La corte di pà Rocco che guarda al Po

La cascina Bosco Repellini di Castelnuovo, “patria” dei Gagliardi

E’ un pomeriggio di luci sfavillanti e civettuole, malgrado l’aria sia attraversata da migliaia e migliaia di imperversanti piumini dei pioppi. «Sembra che fiocca», dice Benvenuto Coldani, per tutti gli amici di Castelnuovo Bocca d’Adda semplicemente e universalmente noto come “Beni”; e insieme ci mettiamo stupefatti, lui del profondo Nord, abituato alle schermaglie e agli sbuffi tardo primaverili dei pioppi, io siculo, con assonanze al luccichio delle ginestre d’alta quota dell’Etna, a guardare questo maldestro incanto della natura: fosse davvero neve, saremmo in men che non si dica sommersi dentro alla cascina Bosco Repellini, al confine del paese, in aperta campagna, nei pressi del Po, e non si vede ancora ma può immaginarsi la misteriosa Piacenza.La mia amica Adele mi aveva tanto parlato della signora Luigia Gagliardi e probabilmente a lei aveva parlato di me, che ammiro le cascine lodigiane e che ne ripercorro la storia, quella spiccia, quella di cui la gente che vi ha vissuto riesce a tenerne memoria. Così, quando la signora ed io ci stringiamo le mani nel saluto, sembriamo già conoscenti di vecchia data, ed è tutto un sorridersi reciproco e sinceramente affettuoso.

NATURA AVVERSA

La signora Luigia ha novant’anni e occhi che sanno squadrare con nitidezza ogni suo interlocutore; pensavo che la presenza di suo nipote Beni fosse essenziale per puntellare qualche ricordo, invece la signora ha memoria lucidissima; allora, Beni mi fa da traduttore: la signora Luigia, donna di raffinata eleganza, insiste nel dirmi che lei è soltanto «una contadina», e spesso approda ad un dialetto, infarcito di espressioni cremonesi, talvolta ostico da comprendere.I Gagliardi hanno le loro radici giusto a Castelnuovo Bocca d’Adda e da sempre hanno svolto il mestiere agricolo. Il capostipite che memoria ricordi si chiamava Giovanni ed era sposato con Luigia Berselli: la coppia aveva avuto cinque figli, tre femmine e due maschi.Nella seconda metà dell’Ottocento Giovanni Gagliardi assistette ad uno dei due eventi, della sua vita, che non avrebbe mai voluto vivere: la sua corte, infatti, si trovava nei pressi del Po, e una piena, trasformando lo stesso corso d’acqua del fiume, un giorno se la inghiottì come nulla.Giovanni Gagliardi capì che avverso la natura vi era ben poco da fare e, pure se a malincuore, decise di spostarsi a Pizzighettone, affittuario del signor Silva. Era quest’ultimo un signore famoso, con un posto di rilievo al Ministero della Difesa. Tra affittuario e proprietà vi fu subito un ottimo legame. Silva andava frequentemente a caccia e come zona di battuta sceglieva quella di Castelnuovo Bocca d’Adda, e aveva la rimessa per la sua carrozza proprio alla cascina Bosco Repellini, una corte che nel passato cambiava nome a seconda di chi ne fosse proprietario, e che manteneva fissa soltanto la denominazione Bosco in relazione alla fitta boscaglia del luogo.Fu in questo periodo che Giovanni Gagliardi assistette al secondo evento che non avrebbe mai voluto vivere: infatti, malgrado la relazione d’amicizia e la stima con il signor Silva, quest’ultimo non si fece scrupoli quando annunciò ai Gagliardi che, avendo bisogno la corte concessa loro in affitto di notevoli lavori di manutenzione, era meglio demolirla che ristrutturarla. E non vi fu verso di convincerlo ad un’ulteriore proroga d’affitto. Giovanni Gagliardi ci rimase male, ma così male che ne morì di crepacuore.

UN RITORNO ALLE ORIGINI

Il signor Silva, allora, forse mosso da sentimenti se non di colpa di autentico dispiacere, cercò di incoraggiare i Gagliardi a trovare una soluzione: egli era amico dell’ingegner Repellini, professionista di Cremona, che giusto appunto cercava un nuovo affittuario per la sua corte di Castelnuovo Bocca d’Adda; e qui, nel 1900, giunse Rocco Gagliardi, uno dei figli di Giovanni, con la sua mamma, le tre sorelle, e il fratello Carlo. Dopo molti anni trascorsi nel cremonese, per tutti loro era un ritorno a casa, alle origini.Rocco Gagliardi era nato il 3 settembre 1880. Agricoltore valido e competente, allevava bovine per la produzione della carni e curava i terreni annessi alla corte, che acquisiva sempre in numero maggiore. Commerciava pure buoi e cavalli. Possedeva il senso degli affari, che aveva sviluppato sin da bambino quando, al fine di non incidere sul bilancio famigliare: allorché occorreva acquistare penne e quaderni per le sue attività scolastiche, catturava i passeri e poi li offriva agli osti, scegliendo quello che - rispetto agli altri - gli garantiva l’offerta maggiore. Malgrado fosse portato per gli studi, non era andato oltre la terza elementare: ciò non era stato d’impedimento per divenire comunque una persona istruita. Caratterialmente Rocco era un uomo buono d’animo: ogni Natale stipava il proprio carro di sacchi di frumento e melica, cinquanta chili cadauno, e ne faceva dono a tutte le famiglie bisognose del paese.Suo malgrado attraversò molte vicende sentimentali, che indubbiamente lo segnarono. Egli s’era sposato giovanissimo, rimanendo quasi subito vedovo e con una figlia a carico. Trasferitosi a Castelnuovo Bocca d’Adda da Pizzighettone, dopo intensissime giornate di lavoro, la sera immalinconiva. Fu un amico a prospettargli l’unico rimedio possibile per guarire da quelle ugge serali: un nuovo affetto con cui condividere la propria vita. Fu così che l’amico gli combinò un nuovo matrimonio, presentandogli una ragazza originaria di Mezzana Casati, frazione di San Rocco al Porto: Maddalena Sudati.Dal matrimonio nacquero otto figli, e ne sarebbe arrivato pure un altro se la puerpera, che quando accadde la disgrazia aveva 38 anni, non fosse morta e con sé l’infante che aveva in grembo.

