Al San Colombano devono ricordarsi che il fair play esiste anche per loro

Egregio Sig. Cornaggia, Le scrivo perché persone che dicono di riportare al settore giovanile della sua società sportiva anche quest’anno e anche negli ultimi giorni continuano con l’usanza di contattare direttamente le famiglie dei nostri calciatori del settore giovanile per convincerli a trasferirsi nella società sportiva a cui Lei appartiene.Sono consapevole che non c’è nessun regolamento che lo vieta e che i genitori sono liberi di accettare o meno le Vostre proposte , ma volevo ricordarle che questo NON è (almeno per la Pol. Juventina) un atteggiamento eticamente serio. Non è un atteggiamento consono ad una società che ha la pretesa di essere una delle migliori o meglio organizzate del lodigiano. Le regole «non scritte» prescrivono che prima venga contattata la società sportiva , ed è cosi che normalmente le società professionistiche che in passato erano interessate ai nostri atleti si sono comportate. La società sportiva che presiedo già da qualche anno NON concede più nulla osta per provini presso la sua società proprio per il perdurare del Vostro comportamento, ma mi sembra di aver intuito che nonostante abbia spiegato a qualche suo dirigente questa decisione, la cosa o non le è stata comunicata o che al San Colombano Calcio non importi assolutamente nulla. A questo punto le chiedo la cortesia di non invitarci né a tornei né ad amichevoli (noi faremo altrettanto) che diventerebbero solo un altro modo per visionare i nostri atleti, perché i vostri inviti verranno rifiutati. Ho deciso di mettere in copia a questa mia sia la FIGC di Lodi che quella della Lombardia , che il Cittadino perché la cosa sia , spero , trattata nelle sedi opportune (il fair play deve esistere non solo per i calciatori ma anche per le società sportive) e perché sono altrettanto sicuro che questo metodo di «rastrellamento» degli atleti venga usato anche verso altre società con cui spero di fare fronte comune alla vostra «invasione di campo». Cordialmente

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