La felice intuizione della signora Imelda

Così la cascina Sant’Antonio di Paullo è diventata un agriturismo

Vado a Paullo una mattina di fresche luci. Mi accompagna, dopo settimane di sua latitanza in questi giri per cascine, l’amico Giacomo Rossi. Lui è lodigiano di Livraga: soffre nell’orientarsi a Paullo, ma vuol farmi credere che sa arrivare alla meta senza domandare indicazioni. Così circumnavighiamo Paullo almeno tre volte, prima di individuare la strada giusta.Finalmente dopo questo interminabile viaggio da Lodi ho l’opportunità di conoscere la signora Imelda Casorati, proprietaria della cascinetta Sant’Antonio, dove gestisce l’agriturismo “Nel verde”, attrezzato con cinque camere da letto, l’una diversa dall’altra nei propri originali comfort, sino a contare una decina di posti complessivi per gli ospiti.Imelda è una donna straordinaria: schietta, sincera, autentica, senza fronzoli, neppure uno. Ci capiamo a volo: perché lei mostra di apprezzare le mie lentezze di uomo venuto dal Sud, che non ha mai fretta, ed io mi lascio conquistare dalla sua praticità, quel suo riassumere tutta un’esistenza in poche parole, sotto l’egida del sacrificio e del lavoro.

Origini rurali.Quella di Imelda era, come tradizione, una famiglia di agricoltori. Il papà si chiamava Arsenio, nativo di Rivolta d’Adda, classe anagrafica 1892: un uomo buono e onesto, soprattutto disponibile; quando vi fu il secondo conflitto mondiale, molti sfollati arrivavano nelle campagne circostanti, chiedendo ospitalità: a quel tempo lui conduceva una cascina piccolina, che oggi non esiste più, la San Camillo, a Spino d’Adda, ma apriva le porte a chiunque gli si presentasse, dicendo ai figli che bastava stringersi un po’ per riuscire a fare spazio agli altri. Oltre a questa cascina, ne conduceva un’altra: la Cortazza di Paullo.Arsenio aveva sposato Maria Crespiatico, di Spino d’Adda, la cui famiglia era proprietaria terriera di un’ampia possessione. Arsenio e Maria erano caratterialmente molto diversi e, quindi, complementari; la signora era molto rigida, teneva in pugno il salvadanaio della famiglia; Arsenio era più di manica larga e soprattutto amava accontentare i figli; capitava alla giovinetta Imelda di chiedere soldi per acquistare nuove paia di calze: per la madre era una richiesta esosa, e occorreva rammendare quelle che già si utilizzavano; il padre, no: di soppiatto allungava alla figlia qualche moneta perché migliorasse il proprio guardaroba.Arsenio, poi, aveva una stima straordinaria per Imelda: e se alla moglie aveva lasciato la gestione dei risparmi di casa, a questa sua figliola, quando non era che tredicenne, aveva già delegato tutte le operazioni bancarie da effettuare nell’interesse dell’azienda agricola. Inoltre le attribuiva incarichi di lavoro di un certo rilievo: per esempio, coordinare le mondine. Lei aveva, dalla sua, un’autorevolezza naturale: dettava i compiti alla capo mondina e poi andava nei campi, pur terrorizzata dalle bisce d’acqua, per verificare che ogni singola coppia svolgesse le mansioni affidate.

Un matrimonio riuscito.Arsenio e Maria avevano avuto altri quattro figli: un maschio proseguì l’impegno agricolo, andando a Dovera alla cascina Casorati; un secondo figliolo avviò invece un esercizio commerciale; le altre due figlie femmine sposarono altrettanti agricoltori. Anche Imelda, sposò un agricoltore: Mario Premoli di Zelo Buon Persico.Imelda era felice di questo suo matrimonio: perché aveva trovato un consorte che rispecchiava le stesse qualità altruistiche del padre; Mario Premoli era, infatti, una pasta d’uomo.Inizialmente egli aveva condotto, con il fratello Stefano e con il genitore, la cascina Giussana di Zelo Buon Persico; successivamente si era spostato alla Sant’Antonio di Paullo.Ma anche qui, nei primi tempi, la permanenza non fu lunga. Nel 1959, infatti, Mario ed Imelda si trasferirono come affittuari alla cascina Cortazza di Casalmaiocco, proprietà del signor Dornini di Sant’Angelo Lodigiano.Furono anni intensi e particolari: quella corte aveva una stalla molto ampia e Mario Premoli era ben soddisfatto di ampliare il numero di bovine e la produzione del latte. Aveva tanti progetti.Era un lavoratore instancabile: riusciva a stare in piedi venti ore filate. Ma finì per chiedere troppo al suo fisico e nel 1983 un infarto se lo portò via; la stessa cosa era accaduta due anni prima al fratello Stefano.

