L’autopsia sul corpo di Erika: nessun segno di violenza, resta l’ipotesi dell’omicidio

Pantigliate Non si scioglie il giallo sulla morte della 53enne di Milano

I primi risultati dell’autopsia non hanno sciolto il caso di Erika Ferini Strambi. Il corpo della donna milanese, 53 anni, rinvenuto il 16 luglio in un campo isolato di Pantigliate, non presenta segni evidenti di violenza: nessuna coltellata, né ferite da arma da fuoco, nessun trauma cranico. Solo alcune fratture al torace, ritenute dai medici legali compatibili con un incidente stradale. Una traccia, sì, ma insufficiente per mettere ordine tra gli indizi confusi di questa vicenda. Attorno al cadavere, in avanzato stato di decomposizione, gli investigatori hanno trovato gli slip sfilati, le stampelle, una scarpa (l’altra indossata), ma non si ha traccia né della borsa, né del telefono. A circa 200 metri, la sua Mini Cooper Countryman nera era finita in un fossato, abbandonata e chiusa, con le chiavi nel quadro e gli specchietti chiusi. Niente urla, né tentativi di chiamate, solo qualche indizio dal traffico dati dal cellulare, prima che si spegnesse alle luci dell’alba del 6 luglio.

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