UNA FAMIGLIA UNITA

Quando morì Maddalena, ricordata da chi la conobbe come una santa donna, papà Rocco Gagliardi si trovò ad allevare nove figli: furono però Maria, la figlia di primo letto, già diciottenne, e la primogenita delle seconde nozze, Giovanna, quindicenne, a prendersi cura dei fratelli, e lo fecero con autentica amorevolezza.Anche i figli di casa Gagliardi non andarono oltre le prime classi elementare. Per studiare, e farlo sul serio, occorreva andare in collegio, e il mantenimento costava. I piccoli Gagliardi per raggiungere la scuola del paese dovevano attraversare tutta la campagna: per metà viaggio indossavano gli zoccoli di legno, arrivati in prossimità della strada urbana indossavano altre scarpe; la gente nell’osservarli commentava pensando che fossero poveri e senza denari e loro ci rimanevano malissimo: erano semplicemente contadini, quindi abituati ad un modo di essere che gli altri non potevano comprendere. Intanto, ancora una volta a papà Rocco stavano tornando le ugge serali: la vedovanza lo intristiva. E fu per questo che, inaspettatamente, all’età di 64 anni, e a 36 anni dalla seconda vedovanza, si sposò per una terza volta, trasferendosi in altra casa. Intanto, nella conduzione dell’azienda agricola, gli si erano affiancati i figli Giovanni e Albino, che rimasero insieme sino all’anno 1951. In quegli anni la cascina era popolata da tanti contadini; fra questi vi era un ragazzino di soli 11 anni, Pierino Salvi, che veniva dalla frazione Metti del comune di Bore, nel Parmense: aveva passione per il lavoro, ma poi scelse di impegnarsi in un diverso settore e nel tempo divenne titolare di un’azienda di traslochi a Milano, ma non dimenticò mai le proprie origini; talvolta torna a Castelnuovo Bocca d’Adda per ritrovare gli affetti ed i ricordi di un tempo. Giovanni Gagliardi era stato insignito dai soldati americani di un premio speciale: un aereo statunitense era stato bombardato ed era precipitato nei pressi del fiume. Giovanni s’era precipitato nel luogo dell’incidente nella speranza di salvare la vita al pilota, che invece era già morto; sfidando le fiamme del velivolo, aveva estratto il corpo del militare, che fu sepolto dietro l’orto della cascina. I Gagliardi riponevano sempre fiori su quel piccolo tumulo di terra, finché un giorno si presentò in cascina una pattuglia di soldati, che traslarono la bara per un cimitero militare; gli statunitensi regalarono ai Gagliardi barattoli di frutta sciroppata e tributarono un elogio a Giovanni.

PÀ ROCCO E LA LUIGIA

Nel frattempo, il vecchio papà Rocco, visto che il terzo matrimonio aveva fatto naufragio, era rientrato in cascina, e per i nove anni che gli rimasero ancora da vivere fu assistito dalla figlia Luigia, l’incantevole testimone di questa storia.Un giorno, Luigia lo vide melanconico e, rivolgendosi con il voi, come era d’uso a quei tempi, gli domandò: «Pà, perché siete triste?»; sapeva che il padre, che la stimava e la considerava come una premonitrice dei fatti futuri, a lei avrebbe aperto il cuore: «Ho 82 anni - le spiegò, infatti - e quando ero bambino quest’età mi sembrava considerevole, mentre ora mi sembra sia passato tutto troppo velocemente: vorrei vivere altri 82 anni moltiplicati tre volte...». Luigia, che amava infinitamente il padre e lo curava come fosse un re, rispose: «Forse chiedete troppo, ma non disperate: quarant’anni, come minimo, vi restano ancora tutti da vivere». E pà Rocco si tranquillizzava.Nel 1997 dal fratello Giovanni, Luigia ereditò la corte Bosco Repellini con i suoi 15 ettari di terra a mais, frumento, erba medica. Sino al 2008 ha mantenuto una trentina di bovine. Poi ha affittato a terzi. È stata davvero una contadina indomita.Intuendo quanto debba essere stata bella da ragazza, le chiedo come abbia fatto a resistere a sicuri corteggiatori; Luigia mi risponde con garbo e ironia: «Sono sempre stata una donna esigente, ed anche se qualcuno poteva piacermi so che, alla fine, un difetto glielo avrei trovato. E poi ho amato tantissimo mio padre, e il dono più bello è stato curare lui, una volta anziano, e poi mio fratello Giovannino. Non ci sarebbe stato posto, nella mia casa, per un terzo uomo».Fuori è il solito turbinio di “piumini” dei pioppi: sentendo il cuore scaldato dai tanti ricordi di una vita, è come nevicasse davvero, forse potrebbe anch’essere Natale, resta da incontrare, sulla strada del ritorno, il carro di pà Rocco con i sacchi di melica e fumento....

© RIPRODUZIONE RISERVATA