Una donna coraggiosa.I progetti sfiorirono. La signora Imelda cercò di reagire alle avversità, sapendo che ad una donna tenace spettava mostrare il carattere nei momenti più difficili. E poiché aveva nipoti ancora minori d’età, intestò a se stessa l’azienda e per un paio d’anni proseguì l’attività. Poi decise di farsi da parte.Ma al dna non si può resistere: figlia di agricoltore, sposa di agricoltore, la strada futura non poteva che essere ancora in agricoltura. Ed allora rientrò alla cascinetta Sant’Antonio, a Paullo.La sua forza fu straordinaria: la signora Imelda è stata, nel Lodigiano, una delle prime donne ad essere titolare di azienda agricola. Lavorò la terra, seminando, arando, ripulendo, raccogliendo mais e frumento. All’inizio rigorosamente da sola. Gli agricoltori limitrofi, davanti a questo esempio di donna, si offrivano talvolta di aiutarla: chi arrivava con il trattore, chi diceva di avere qualche ora disponibile per affiancarla nelle attività più faticose, la solidarietà dei colleghi in quegli anni non le mancò. Ma lei cercava di prescinderne perché non voleva essere di peso a nessuno. Ricorda ancora le notti in cui andava ad irrigare, regolando le paratoie per lo scorrimento delle acque. Le venivano in mente i tanti insegnamenti appresi osservando il marito; lei, nell’azienda agricola condotta dal coniuge, doveva solo occuparsi di contabilità; ma non poteva vedere il marito lavorare sino a sfiancarsi, ed allora si era offerta di sostenerlo nelle attività della stalla, e uno dei suoi compiti era quello di dare da bere ai vitellini: con venti esemplari per volta trascorreva praticamente le notti sveglia.Ma quella era la sua vita, e non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo. C’è chi desidera, improvvisamente, di modificare la propria esistenza. La signora Imelda ha fatto della coerenze granitica e dell’orgoglio le sue scelte, e non è mai arretrata di un solo millimetro. Oggi le sembra che il mondo abbia preso una direzione leggermente stramba: la terra non serve più da alimento per il bestiame e da nutrimento per l’uomo, ma viene gestita per realizzare energia elettrica e quindi soltanto come fonte di reddito personale. È un mondo che non riconosce più, e che la lascia molto perplessa. È come - mi spiega - se un gallo smettesse di cantare alle cinque del mattino: sarebbe per lei il principio di una fine.

Una conferenza galeotta.Imelda ha sempre vissuto d’intuizioni, magari approfondendole, ma lanciandosi a capofitto quando una cosa, semplicemente a naso, le appariva giusta, sensata. Una sera le capitò di partecipare ad una conferenza, uno di quegli incontri istituzionali del mondo agricolo in cui si parlava di nuove prospettive e nuovi sbocchi. C’era chi diceva che il futuro potesse essere negli agriturismi, ma che questi aveva un senso aprirli sono in località belle e rinomate, come la Toscana ad esempio. Oppure in luoghi di mare o di montagna. Non si fosse mai detto! Quelle osservazioni smossero l’orgoglio di Imelda: e cosa aveva di meno il Lodigiano rispetto ad altre più fascinose località? A Paullo, forse, non vi era una quiete da far invidia al posto più bucolico del mondo? E la sua cascinetta in mezzo ai campi non era forse una meta dove trovare pace e serenità?Così nel 1997 fu avviato il progetto per realizzare l’agriturismo “Nel Verde”. Dapprima riservò all’ospitalità un solo ambiente, poi ristrutturò stalla e fienile soprastante e riuscì a realizzare l’attuale bella dimensione della struttura, che funziona come un bed & breakfast. I clienti arrivano col passa parola: tempo fa è una famiglia brasiliana, doveva fermarsi per pochi giorni, ed è rimasta un intero mese.Alla signora Imelda piace il contatto con la gente, anche se lo riduce a poche, essenziali battute. Il vanto del suo agriturismo, dove è possibile il solo pernottamento con la prima colazione, oltre alle confortevoli stanze, sono l’orto, il frutteto, che in alcune piante esibisce gemme lucenti, e alcuni angoletti bucolici, con gallo, galline, gallinelle che si rincorrono. Il paese di Paullo è alle spalle della cascina, neanche lontano: ma la corte è immersa nei campi, e nel suo isolamento protegge l’animo dentro una dimensione di serena tranquillità.

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