Biancaneve 2.0, a contatto con la paura...

MARTEDÌ HORROR La rubrica per piccoli coraggiosi a cura di Francesca Fornaroli

Perché nessuno riflette mai su quanta fortuna abbia avuto Biancaneve nel trovare quei sette nani: d’altronde potevano essere anche delle piccole creature maligne, seppur dall’aspetto buffo. Però diciamoci la verità: avrebbe mai potuto uno come Mammolo, il più timidone dei 7, spaventare una ragazza? Immaginiamoci piuttosto un’altra trama: Biancaneve dopo essere scappata dal cacciatore, finiva in una foresta oscura. La selva in cui si era addentrata era talmente fitta di alberi da non permettere alla luce del sole di filtrare tra i rami. Le piante sembravano sussurrare qualcosa e, ogni tanto, una risatina sinistra rompeva il silenzio. Le fessure tra le cortecce si allargavano mostrando sguardi tenebrosi e i rami si trasformavano in pungenti braccia che spingevano la giovane da una parte all’altra. Nel racconto di oggi però Biancaneve non arrivò alla casa dei sette nani: una grande quercia la fece infatti cadere sulle sue grosse radici sporgenti, facendole perdere il senso dell’orientamento. Poi, quando alzò lo sguardo, si ritrovò di fronte al maestoso castello della Zefira del lamento, una strega dalla voce dolce e melodiosa, ma non per sua qualità. Induceva infatti la foresta a spingere le giovani ragazze verso la sua dimora per rubar loro la voce, e Biancaneve sarebbe stata una delle prossime vittime. «Vieni, mia cara, - le canticchiava Zefira -. Riposa qui, lontano da tutti i pericoli del mondo...nessuno ti troverà mai, e io ti proteggerò».

Ma quando la ragazza varcò la soglia del castello, il suo sorriso divenne più stretto, le sue mani più fredde, e la sua voce cambiò. E, mentre la strega cantava le sue canzoni maledette, la principessa perdeva lentamente la sua voce. Ogni parola che Zefira pronunciava era un passo verso la muta silenziosa, fino a quando alla principessa non rimase che il silenzio. Ma nella foresta oscura, una leggenda parlava di uno spirito guerriero di fuoco, una creatura leggendaria di nome Flammir, in grado di poter sciogliere la maledizione di Zefira grazie al suo calore. Quando la magia oscura di Zefira raggiunse il culmine, Flammir percepì il tormento di Biancaneve. Un giorno, mentre la strega si preparava a rubarle completamente l’anima con un altro canto, un bagliore di fuoco esplose nel castello. Era Flammir che con il suo fuoco stava purificando l’ambiente che era stato contaminato dalla maledizione della strega e, avvolgendo in un abbraccio infuocato Biancaneve, la liberava dal giogo del silenzio.

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