Rubriche/Cascine
Domenica 03 Aprile 2011
I tre secoli dei Gattoni alla Cascinazza
La famiglia arrivò nel 1779 da Milano presso la corte di Meleti
S’era detto che si sarebbero abbassate le temperature, s’annunciava anche il ritorno della pioggia. Ma refoli d’aria fresca e nubi devono essere in ritardo, perché oggi, qui a Meleti, splende il sole, e fa caldo. Sto attraversando a piedi lenti l’ampia aia della corte Cascinazza, la prima sulla sinistra, poco dopo il santuario dei Santi Quirico e Giulitta. Non ho mai avuto modo di entrare in questo bel santuario, ma ne conosco a memoria la storia, raccontatami dall’amico Giacomo Bassi. Anzi prima di questo edificio, sorgeva un più antico tempio, andato poi distrutto, ma ancora nel 1494 esso sostituiva, nella funzione di parrocchia, la chiesa di Meleti.
Poi questo Oratorio fu incendiato e distrutto dalle truppe francesi di Carlo VIII, qui di passaggio, e la funzione parrocchiale fu restituita alla chiesa del paese. La chiesetta attuale, invece, risale al 1630, e fu edificata dal gran cancelliere Dionigi Figliodoni, il quale nel luglio 1674 vi istituì una cappellania per il suo mantenimento e le celebrazioni delle funzioni. Nel 1839 l’edificio fu ampliato su progetto dell’architetto Brilli. Sino agli inizi del 1900 vi si celebrava regolarmente, con grande festa nella ricorrenza dei santi patroni.
tra la storia e il futuro
Ho allora più di un motivo perché i miei passi siano lenti, oggi: perché queste sono terre in cui è passata tanta storia. Ed io ne sento quasi il peso, meglio: la soggezione. Trascino i piedi, e sollevo polvere di terra, che immediatamente si dissolve: la corte Cascinazza ha qualcosa che affascina e stordisce, come il silenzio di alcuni edifici adesso in abbandono, ma che mantengono inalterata tutta la propria bellezza, quasi un presagio di un ritorno alla vita. Questa sensazione la riassume benissimo un dipinto sotto il patio della loggia padronale, dove oggi sono ubicati gli uffici dell’azienda agricola: il tempo ne ha sbiadito le immagini, resta intuibile la sagoma di un manto, probabilmente quello di Maria; tutto sembra dire: ci sono stata, e tornerò ad abitarvi. La corte, d’altra parte, esibisce tutta una zona attrezzata con strutture avveniristiche e macchinari all’avanguardia: è un’ampia impronta di futuro, oltre che di concreta attualità.
Quante gente deve essere passata da qui! Avrà avuto il mio stesso passo, la mia stessa soggezione? Od avrà camminato speditamente, con un incedere fiero, orgoglioso, di chi sapeva di partecipare ad una storia, quella della civiltà agricola, nei secoli passati fondamentale nella più complessiva società del suo tempo?
origini antiche
Altro stupore, ma aggrava la mia soggezione, è che questa corte, prima da affittuari e poi come proprietari, è abitata da una stessa famiglia da tre secoli: quella dei Gattoni.
Quando nel 1779 vi arrivò Carlo Giuseppe Gattoni, la possessione apparteneva alla famiglia Corio, quale feudataria di Meleti, che l’aveva avuta in eredità da un ramo della famiglia Figliodoni.
I Gattoni erano originari di Milano, gli Stati d’Anime li facevano residenti alla parrocchia San Nazario, e nella città meneghina svolgevano l’attività di commercio delle carni; è probabile dunque che apprezzassero il Lodigiano per la ricchezza della sue stalle, e che avessero pensato di rafforzare il loro commercio proprio gestendo direttamente un allevamento.
Le circostanze videro, però, realizzarsi il loro radicamento sul territorio: i Corio alienarono con un’asta parte dei propri beni, fra cui la corte Cascinazza; i Gattoni, che già da qualche tempo erano affittuari, divennero così proprietari della possessione. In quel periodo, gli stessi Gattoni avevano preso pure residenza a Cornovecchio, quindi rinsaldando i legami con la Bassa lodigiana.
Più in là costruirono una suggestiva dimora a Meleti, lì dove sorgeva uno specchio d’acqua, probabile erede di un più ampio lago: fu quella una casa di villeggiatura, per i Gattoni, che già in tempi remoti, quando forse non era abitudine generale, consideravano la corte Cascinazza come un luogo di lavoro, una vera e propria azienda.
Carlo Giuseppe affidò gli affari dell’azienda ai suoi due figli: Pietro Maria e Leopoldo. Da quel tempo, agli inizi dell’Ottocento, sino ad oggi, l’intera genealogia della famiglia è stata attraversata da un continuo alternarsi di nomi: ad un Carlo è succeduto un Pietro Maria e quindi un nuovo Carlo e poi un nuovo Pietro Maria. Così per dieci generazioni, sino a quella attuale, che vede un bambino di nome Carlo.
il legame con la terra
A raccontarmi le vicende di questa genealogia, è il signor Carlo Gattoni, che si è arreso e rassegnato alle mie insistenze affinchè potessi raccontare la storia della possessione Cascinazza e di chi l’abitò. Anche suo nonno si chiamava Carlo e, nella prima metà del Novecento, come molti altri Gattoni, fu sindaco di Meleti. I più anziani lo ricordano ancora, perchè questo paese era abitato da gente povera, e il sindaco avviò una politica di sostegno e di aiuti ai bisognosi.
