Il tesoro bianco della Monte d’Oro

la cascina di cassino d’alberi è dal 1949 la casa della famiglia apostolo l’azienda agricola ha sviluppato in modo mirabile la produzione lattiera

Mi acquieto alla cascina Monte d’Oro di Cassino d’Alberi nei pressi Mulazzano, ospite di Giuseppe Apostolo, agricoltore di parole mediate e di intensi ricordi. Quando si sta bene fra amici si fatica ad andare via.

Gli Apostolo ebbero le loro radici a Milano. Lì, il capostipite Luigi era affittuario della cascina Dergano: egli allevava cavalli da tiro. Ne possedeva più di quaranta e con essi aveva realizzato un’attività di trasportatore. Aziende prestigiose si avvalevano dei suoi servizi; era anche chiamato ad operare sui Navigli, quando i barconi da carico dovevano essere fatti risalire controcorrente lungo il corso d’acqua. Luigi aveva introdotto nel mestiere anche il figlio Giuseppe, nato nel 1899. Il ragazzo nella famiglia era così apprezzato che uno zio, Armando Lampertico, agricoltore, gli propose di andare nella sua azienda agricola: gli avrebbe affidato l’autonomia totale della conduzione, dandogli un incarico a metà tra l’agente ed il fattore. La corte di Lampertico - denominata Colombara - era situata sempre a Milano, vicino al cimitero di Musocco. Correva l’anno 1926. Presso lo zio, egli si fermò sette anni, e in quel periodo prese anche moglie, sposando Natalina Pozzi, figlia di agricoltori, conduttori della cascina Tessera di Corsico.

Successivamente gli Apostolo si spostarono per un anno a Fino Mornasco, dove Giuseppe svolse ancora il ruolo dell’agente, e quindi alla cascina Bindina di Soncino - sino al 1938 - dove invece andò come affittuario.Giuseppe era divenuto nel tempo uomo di carattere, anche autoritario: questa indole era rafforzata da un piglio metodico, e infatti controllava sempre che tutte le sue direttive fossero eseguite dai contadini alla perfezione. Ebbe il limite di affidarsi troppo alle certezze che aveva: l’agricoltura cambiava come mutava il mondo, ma lui sarebbe rimasto al traino dei cavalli, e ogniqualvolta gli si proponeva di avviare la meccanizzazione finiva per arrabbiarsi.Giuseppe e sua moglie Natalina avevano avuto due figli maschi: Pierluigi, nato nel 1927, e Giulio, del ‘33. La famiglia Apostolo si spostò quindi alla cascina Grande di Quartiano dove rimase sino alla fine degli anni Quaranta. Chi aveva in mano le redini dell’azienda agricola era sempre Giuseppe, anche se i due figlioli cominciavano a dire la propria: ad esempio, quando il proprietario della corte Grande decise di imporre un esagerato aumento del canone di affitto, il primogenito Pierluigi lasciò intende ai famigliari come fosse opportuno non accettare la proposta e mettersi in fretta alla ricerca di un nuovo fondo.

Fu così che, appunto nel 1949, gli Apostolo giunsero a Cassino d’Alberi. A quel tempo nella corte lavorava autonomamente un lattaio, Giuseppe Fantini, coadiuvato dai suoi figli Giovanni e Carlo. Gli Apostolo conferivano così il latte a costoro, che ne ricavavano il formaggio grana, come burro e ricotta. Giuseppe Apostolo ha ancora ben presente la “carriaga”, carrettino a due ruote sul quale veniva posto un bidone contenente un paio di quintali di latte appena munto; poi, con un lungo bastone, venivano innalzati i due manici laterali e il latte veniva rovesciato nelle caldaie. Ma quelli erano gli ultimi periodi per i piccoli caseifici delle cascine, che stavano per essere soppiantati dalle industrie; Giovanni Fantini capiva che quel mondo era ormai giunto al capolinea, e prima di trasferirsi a Settala, confidò agli Apostolo che le bellissime proposte dell’industria casearia prima o poi sarebbero divenuti cappio al collo e che gli agricoltori avrebbero finito per rimpiangere i contratti alla mano con i piccoli casari: sembrava un discorso rancoroso ed invece, per certi versi, era profetico.

