I “tipi incredibili” della cascina Scala

La forza delle idee ha sorretto a Zorlesco generazioni di Concordati

Ora che torno da Zorlesco, ho la fregola di ribadire a Chiara la mia convinzione sul senso delle origini; che non sono mai uniche, ma rilevano una serie di innesti, che costituiscono la forza del proprio vissuto; e una traccia della sua storia mia figlia potrà trovarla anche a Zorlesco, da cui proviene per lato materno la famiglia di mia moglie. Questa, allora, è una frazione che ho nel cuore, ed avere visitato la cascina Scala - oggi proprietà della famiglia Concordati - ha rallegrato fortemente il mio spirito.

Una storia di coerenza

Tipi incredibili, poi, questi Concordati: un filo conduttore nel lignaggio di questa famiglia lo si trova nella forza delle idee che ciascuno di loro - dal capostipite alle nuove generazioni - ha saputo avere, mantenere e proporre. Anche quando le cose parevano appiattirsi, o i risultati dipendevano dagli altri: alle proprie idee i Concordati non hanno mai rinunciato. A partire da quel Callisto Concordati che faceva il piccolo coltivatore diretto, e aveva due bovine soltanto, e per arrotondare il reddito s’era messo pure a fare il sagrestano nella chiesa del suo paese, a Marudo.Non aveva avuto una vita semplice Callisto: era un orfano, e tutto quello che aveva se l’era guadagnato con il proprio impegno e il proprio sudore. Aveva sposato Stella, anch’ella orfana. La coppia era stata prolifica: erano nati, infatti, dodici figli. Tutti i ragazzi maschi avevano voluto proseguire l’attività agricola, tranne l’ultimo, che proprio mentre stava imparando il mestiere era caduto dal carro, e l’evento gli era apparso emblematico di quanto fosse difficile fare l’agricoltore; probabilmente, più che il fato, contava che non fosse proprio portato per la vita bucolica, tanto che il padre lo aveva fatto studiare, s’era diplomato ragioniere, ed era andato a lavorare in banca. Altre due figlie avevano studiato con profitto: una era diventata preside a Sant’Angelo Lodigiano, mentre l’altra insegnante a Pandino.I Concordati, dunque, avevano cominciato a condurre diverse aziende agricole del Lodigiano: prima alla corte Mostiola di Sant’Angelo Lodigiano, poi alla cascina Grande di Secugnago, quindi due fratelli si erano spostati alla possessione Boschelli, sempre a Secugnago. Alla fine uno dei fratelli Concordati, Giovanni, s’era spostato giusto appunto alla cascina Scala di Zorlesco. Vi arrivò nel 1962, insieme al figlio Antonio.

Un giovane “menalat”

Giovanni Concordati era un uomo del suo tempo: aveva cominciato a lavorare sodo già all’età di dodici anni, quando faceva il “menalat”; di quei tempi aveva conservato l’abitudine che quel che andava fatto, andava fatto: senza indugi, e senza troppe chiacchiere. Era perciò un uomo molto attivo, con un carattere determinato: un vero comandante in campo. Aveva i suoi riti, e non vi rinunziava per nessuna ragione al mondo: intanto, andava sempre ai mercati di Casalpusterlengo e di Codogno, e poi, alla domenica pomeriggio voleva essere accompagnato dal figlio all’osteria di Celestino, proprio nel tratto centrale della via Emilia attorno alla quale si estende l’agglomerato di Zorlesco. Era questo un vecchio locale all’antica maniera: l’oste conduceva l’esercizio insieme alla moglie, e con la sua simpatia sapeva conquistare i tanti avventori.In quel periodo vi erano due dipendenti fissi: Giuseppe Bassanini, che lavorava in stalla, e Giovanni Bassi, che curava la campagna. Ambedue lavoravano qui da prima che arrivassero i Concordati: e siccome erano onesti lavoratori e gente affidabilissima non vi era motivo per cui dovessero andare via.Giovanni Concordati e il figlio Antonio si diedero molto da fare per potenziare la propria azienda agricola. Certo, la condizione di affittuari limitò la capacità di dare immediata esecuzione ai tanti progetti che venivano loro in mente.Antonio Concordati era un uomo operoso e di grande bontà. Aveva sposato una donna che era stato l’amore della sua infanzia: Giacomina Ghilardi. I due si erano conosciuti, poco più che bambini, perché erano dirimpettai: i Concordati conducevano la cascina Boschelli e i Ghilardi la corte Fiandra.Antonio e Giacomina giocavano insieme a nascondino. Da adolescenti erano passati a giochi più pericolosi: un volta su un campo a ridosso della linea ferrata si era formata una pozza d’acqua, tanto profonda che pareva un laghetto, e comunque la si poteva attraversare galleggiando su tavolozze o cassoni di fortuna. Antonio aveva convinto Giacomina a guadare il laghetto, ma in pieno percorso la “marnetta”, cioè la loro rudimentale imbarcazione, s’era capovolta, e la ragazza si era bagnata dalla testa ai piedi.Insomma, i Ghilardi nutrivano qualche perplessità su Antonio Concordati visto il suo apparente carattere ardimentoso, ma la sua vera natura, quella cioè di uomo buono e giusto, aveva messo tutti d’accordo.

