Un bambino speciale e una madre perduta

«Finsi che tutto fosse normale. In fondo non era strano entrare in una casa dove un bambino in camera da letto piangeva per la fame e sua madre in soggiorno meditava». Marco Franzoso, con il suo ultimo romanzo Il bambino Indaco, ha scritto una storia attuale e sovversiva, che sfida molti luoghi comuni. Una storia, come scrive Tiziano Scarpa nella quarta di copertina, che «si inoltra in quel luogo impossibile, dove le cose primarie crollano, la vita si sfonda precipitando, e la più pacifica delle condizioni, l’amore per il proprio figlio, va conquistata con la più astuta e feroce delle guerre». L’autore ci racconta come a volte scegliamo di non dare peso a una piccola crepa, un’incrinatura impercettibile, che a poco a poco diventa uno squarcio. Così succede a Carlo, che all’improvviso si ritrova inerme perché Isabel, sua moglie, lotta contro i propri demoni nell’accanito inseguimento di una purezza assoluta. Che svuota, logora, annienta. Lei crede speciale il loro bambino - dal momento stesso in cui scopre di essere incinta -, lo crede dotato di poteri sovrannaturali. È un bambino indaco, come vengono chiamati i piccoli ritenuti dotati di capacità speciali. E per questo decide di smettere di mangiare: Carlo si ritrova così spiazzato, inerme, terrorizzato incapace di agire verso la donna che ama. Il romanzo di Franzoso ci consegna una storia visionaria e potente, in bilico tra normalità e patologia. Un libro coraggioso, che fa discutere e indaga sull’amore di una madre per il proprio figlio.

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