SAN DONATO Droga, il viaggio tra i disperati lungo la ferrovia e gli ex distributori
Allontanati da Rogoredo, tossicomani e spacciatori di mezza Lombardia ora gravitano attorno alla terra di nessuno fra i binari e la tangenziale
Le due stazioni di servizio dismesse a ridosso di San Martino sono diventate il nuovo toxic park tra San Donato e Rogoredo. I tossicodipendenti si muovono a piedi, attraversando i binari e sfidando il traffico in tangenziale, per raggiungere quella che per loro è una “zona franca”, abbastanza lontana da occhi indiscreti, dove consumare eroina e cocaina, e dormire. È a volte anche l’unico posto per loro in cui vivere, senza più una casa, senza più una famiglia e amici, senza un lavoro. Un limbo il loro, che ridisegna la geografia della dipendenza a seguito dell’avanzare delle opere di disboscamento lungo la campagna che abbraccia il confine tra San Donato e Milano, e trova la loro espressione in materassi e lenzuola stese dove lasciarsi prendere dalla droga. Uomini e anche qualche donna in marcia (a volte sotto l’effetto di stupefacenti) dall’abitato o dalle stazioni ferroviarie s’incamminano verso le pompe di benzina fuori servizio. La strada da fare non è molta, mezzo chilometro da piazza della Stazione a San Donato, ma con binari da attraversare e treni ad alta velocità che sfrecciano lungo le strade ferrate. Un pericolo non solo sulla carta, ma tristemente tradotto nella realtà di tre morti da dicembre a oggi. Eppure, non basta a frenare “fantasmi”, a volte dimenticati da tutti, nella cui mente la paura di morire non ha alcun peso, quando l’unico obiettivo è trovare la “roba” e poi al più presto il posto per il “buco”. Sotto i nostri occhi, da ogni convoglio che ferma la propria corsa allo scalo di San Donato, scendono sconosciuti che senza pensarci due volte guadano la prima barriera che dovrebbe servire a impedire di scavalcare (a lettere cubitali è visibile la scritta “Vietato attraversare i binari”) e poi si lanciano sulla linea dell’alta velocità per dirigersi verso l’autostrada, a piedi fino ai “self service” in stato di abbandono. Più della propria vita, c’è chi è preoccupato di non farsi riconoscere. Qualcuno alza il cappuccio sopra la testa per nascondere il volto, altri scappano, altri ancora barcollanti chiedono di non essere ripresi; ci sono persone, invece, che non hanno problemi a raccontarsi, come in cerca di un contatto umano diverso che da tempo non hanno più. Ci sono ragazzini nemmeno maggiorenni, adulti e alcuni hanno forse superato i 50. La maggior parte si sposta in treno. Molti arrivano da Lodi, dal Sudmilano, ma alcuni addirittura dall’Emilia Romagna e fanno tappa in ferrovia a San Donato; da Milano invece arrivano fino a Rogoredo o anche in metrò, quindi a piedi da San Martino. Quasi tutti si incontrano lungo il tragitto verso le aree di servizio. Quella dell’ex Esso è stata recentemente ripulita. È più piccola, meno frequentata, perché gli spazi per stare al coperto sono più esigui. Qualche vestito appeso nella piccola guardiola, indica comunque la presenza di qualcuno. A breve distanza l’altra stazione di servizio, che invece non ha nemmeno più l’insegna, è molto più grande e attualmente meta preferita dei tossicodipendenti. Per arrivarci si cammina su un tappeto di rifiuti, scorgendo qua e là scarpe e abbigliamento consunto, tra resti di cibo. In tre sdraiati su stracci si mettono al riparo nella struttura, mentre altre facce appaiono dalla spianata mentre camminano fino a qui. Ogni vita incrinata dalle sostanze stupefacenti, ogni vita che rischia di spezzarsi definitivamente senza un aiuto.
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