Dall’affitto all’acquisto

Nel 1956 si celebrò il matrimonio e dopo sette anni la coppia si trasferì, appunto, alla cascina Scala di Zorlesco. Qui proprietaria fu per anni la famiglia Gelmini: come affittuari, prima dei Concordati, vi furono prima i Lampugnani, almeno sino alla secondo guerra mondiale, e poi i Corona, che successivamente si spostarono a Lodi Vecchio. La proprietà passò invece, nel 1972, ai Biancardi. Loro la mantennero per trent’anni, con affittuari i Concordati. Tra le parti vi furono lunghe trattative: i Biancardi, in certi momenti, pensavano di volere direttamente condurre la corte; fecero anche delle buone offerte; forse avrebbero tentato un altro affittuario, ma non Antonio Concordati. Egli era un uomo molto tenace: i famigliari lo ricordano quando, in pieno luglio, con un caldo torrido, si dedicava alle sue bovine, all’interno di una stalla a stabulazione fissa, dove non era facile nè agevole dedicarsi alle attività di mungitura. Non arretrò mai neppure davanti alle offerte più convenienti. D’altra parte, i patti agrari davano stabilità agli affittuari, ed alla fine - precisamente nel 2002 - i Concordati acquistarono la cascina Scala. Per anni fu mantenuta la stalla con le bovine: il latte veniva conferito allo stabilimento Croce di Casalpusterlengo, poi al Consorzio Produttori Latte di Codogno. La stalla fu mantenuta sino al 1992. Ad Antonio si affiancarono i figli Gianfranco e Vittorio; la figlia Ester, diplomatasi maestra, insegna a Brembio. Gianfranco e Vittorio sono due fratelli tra loro caratterialmente molto diversi: hanno quattordici anni di differenza, e si intuisce quanto il primo esprima quasi un sentimento paterno verso l’altro, pur attraversato da autentica ammirazione in quanto Vittorio è un uomo travolgente, instancabile, con una passione radicale per l’agricoltura; la madre, la signora Giacomina, racconta che il primogenito è più pacioso, per certi versi un sognatore: ha un impegno politico, con trascorsi istituzionali di rilievo, e le sue utopie ha imparato ad ancorarle ad una concretezza di fondo; mentre Vittorio è più diretto, nello stile del suo bisnonno: quando una cosa si deve fare, va fatta, subito, e senza troppe chiacchiere.

Nuove idee

Una volta acquistata la possessione, Gianfranco e Vittorio hanno ripreso il filo conduttore delle idee, ed a fianco ad un’attività tradizionale, con la coltivazione di ortaggi ad uso industriale, sono stati promossi altri due filoni: il primo è un impegno come contoterzisti. Il contoterzismo è un’attività complessa: non basta conoscere bene il mestiere; quello semmai, è il punto di partenza. Occorre anche essere tempestivi, affidabili, sapere affrontare scelte di investimento economico per possedere i macchinari più moderni, quelli dotati delle migliori tecnologie. Con i Concordati collaborano oggi quattro persone: Salvatore e Luigi, uomini di grande esperienza, e Roberto e Simone, giovani che si stanno rivelando, ogni giorno, capaci ed affidabili; fra loro sino a qualche tempo fa c’era anche Matteo, che adesso lavora in una qualificata azienda zootecnica. Il secondo filone, invece, molto importante e per certi versi originale, concerne i lavori di trebbiatura e di trattamento sul mais, in particolare attraverso specifici diserbanti che colpiscono i parassiti della piralide e della diabrotica.Quest’ultima attività ha avuto alla sua base cospicui investimenti: il trattamento sui campi avviene con macchinari all’avanguardia, che sono simili a vere e proprie macchine spaziali: la cabina del pilota si solleva sino a quattro metri di altezza, mentre le braccia meccaniche che spargono i diserbanti, senza arrecare danni alle piante, hanno una larghezza così ampia da ricoprire considerevoli appezzamenti di terra.La qualità del lavoro dei Concordati è stata immediatamente riconosciuta, ed oggi il loro intervento è richiesto, oltre che nelle aziende agricole del Lodigiano, anche in quelle di Piacenza, Cremona e Bergamo.Tempo fa un dipendente dell’azienda agricola dei Concordati, addetto a queste lavorazioni, è stato monitorato, per un paio d’anni, dalla Asl di Lodi; si voleva così verificare, considerata la gestione degli antiparassitari, il suo stato di salute, con particolare riferimento ad eventuali reazioni cutanee: è stata così accertata la sua assoluta estraneità ad ogni problema, segno della qualità dei macchinari e delle garanzie di sicurezza offerte durante le attività di lavoro. Tecnologie così moderne s’integrano alla perfezione nel contesto armonioso della cascina Scala, la cui bellissima facciata esterna della casa padronale riecheggia ancora le sembianze del vecchio caseggiato del comune di Zorlesco.Da qui è passata tanta storia. E gli abitanti di questa dolcissima frazione altra ne avranno da raccontare.

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