Rubriche/Cascine
Domenica 04 Dicembre 2011
L’antico “baluardo” dei fratelli Vaghi
A Casalmaiocco quella che un tempo era la cascina Crosame
E’ una serataccia in cui anche i lupi preferirebbero starsene rintanati nelle loro tane. Fa freddo, ma non solo: l’umidità penetra fin dentro le ossa, ghermisce ogni tentativo di trovare calore in se stessi, e alla fine rende malinconici, quasi stizziti.Sto percorrendo a passo lento l’aia di quella che una volta era la cascina Crosame, a Casalmaiocco: questa corte era chiamata così sino agli inizi del Novecento, quando fu acquistata dai fratelli Vaghi, e da allora prese la denominazione di quel cognome; furono così tante le generazione di questa famiglia, che alla fine divenne per tutti la cascina dei Vaghi.Tra poche settimane questa azienda entrerà a pieno titolo nell’archivio della memoria: resteranno i caseggiati, ma saranno destinati ad uso privato, non più agricolo. La cascina non è più utilizzata da molti anni, però in pieno centro del paese appariva come un antico baluardo su cui issare il vessillo dell’identità, della storia locale.È la signora Erminia Vaghi a raccontarmi le vicende della cascina Crosame: e lo fa in modo sorprendente e genuino, tirando fuori da una busta le fotografie degli avi e ricostruendo una sorta di albero genealogico visivo. È simpatica e ricchissima di ironia la signora Erminia: ma dall’alto dei suoi ottant’anni, portati benissimo, tanto che gliene avrei dati almeno venti di meno, può concedersi talvolta momenti di commozione, con gli occhi che le brillano di nostalgia.Bellissime le fotografie dei suoi parenti: gli uomini, tutti barbuti; facce rubiconde, avvolte in quelle fluenti e larghe barbe, ingiallite dalla passione per i sigari e dal rovistare delle proprie mani che, nei grovigli dei peli, celavano l’ultimo frammento di tabacco.
UN PADRE CENTENARIO
Il primo Vaghi che la memoria ricordi si chiamava Paolo, ed era nato nella prima metà dell’Ottocento e visse sino ai cento anni. Uomo di larghe spalle e di mani forzute; egli lavorava su più fronti: faceva il piccolo coltivatore diretto, curando un appezzamento di terra e tenendo qualche vacca; spesso però prendeva il carretto e prima raccogliendo la legna e poi distribuendola ai prestinai girava per il Lodigiano: a quel tempo, infatti, tutti i forni andavano a legna, e il buon Paolo era riuscito ad avere non solo negli esercizi pubblici ma pure fra i privati una vastissima clientela. Però quando arrivava settembre lui si fermava. Era il mese della vendemmia: allora lui andava in Piemonte a caricare il suo carretto di cassette d’uva.In realtà, in Piemonte, non ci aveva mai messo piede; però per chi prendeva l’uva per il vino, era d’uso questa espressione: andare in Piemonte. Al contrario la meta dei Vaghi fu sempre quella del basso Pavese. Ancora prima di acquistare la cascina Crosame, i Vaghi gestivano anche un’osteria, situata in fondo all’abitato di Casalmaiocco. Il patriarca Paolo Vaghi aveva sposato Teresa Mangiarotti, anch’ella di Casalmaiocco. La coppia ebbe sei figli: Giovanni, Giacomo, Pietro, Maddalena, Luigi, Vito. E qui cado in un colossale equivoco con la signora Erminia, la quale mi dice che sua zia Maddalena teneva il maneggio. Sapendo che sto ascoltando una storia su un’azienda agricola, e avendo appreso che il papà di Maddalena faceva il carrettiere, chiedo quanto cavalli Maddalena tenesse in quel maneggio. La signora mi guarda sbalordita. Credendo che non abbia capito il mio accento siciliano, insisto sulla domanda: quanti cavalli c’erano nel maneggio? La signora Erminia stavolta non mi risponde, ma fa un gesto, strofinando l’indice sul pollice della mano destra: capisco allora che, per maneggio, voleva dirmi che maneggiava i soldi, teneva cioè la contabilità dell’azienda agricola.Maddalena Vaghi era una donna davvero particolare: non aveva una particolare istruzione, ma era bravissima a far di conto; mite e silenziosissima, indossava sempre abiti modesti, grembiuloni che le arrivavano sino alla caviglia, e rigorosamente neri di colore; era la divisa di quei tempi per molte donne di cascina. Dei figli maschi, proseguirono l’attività agricola Giovanni, Giacomo, e Vito. Quest’ultimo era addetto alla campagna, mentre Giovanni e Giacomo si dividevano tra la stalla ed il commercio della legna, del vino, oltre che della paglia e del fieno. I fratelli erano tra loro molto uniti ma tutti subivano l’ascendente della sorella Maddalena, che pur parlando pochissimo, con il fatto che era l’unica ad avere accesso al portafoglio di famiglia, godeva di un’autorevolezza illimitata. Però era bellissimo vedere tutti i Vaghi al desco di famiglia: gli uomini con le loro barbe ingiallite, le mogli vicine e tanti marmocchi vocianti.
