minoja facente parte della pattuglia lodigiana che non aveva lavorato bene, per punizione venne mandato a fare il Presidente della Banca Popolare di Lodi, con grande soddisfazione per il papà Ambrogio Minoja stimatissimo professionista Lodigiano, commercialista di blasonatissime società del lodigiano, ma fatto più importante “presidente del consiglio di amministrazione dell’editoriale Laudense”, per intenderci “il Cittadino.” Finalmente sono riuscito a dirlo pubblicamente.
Da allora caro Direttore “mi consenta” le luci sulla banca sono spente. Qualche sassolino lanciato nello stagno ogni tanto, magari quando c’era qualche nuova nomina da fare, ma nulla di più. Diciamo che proprio come il “silenzioso burattinaio del capitalismo italiano” sei riuscito poi nel tuo grande sogno e cioè quello di far diventare il Tuo carissimo amico di partito Guido Castellotti, numero due dell’intero gruppo, nonostante le fatidiche 35 sanzioni ricevute quando risiedeva nel consiglio con Fiorani e deliberava milioni di euro a qualche “furbetto”, delibere effettuate in giornata senza garanzie e per esigenze familiari.
Questo, lo devo ammettere è stato il Tuo più grande capolavoro, e per questo che ti sei meritato l’appellativo: il “Cuccia” del lodigiano, «lo spietato sacerdote del grande capitale», «il silenzioso burattinaio del capitalismo “lodigiano”».
E arriviamo all’alzata degli scudi contro il nuovo piano industriale di Saviotti che vuole eliminare tutti i CDA delle controllate incluso il consiglio della Lodi composto da: Mario Minoja presidente, Franco Curioni vice presidente, Maurizio Di Maio amministratore delegato, Angelo Benelli avvocato, Domenico De Angelis amministratore delegato della Novara, Carlo Franciosi presidente Coldiretti, Angelo Ghitti Ad della Vortice, Augusto Machirelli, Gian Carlo Menini, Giorgio Olmo ex consigliere di Fiorani, Roberto Massimo Schmid professore universitario mai visto a Lodi, Ambrogio Sfondrini, Patrizio Sguazzi del quale abbiamo scritto lungamente, Mario Luigi Vigo ex presidente della Confagricoltura.
Mi sembra di vedere maggioranza e opposizione del nostro governo, sempre le stesse facce, ad esclusione forse di una o due persone.
Alcune siedono da anni nel consiglio o nelle partecipate, e non si sono mai accorti che la banca non poteva stare in piedi.
E alcuni soci mi chiedono: ma se non si sono accorti di nulla perché dobbiamo avere ancora fiducia in queste persone?
Pochi mesi fa quando fu annunciato da Saviotti il primo taglio di 500 dipendenti, nessun sondaggio, nessun comunicato congiunto di Sindaco e Presidente della Provincia, insomma quei primi cinquecento dipendenti, molto probabilmente potevano essere “macellati” in quanto era necessario per far recuperare competitività alla banca. Solo la nostra associazione disse “prima di tagliare cinquecento persone andrebbe eliminata la governance duale e i consigli di amministrazione delle controllate”. Oggi invece quando l’amministratore delegato dice come stanno le cose, e cerca di responsabilizzare tutti a partire dai vertici, chiedendo sacrifici ed eliminando circa 90 tra consiglieri presidenti e vicepresidenti, allora no, si mettono in prima fila la lodigianità e i dipendenti.
Oggi quando Saviotti parla di banca unica lasciando il marchio dei singoli territori, i nostri politici parlano di occupazione.
Ma avete provato ad andare sul sito della Banca Popolare di Novara, di Verona?
Provate e cercare uno sportello in Sicilia? La risposta è: non sono presenti sportelli provare la ricerca filiali del Banco Popolare.
Poi si va sul sito del Banco Popolare e vedi tutte le filiali in Sicilia. Lo stesso se dal sito della Lodi cerco una banca in Piemonte, Veneto... o in Calabria. Non ci sono banche cercare sul sito del Banco Popolare. Poi quando vedo che in Calabria c’è una filiale a Reggio e voglio fare un operazione con la filiale che mi segue a Lodi, la risposta è: non è una nostra agenzia e siamo fuori territorio. Senza contare poi i casi dove in due si contendono lo stesso cliente, o altri dove magari chi ha raggiunto il cosiddetto “budget” non intende certo lavorare per far fare bella figura ai “cugini”.
Forse al nostro sindaco e al nostro presidente della provincia è sfuggito che le piccole banche del territorio le abbiamo già e si chiamano BCC, mentre la Banca Popolare di Lodi ce la siamo “svenduta” da tempo, e per un piatto di lenticchie.
È vero potevamo e dovevamo essere noi a comandare, specialmente dopo aver scoperto il disastro Italease. La Banca Popolare di Lodi ha salvato Verona, ma la nostra pattuglia lodigiana non ha mai osato alzare la voce.
Il patrimonio immobiliare di lodi è stato il primo ad essere messo in
vendita ma la nostra pattuglia lodigiana non ha mai osato alzare la
voce. Lo statuto del Banco Popolare era sfacciatamente partigiano. Ma nessuno della pattuglia lodigiana ha osato avanzare modifiche.
Sullo statuto a onor del vero, in sede di annessione quando siamo stati salvati dal cavaliere bianco, era giusto che fosse così. Anche la Banca Popolare di Lodi quando comprava dettava le condizioni. Ma dopo aver scoperto il disastro Italease, la pattuglia lodigiana avrebbe dovuto insorgere e far rimettere la palla al centro. E invece tutti zitti e orecchie basse. La colpa per il crollo della banca e l’estinzione della Lodi rimarrà sempre di Fiorani visto che i consiglieri sono ormai quasi tutti assolti oppure hanno patteggiato, o hanno fatto transazioni “miliardarie” che il Cittadino non ha mai voluto riportare nei dettagli, o sono ritornati a governare.
Dimenticavo caro direttore.
L’Italia dei valori nella persona del Senatore Elio Lannutti ha fatto ben tre interpellanze parlamentari, sul Banco Popolare. Dopo aver ricevuto ufficialmente da un nostro socio, la versione integrale dove il Senatore segnala che i figli di alcuni ex consiglieri di Fiorani si sono messi in società con importanti componenti del consiglio della banca, abbiamo inviato il documento ai giornalisti del Cittadino. Silenzio assoluto.
Forse non era il caso di “disturbare” il Presidente, con interpellanze che contengono nomi, cognomi, società e partecipazione in modo molto dettagliato. Anche perché erano in corso le trattative per fare la transazione tra le persone citate da Lannutti, e non sia mai che un Senatore della Repubblica riesca per la seconda volta a mettere in imbarazzo la Banca lodigiana.
Un appello finale a tutti quelli che in questi giorni hanno criticato il piano industriale di Saviotti.
Il titolo è sprofondato venerdì 1,42 toccando il minimo storico di 1,40.
Vale meno di un cappuccino.
Tutte le azioni in circolazione valgono quindi 2.720.601.733
Il capitale sociale è di 4.293.663.199 euro, e il Credito Bergamasco da solo capitalizza 1.356.552.398 euro.
Sicuramente ci sono forti speculazioni su tutto il sistema e mi domando se oggi forse non vale la pena accodarsi agli speculatori e comprare per fare media.
Io ho fatto l’aumento di capitale, ho comprato quando il titolo è sceso a 2 euro e ho ricomprato ieri quando è andato sotto 1,50 e comprerò se dovesse perdere ancora. L’importante è utilizzare quantità di capitali che possiamo perdere senza andare in fallimento.
Non è una pubblica sollecitazione, in quanto il titolo potrebbe per mille motivi perdere ancora, e tutti devono essere consapevoli dell’elevato rischio che si corre comprando azioni.
Mi auguro però che anche i presidenti, i vicepresidenti gli amministratori delegati, i manager, i consiglieri, i politici i e i direttori dei quotidiani che vogliono sostenere la banca non solo a parole, rinuncino nel frattempo a qualche cappuccino.
Mi auguro anche che chi vorrà rispondere al Tuo sondaggio pur non essendo socio, colga l’occasione per comprare le azioni e dichiararsi quindi apertamente contro il piano Saviotti non come politico, o come parente dei futuri “dimissionati” ma come socio, lo stesso socio che dovrà prendere importanti decisioni nelle future assemblee ordinarie e straordinarie. E se è vero che Saviotti ha chiesto e ottenuto un aumento di stipendio di ben 2,7 milioni di euro, come titolato dal Cittadino di sabato 9 luglio, mentre nel piano ha proposto di mandare a casa 1100 dipendenti ne risponderà alla prossima assemblea in prima persona con tutti i consiglieri che hanno approvato, visto che queste decisioni devono essere ratificate dai soci.
Scusami per l’irriverenza ma sai che non le mando mai a dire, e non sono nemmeno un buon democristiano. Ma nessuno è perfetto.
Però cercherò di seguirti con una citazione di Sant’Agostino: «Suspectus est nescio quis quasi inimicus, et forte est amicus. Videtur alter quasi amicus, et est forsitan occultus inimicus. O tenebrae!».
“Un tale è sospettato che sia un nemico, ed è, forse, un amico; un altro sembra essere amico, e forse è un nemico nascosto. Che buio!” (Serm. 49, 4).
Con cordialità
Non voglio entrare nel merito delle decine di aspetti sollevati dal signor Modesto Volpe nella sua chilometrica missiva. Una sola cosa è doveroso sottolineare: tutte le posizioni assunte dal «Cittadino» riguardanti le vicende - ora positive ora drammatiche - che hanno scandito il cammino della Banca Popolare di Lodi negli ultimi vent’anni sono sempre state improntate sulla promozione del territorio lodigiano e sulla difesa dei posti di lavoro. Questo fin dall’epoca di Gianpiero Fiorani e da quando tanta gente in città scodinzolava davanti all’allora potente amministratore delegato della banca. Noi no.
F.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA