Pierangela Rossi, il cielo riflesso di fede

Lo stato di salute della poesia religiosa nel nostro Paese è buono, nonostante proprio in questi giorni dobbiamo piangere la morte di uno dei suoi maggiori rappresentanti, Enzo Fabiani (1924 – 2013). In prospettiva anti-idealistica e in un attraversamento di certo frammentismo post-simbolista, nel quale è peraltro impancata molta poesia contemporanea, il volume di Pierangela Rossi ha il dono della chiarezza e della concretezza come non hanno molti versi che al trascendente si intenzionano. Di misure brevi, ma in sequenze, riflettono la grande luce del cielo come minute gocce d’acqua di grandi tradizioni sia bibliche sia di poeti, che ne hanno vissuto il legamento con il divino. Il carattere sequenziale ne fa in un certo senso un libro “d’ore”, dove la logica dell’andare a capo e le scansioni dello spazio bianco permettono la meditazione. Per tutte la seguente: «-Signore spero tu mi abbia pescato / nelle tue reti a pesciolino / vedi sono polvere rimasta / cenere nel mare, riverbero che chiama / oltre il velo del tempio squarciato».

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Pierangela Rossi, Zenit, Raffaelli Editore, Rimini 2013, pp. 72, euro 12

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