Una fuga senza fiato all’ombra di Venezia

Venezia, Anno Domini 1588, da alcuni anni i raccolti sulla terraferma sono scarsi e i prezzi sono aumentati a dismisura, la città è tutta un fremito coi poveri che non riescono più a trovare occupazione alcuna, mentre la Serenissima osserva e scruta l’orizzonte cercando di salvaguardare la fragile pace con la Porta. In questo scenario si svolge la vicenda di Michele e di sua moglie Bianca, la giovane coppia di sposini che vive nella povera casa di Matteo, il padre di Michele, muratore che cerca disperatamente di sbarcare il lunario in un momento di crisi. Perso il lavoro Matteo si abbandona al bere e ben presto parla troppo, muove accuse ai patrizi che reggono la città e ben presto contro di lui viene spiccato un mandato di arresto. Nel tentativo di proteggere il padre dalla cattura Michele si scontra con gli sbirri della Repubblica e per cercare di sfuggire non gli resta altra soluzione che imbarcarsi come volontario su di una galera. Inizia così la storia di un destino incrociato quello di Michele, bandito ed esule nel Mediterraneo, e Bianca, la moglie abbandonata che cerca di sopravvivere alla sventura in una metropoli senza cuore. Non una storia, ma una serie di storie che si intrecciano e vedono comparire una serie di nuovi protagonisti, dal magnifico Lorenzo Bernardo, a Istanbul incaricato di una missione delicatissima, a sua moglie, l’intrigante dona Clarice che di Bianca diverrà la protettrice, il tutto sullo sfondo di una mirabile ricostruzione d’epoca. Alessandro Barbero ci prende per mano con questa storia che si legge tutta di un fiato.

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