La corte dell’agricoltore giramondo

La cascina Sant’Andrea, a Crespiatica, è una costruzione recente, poco distante dal centro del paese, nei campi vicini, all’interno. La struttura ha avuto un percorso accidentato, e forse non è un caso che oggi ne sia proprietario un agricoltore che, riguardo alla propria vita, ha modificato sempre di corsa il suo destino: Orlando Andreini.Egli è agricoltore di razza, nel senso che tutti i suoi antenati avevano fatto questo mestiere. Il primo Andreini che memoria ricordi si chiamava Guido, ed era originario di Antegnate, provincia di Bergamo. Era nato nel 1909, e possedeva una modesta realtà rurale. I suoi orizzonti sembravano essere quelli, quando un notabile di Isso, sempre nella bassa Bergamasca, gli propose di divenire affittuario della sua azienda agricola, che era imponente. Il vecchio Guido fiutò l’affare e decise di accettare l’offerta, e poiché il lavoro non lo spaventava, ed era coadiuvato pure dal fratello Orlando, prese in conduzione pure una seconda azienda nel vicino paese di Fontanella.su strade diverse Guido Andreini aveva sposato Vincenza Rigamonti. Dal matrimonio erano nati quattro figli: Mariuccia, Franco, Silvano ed Enrica. I due maschi, assai differenti tra loro nel carattere, proseguirono l’impegno bucolico. Franco si occupava delle macchine agricole e della loro manutenzione, curava la terra ed essendo il più vecchio dei due fratelli seguiva la parte contabile dell’azienda. Silvano era invece un uomo vulcanico: non aveva intrapreso un mestiere che già lo voleva bell’e finito. Era molto veloce ed intransigente.Padre e figli lavorarono insieme a lungo. Il trio rischiò di interrompersi quando a Franco fu proposto di fare il fattore in un’azienda molto importante, sempre lì nel Bergamasco. Tentennò perchè l’opportunità era di rilievo, ed in cuor suo desiderava rendersi autonomo dai suoi famigliari; ma non se la sentì di abbandonare il padre che avrebbe perduto un punto di riferimento. I tre raggiunsero un’intesa di massima: quando il vecchio si fosse ritirato dagli affari, i due fratelli si sarebbero divisi. E così accadde nel 1982: Silvano rimase nell’azienda di Isso, e Franco si spostò in quella di Fontanella.Cominciava una nuova vita, che tutti speravano foriera di belle novità. Invece per Franco fu una sciagura dietro l’altra. Egli, sposato con Adriana Bombelli di Campagnola Cremasca, provincia di Cremona, sembrava avere contratto solo debiti riguardo al suo destino. Certi segnali potevano cogliersi dai particolari: la cascina a Fontanella era in un luogo isolato e, tornati dal viaggio di nozze, la coppia trovò il casale totalmente svaligiato. Poi, fu attaccato da un toro, che quasi lo mandava all’altro mondo; successivamente utilizzando un macchinario agricolo, nuovo di zecca, ebbe un incidente e ci rimise una gamba ed il ginocchio dell’altra. Eppure queste disavventure non gli tolsero il gusto della sfida e si mantenne un agricoltore intraprendente: se aveva cento lire, ne spendeva centoventi, convinto che il cielo lo avrebbe aiutato.due nonni “maestri” Franco ed Adriana Andreini ebbero quattro figli: Orlando, nato nel 1966, agricoltore, e testimone di questa storia; Vincenza, classe ‘68, laureata in Lettere e che lavora in Malesia; Angelo, del ‘70, anch’egli agricoltore; e infine Guido, classe ‘80, scomparso prematuramente.Il nostro Orlando fu un agricoltore precoce: a 5 anni era già sopra un trattore. Di voglia di studiare neanche a parlarne, anche se i suoi genitori ci provarono in tutti i modi, persino spedendolo in collegio. Ma i veri professori di Orlando, nel senso che interpretarono per lui il ruolo di maestri di vita, furono i nonni: sia quello paterno che quello materno, che fecero di quel nipotino un pargoletto viziatissimo. E se dal nonno Guido, Orlando aveva preso la concretezza, da quello materno, che si chiamava Daniele Bombelli, aveva attinto il piacere degli affari e il gusto del brivido nel realizzarli. Questo suo nonno era partito da Vaiano Cremasco e aveva cambiato un numero imprecisato di cascine, passando da una piccola ad una più grande ad un’altra ancora più grande, sempre indebitandosi, ma consolidando costantemente la propria posizione. Daniele Bombelli aveva proprio il pallino degli affari: per lui non esisteva l’idea di andare