Le responsabilità dell’impegno istituzionale lo assorbirono notevolmente, tanto che preferì, per un periodo, affittare ad altri la corte Cascinazza: dapprima alla famiglia Bellotti, e poi ai Manzoni, di cui un figlio fu a propria volta sindaco nel comune di Castelnuovo Bocca d’Adda. Il legame con l’agricoltura rimase comunque intenso, perché la famiglia Gattoni conduceva a quel tempo un’altra corte, la cascina Castello, sita in paese.
A riprendere in mano la conduzione della principale azienda agricola fu, comunque, Pietro Gattoni, che era nato nel 1902. Egli era un uomo molto affabile, a tratti estroverso, con una spiccata passione per l’agricoltura. Aveva sposato Paola Fadigati, originaria di Casalmaggiore, figlia di un industriale, ma la cui famiglia originaria, di lignaggio nobile, aveva comunque una buona tradizione anche nell’ambito agricolo.
l’impegno dell’ingegnere
Pietro Gattoni morì nel 1972. E fu allora che, nella guida dell’azienda, gli subentrò il figlio Carlo, testimone di questa pagina. Egli, pur nutrendo uguale passione per l’agricoltura, pensava forse per se stesso ad un percorso diverso: s’era infatti laureato in Ingegneria, e gli sarebbe certamente piaciuto proseguire su questo percorso professionale, ma il senso di responsabilità nei confronti della storica azienda di famiglia lo dirottò verso la prosecuzione dell’attività agricola.
Evitò però di impegnarsi in politica, e poiché i Gattoni a Meleti hanno rappresentato sempre un punto di riferimento, tale servizio istituzionale è stato chiesto a sua moglie, la signora Valeria Cellina, che ha svolto il ruolo di sindaco per due mandati. I Gattoni hanno avuto tre figli: Piero, che ha proseguito l’impegno agricolo, Roberto, che si occupa di investimenti finanziari, e Cesare, notaio, come il nonno materno, con uno studio a Milano ed un altro, da inaugurare a breve, nella Bassa, a Codogno.
Quando Carlo Gattoni cominciò ad occuparsi direttamente dell’azienda, la corte Cascinazza viveva in pieno i fenomeni e gli eventi di quel tempo: si era poco dopo la rivoluzione industriale, l’abbandono della manodopera era ormai avvenuto, si ripartiva dalle forze che si avevano. Però il processo di rinnovamento era già a buon punto: inoltre, la corte Cascinazza aveva già un’eccellente stalla moderna. Erano rimasti poi alcuni collaboratori di estrema fiducia, come Zefferino Comandù; a questi era poi subentrato Mario Tosi, altro uomo molto competente, il cui figlio Marco ha proseguito a lavorare alla Cascinazza.
un figlio entusiasta
Dieci anni fa, all’ingegner Gattoni si è affiancato il figlio Piero. La sua presenza, da tutti i famigliari, è stata graditissima. Piero ha portato energia, entusiasmo, idee. Forse, anche lui, essendo laureato in Economia, aveva pensato per se stesso, come aveva fatto il padre, ad un futuro diverso, ma sin da ragazzino aveva rivelato un forte radicamento alla terra, ai suoi valori. Egli ha molto innovato l’azienda agricola; intanto, ha trasferito il bestiame da latte nella cascina dei suoceri, tra Mantova e Parma: qui la produzione viene destinata per la realizzazione del parmigiano. A questo proposito, Piero Gattoni ha assunto l’incarico di presidente di una cooperativa, cui aderiscono altri conferenti, che trasforma il latte in parmigiano. Alla corte Cascinazza, così, sono rimaste soltanto le giovani bovine e le manzette.
Nel 2008 inoltre la famiglia Gattoni ha deciso di realizzare un importante investimento per la produzione di biogas; la costruzione è cominciata nel giugno 2009 e la prima corrente elettrica è stata prodotta ad aprile 2010. Propulsore di questo innovativo progetto è stato sempre Piero, che ha anche costituito un’associazione di produttori di Biogas, denominata Consorzio Italiano Biogas, che oggi raccoglie un centinaio di produttori oltre alle principali aziende costruttrici di impianti. La struttura, poco distante dell’aia principale, è maestosa, costituita da apparecchiature complesse, anche se il principio di alimentazione, per la produzione di energia, è quasi elementare: in fondo, si produce metano attraverso la fermentazione di biomasse, cioè di batteri e materiali organici. L’impianto della corte Cascinazza è sorto con la partecipazione di varie ditte del territorio lombardo e di un’azienda austriaca. Questa realtà segna indubbiamente una svolta nelle prospettive della possessione: d’altra parte, in agricoltura, è cambiato il mondo di realizzare fatturato e di incrementare il potenziale del reddito; le stesse parti di corte in disuso, oggi, sembrano riprendere vita davanti a queste nuove prospettive: i tempi evolvono, le esigenze cambiano, e persino le secolari cascine lodigiane trovano, nel futuro, una nuova spinta, una diversa linfa. Meleti è una zona ancora incontaminata, con larga parte di campagna intatta, con una vegetazione rigogliosa e straordinaria. Molto futuro, allora, attraverserà la possessione della Cascinazza: Piero e gli altri della famiglia Gattoni sempre in prima fila.
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