Ultima fatica dello scrittore austriaco, costretto alla fuga dall‘Austria in virtù delle sue origini ebraiche, pubblicato a pochi giorni dal tragico suicidionell’esilio brasiliano, Amerigo a distanza di quasi settant’anni dalla prima uscita per i tipi della Mondadori viene ora riproposto all’attenzione del lettore. Ultima tra le tante biografie critiche e romanzata che Stefan Zweig aveva sino allora dedicato a diversi personaggi storici, figure come Balzac, Dickens, Dostoevskij, Casanova e Magellano, inizia con la morte del protagonista, questo enigmatico fiorentino, Amerigo Vespucci per l’appunto, per seguirne poi passo passo a ritroso la tragica avventura. Il romanzo narra del navigatore che fu al tempo stesso umile mercante e battezzatore di un continente, anche lui accomunato dalla sorte avversa (la morte in povertà estrema in Spagna nel 1512) al destino dello scopritore del Nuovo Mondo, Cristoforo Colombo. Obiettivo della fatica di Zweig era il riscattare il fiorentino dall’accusa di essere un impostore, di essersi appropriato con l’astuzia e con l’inganno della paternità della scoperta di Colombo battezzando col suo nome il continente appena scoperto. Veniamo così catapultati in una sorta di commedia degli errori e degli orrori, frutto di una seria di coincidenze comiche, di equivoci, di sciatterie editoriali, senza dimenticare una serie di qui pro quo, avviatasi nel 1507 a causa di un matematico e geografo che nomina per la prima volta la quarta parte della terra col nome di America.
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