in un mercato e non acquistare nulla; fossero anche solo venti conigli, piuttosto che dieci oche, doveva tornare a casa avendo concluso un affare. Così, comperava vacche da latte in continuazione. Orlando ricorda quando, dopo aver acquistato alcuni esemplari, dovevano mettersi alla ricerca di un padroncino per prenotare un camion che le trasportasse in azienda. Era un uomo singolare il signor Daniele: faceva di testa sua, non ascoltava mai i consigli altrui, ma sapeva insegnare a quel suo nipote cose che sui libri non avrebbe mai trovato.un agricoltore attivissimo Così, a 14 anni Orlando Andreini, forte delle cose che aveva imparato dai nonni, convinse il padre a non mandarlo più a studiare. Con il genitore provato dagli incidenti, Orlando divenne immediatamente il capo dell’azienda agricola ed un punto di riferimento per i fratelli più giovani. Rimase alla cascina di Fontanella sino al 1995 ed in più occasioni fece venire di colpo i capelli bianchi ai suoi genitori: come quando si presentò in azienda fiero di un acquisto. Approfittando di un assegno firmato in bianco dal padre, e che serviva a tutt’altri fini e per una modesta spesa, vi impresse una cifra buona come caparra per l’acquisto di un’azienda agricola, sempre a Fontanella.I genitori si disperarono, ma Orlando sapeva che se non fosse riuscito ad onorare l’impegno avrebbe avuto il sostegno del nonno materno, che per quel nipote stravedeva. Per fortuna, gli affari andarono bene e non ci fu necessità di ricorrere ad ulteriori aiuti. Ma pur essendo uomo di zolle, Orlando mostrava di avere in uggia la terraferma: doveva fare ancora qualcosa di più. Così si inventò l’attività di trasportatore di latte, prendendo due piccoli camion. I suoi genitori pensarono ancora una volta che quel ragazzo avrebbe finito per mandare tutti sul lastrico. Allora, a Fontanella rimase il fratello Angelo, mentre lui si rimise daccapo in discussione e cercò una nuova strada.un’asta fortunata L’occasione, nel 1996, gliela offrì la vendita della cascina Sant’Andrea di Crespiatica che era stata messa all’asta dal Tribunale: Orlando acquistò la casa e successivamente prese i terreni.Questa corte era già strutturata con le porcilaie e così Orlando Andreini avviò inizialmente un contratto di lavoro in soccida relativo ai maialini. Quindi li acquistò direttamente, realizzando un allevamento a ciclo chiuso: sembrava che la fortuna volesse baciarlo in fronte poiché in quel periodo vi fu lo sciagurato avvento del morbo della mucca pazza, la gente mangiava meno carne di vacca, e il prezzo di maiali era salito alle stelle. Ma Orlando senza nuove sfide s’annoiava e così rafforzò pure il lavoro come autotrasportatore del latte, mettendosi in società con un collega di Brescia. La noia, però, può anche essere un colossale fastidio e, ancora una volta, Orlando sentì il bisogno di nuove avventure: trovò un’intuizione originale nell’espatrio. La meta fu quella dei paesi dell’Est dove cominciava a lavorarsi il formaggio, soprattutto per uso di filati per pizza, a basso costo di manodopera per poi esportarlo in altri paesi. Da alcuni caseifici stranieri fu chiesto ad Orlando di assumere l’incarico di responsabile per il trasporto e la buona manutenzione del latte. Fu quello un periodo intenso, perché da un lato Orlando seguiva i suoi affari in Italia e dall’altra si concentrava sulle attività estere. Quando si rese conto che la stanchezza stava per sopraffarlo, allora decise di affittare i capannoni della cascina: era il 2003 e suddetta affittanza durò sino al 2006.il richiamo dell’est Successivamente Orlando Andreini ha ripreso il contratto di soccida, che perdura tutt’ora. Ogni tanto sente il richiamo dei paesi dell’Est, dovrebbe andare in Ungheria, ma lo stesso impegno del trasporto latte in Lombardia lo tiene legato sul territorio: oggi ha 12 motrici e sette rimorchi, con 14 dipendenti, per un’attività di stoccaggio latte a terra, autorizzato dalla Comunità Europea. È probabile dunque che questo agricoltore giramondo, che ha sempre detestato gli orizzonti della terraferma, dia fondo all’ancora per tenere al sicuro la scialuppa della vita: l’agricoltura è un’onda dietro l’altra, mi dice, e serve aspettare quella giusta per riprendere il largo.

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