L’OSTERIA IN CASCINA
La cascina Crosame fu acquistata dai Vaghi nel 1900. Nella stalla condussero tutti i loro animali: otto bovine, tre cavalle, un asino e qualche pecora; sull’aia razzolavano galline ed oche.Il latte veniva conferito ad un lattaio, il cui cognome era Boccalari, un vero maestro nella produzione dello stracchino. Boccalari aveva un fratello ingegnere ed anch’egli era partecipe a questa attività di menalat: soltanto che il primo girava per le cascine con la carriola, mentre l’altro si presentava al sabato nelle varie corti per pagare le quantità di latte ritirate. Quando incontrava Maddalena Vaghi erano confronti serrati perché l’una pretendeva sempre una lira in più, e l’altro riteneva giusto elargirne una in meno.La stessa osteria fu traslocata nella nuova cascina: a turno se ne occupavano tutti, Maddalena, i suoi fratelli, e le loro mogli, addette alla cucina. Ma in osteria si andava anche solo per giocare a carte o fumare il tabacco, soprattutto alla domenica pomeriggio, quando il locale diveniva l’esclusiva meta di tutti gli uomini residenti a Casalmaiocco.Giovanni Vaghi aveva sposato Isabella Penè; la coppia aveva avuto quattro figli: Paolo, Carlo detto Carletto, Maria e Rossella. Paolo esercitava la professione di autotrasportatore, attività che metteva anche a servizio della cascina, ed aveva la licenza di autonoleggio; Carletto lavorava nella stalla e coltivava la terra, e nel tempo rimanente dava una mano all’osteria; Maria si era sposata giovane e s’era trasferita a Melegnano; e, infine, c’era Rosa che gestiva l’osteria e non disdegnava di lavorare in campagna guidando il trattore.
AMORE A PRIMA VISTA
Invece Giacomo Vaghi aveva sposato Angela Cabrini di Mulazzano; tra i due c’era una forte differenza d’età: lui aveva quarantatre anni e lei venticinque. Si erano conosciuti grazie ai servizi di un mediatore; quest’ultimo era un singolare soggetto: qualunque persona conoscesse doveva proporgli un affare. E quando gli capitò a tiro Giacomo, non avendo null’altro da offrirgli sul momento, gli propose un matrimonio. Giacomo che era stato scapolo sino a quell’età forse neppure pensava di prendere moglie, ma quello insistette tanto e tanto, che alla fine lo convinse ad andare alla sagra di Mulazzano: non appena Giacomo vide Angela se ne innamorò, e l’indomani andò a presentarsi al padre di lei, che si chiamava Enrico Cabrini e faceva il mezzadro; il signor Enrico, fatte quattro formali domande, tutto soddisfatto accettò che la figlia frequentasse Giacomo. I fidanzati si conobbero nel mese di agosto e già a novembre convolarono a nozze. Giacomo era di stazza fisica roboante, grande e grosso: un autentico omone; ma accanto a sua moglie aveva le movenze di una piuma: sapeva essere dolcissimo e delicato, ne fu innamoratissimo per tutta la vita.Nel 1945 i fratelli Giacomo e Giovanni si divisero: il secondo proseguì con l’osteria, mentre Giacomo si dedicò esclusivamente alla campagna ed alla stalla. A lui si affiancò il figlio Ottavio; le altre due figlie, la nostra Erminia e Teresa, presero strade diverse: Teresa si sposò con Pietro Della Zoppa e andò a vivere a Milano; Erminia rimase per qualche tempo in cascina; avendo studiato, però, preferiva trovare lavoro come impiegata ma andare sotto padrone, per la mentalità del papà Giacomo, era una cosa improponibile: in cascina non le mancava nulla e dunque poteva pur rimanere in casa; ma quella vita dorata ad Erminia stava strettissima: pur di darsi da fare, rammendava le calze di nylon, come era d’uso a quei tempi per le amiche di Casalmaiocco; poi le capitò d’innamorarsi: a quei tempi c’era un facoltoso commerciante che frequentava l’osteria dei Vaghi. Si chiamava Annibale Follini: egli possedeva 11 cavalli ed un asino. Il suo commercio consisteva nel trasportare le bovine in montagna, nel fare carichi di letame, nel consegnare tronchi di legna alle segherie. Quest’uomo divenne con facilità amico dei Vaghi, ed ogni scusa per lui era buona per passare dall’osteria. Sin quando dichiarò le sue reali intenzioni e chiese in moglie Erminia. La coppia si trasferì a Melegnano.
OTTAVIO
In cascina rimase allora Ottavio. E qui può solo raccontarsi una storia che, purtroppo, non virò nel verso giusto. Perchè Ottavio era un bravissimo agricoltore ed una persona molto buona, ma la vita lo sospinse sempre più verso un baratro oscuro: era stato fatto prigioniero in Germania durante il secondo conflitto e gli orrori della guerra lo avevano segnato fortemente; la tristezza per un amore finito male; certe malinconie che lo aggredivano alle spalle per avere perso il filo della serenità; tutto finì per remargli contro: si rinchiuse in se stesso, trovando conforto solo nel vino, come accadeva a quei tempi alle persone più sensibili e fragili. Ottavio smarrì la capacità di gestire la stalla, perse interesse sul lavoro. Non s’incattivì mai. Restò, anzi, scolpito nella memoria di tutti quel sorriso buono, a volte ironico, sempre dolce, quell’incredibile sapersi accontentare davvero di nulla. Ma con lui finì la dinastia dei Vaghi agricoltori da parte degli eredi di Giacomo, mentre la dinastia di Giovanni per alcuni anni ha mantenuto ancora viva l’attività agricola.Oggi la cascina appartiene a Loredana Della Zoppa, figlia di Teresa Vaghi, e ai cugini di lei, i figli di Giovanni Vaghi. Ma la cascina Crosame, quella di un tempo, non esiste più. È stata chiusa con gli ultimi sorrisi di Paolo e Carletto, e quello finale, ironico e struggente, di Ottavio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA