
Atletica leggera, Tiziano Marchesi va come un diesel: «Ho dato tutto»
Mondiale nella 24 ore di corsa In Francia il lodigiano chiude con la 47esima posizione finale maschile
Tiziano Marchesi è un diesel: a 55 anni e mezzo, anche tra i “giovani”, ruba sempre l’occhio. Il sesto Mondiale (sulla carta l’ultimo, ma chissà) nella 24 ore di corsa per il lodigiano si chiude con la 47esima posizione finale maschile: dalle dieci di sabato mattina alle dieci di ieri mattina, all’interno del centro sportivo di Albi (Francia), Marchesi percorre 235 km e 691 metri, una prestazione ragguardevole se si pensa che il chilometraggio dista solo 2208 metri dal record italiano Master 55 siglato l’anno passato dallo stesso Tiziano alla “Lupatotissima” a Verona. In Francia però Marchesi compete nella rassegna iridata Assoluta e non tra i Master: del terzetto azzurro in gara il lodigiano tesserato per i Runners Bergamo supera nel finale Alberto Furlan, 48esimo con 234,940 km, e chiude alle spalle di Marco Visintini, 25esimo con 249,643 km. L’azzurro originario di Valera Fratta e da anni residente a Lodi è autore di una gara tutta in rimonta: tenendo conto della classifica “globale” (uomini e donne), dopo sei ore è 172esimo su 306 concorrenti; dopo 10 ore si colloca al 159esimo posto, a metà gara figura in 141esima posizione; l’esperienza gli permette di amministrarsi bene anche nella notte francese (nonostante la notevole escursione termica rispetto alle ore più calde del pomeriggio) e alle quattro della notte tra sabato e domenica, dopo 18 ore di corsa, si ritrova in 84esima posizione; sarà poi il 61esimo atleta per distanza percorsa allo scoccare della 24esima ora (davanti a lui 46 uomini e 14 donne) per una “rimonta” complessiva di 80 posizioni nelle seconde 12 ore. «Sinceramente ho dato tutto - commenta Marchesi in esclusiva per “il Cittadino” dopo la fine della gara -: il mio corpo rispetto a qualche anno fa in certe condizioni di fatica è cambiato parecchio, come se avesse una sorte di margine di sicurezza da mantenere. Qualche problema me l’ha dato lo stomaco, soprattutto quando alzavo il ritmo, una situazione che qualche anno fa non vivevo: comunque sono molto contento di essermi potuto confrontare con le nuove generazioni di ultramaratoneti».
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