Alla cascina Monte d’Oro, oltre agli Apostolo, vivevano quattro famiglie: l’aia era frequentatissima da un nugolo di ragazzini, perché qui venivano pure dalle case vicine. Cassino d’Alberi in quegli anni non aveva avuto processi di urbanizzazione e non vi erano altri punti di ritrovo che questa grande corte: i ragazzi la frequentavano come il luogo dei loro giochi, dalla mattina alla sera si organizzavano in gruppi e giocavano a pallone, a nascondino, a guardie e ladri.I fratelli Pierluigi e Giulio Apostolo lavorarono intensamente per modernizzare l’azienda: il primo si occupava dell’amministrazione, di frequentare il mercato e curava anche la campagna; il fratello, invece, era più presente in stalla, e comunque s’impegnava in qualunque direttiva gli chiedesse il fratello maggiore. Il primo trattore fu acquistato durante la guerra, e quasi immediatamente nascosto sotto terra poiché i tedeschi requisivano qualunque tipo di mezzo. Poi fu preso un trattore Landini testa calda 25 cavalli proprio a confermare le più lodevoli intenzioni dei fratelli Apostolo di rendere competitiva la propria azienda.

Il signor Pierluigi Apostolo aveva sposato Carla Moroni: i due s’erano conosciuti, già bambini, poiché frequentavano la stessa scuola elementare, a Quartiano. La signora Carla ricorda ancora le loro maestre, fra le quali vi era Carolina Canzi, un’insegnante già anziana, ma brava, malgrado fosse di polso debole con gli alunni, che non mancavano di metterla in croce.Anche la signora Carla Moroni proveniva da una famiglia di agricoltori: suo padre Domenico era noto per la sua severità e per il rigore, anche religioso; essendo i festivi giorni dedicati al Signore e non conoscendo l’agricoltura soste comandate, il signor Moroni chiedeva dispensa al prevosto di Quartiano anche per rivoltare il fieno.Quando dunque il signor Moroni fu messo a conoscenza che la figlia Carla aveva un corteggiatore montò su tutte le furie, ma apprendendo che era di buona famiglia le sue ire vennero meno: Pierluigi Apostolo, poi, fece tutto come doveva essere fatto: propose al futuro suocero un fidanzamento all’antica, chiedendo ufficialmente la mano della figlia. Il matrimonio fu celebrato nel 1953.

I coniugi Pierluigi e Carla costituivano una bella coppia: lui era un uomo raffinato e sensibile, educato e rispettoso del prossimo, Pierluigi s’arrabbiava solo se uno intendeva approfittarsi della sua bontà, pensando di fargliela sotto al naso: allora era capace di divenire collerico! Dal matrimonio nacquero tre figli: Maria Rosa detta Rossella, nel 1955; nel 1958 Giuseppe, testimone di questa storia; e nel 1963 Fabrizia.Gli Apostolo acquistarono la cascina nel 1974 dagli eredi Bazzano, due cugini di origine novarese, che vista la distanza non avevano più intenzione di curare questa proprietà. Pierluigi Apostolo, una volta decisosi a fare l’offerta, quasi se ne era pentito: aveva paura di avere fatto il passo più lungo della gamba, e solo il piglio deciso della moglie lo convinse a non fare una precipitosa marcia indietro: la rata del mutuo era addirittura minore del canone d’affitto, l’azienda andava bene, e gli Apostolo avrebbero saputo onorare gli impegni assunti. Quando Pierluigi Apostolo morì, nel 1990, a causa di un improvviso quanto micidiale tumore polmonare, lui che era stato fumatore tardivo ma incallito, il cordoglio fu unanime e profondo.

Fu il figlio Giuseppe a prendere, a quel punto, la guida dell’azienda. Laureato in Agraria, sin da ragazzo aveva deciso che il suo futuro sarebbe stato in cascina. Il suo maggiore impegno fu rivolto alla stalla ed al progetto riproduttivo per migliorare la genetica delle vacche. I risultati, infatti, sono stati significativi, anche rispetto alle produzioni: dai sessanta quintali annuali si è passati ai novanta. Il latte viene conferito alla lodigiana Cooperativa Santangiolina giodata da Antonio Baietta.Giuseppe Apostolo ha sposato Rita Beretta di Lacchiarella: dall’unione sono nati, Giulio, quindicenne, e Sara, che ha oggi nove anni. Il giovane Giulio ha tutte le caratteristiche del predestinato: appassionato di meccanica, comincia ad interessarsi pure della stalla. È un bravissimo ragazzo, e mi piace immaginarlo con lo stesso sorriso di suo nonno Pierluigi: anche il futuro si rivela, talvolta, per tracce genetiche.

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