VIDARDO Crisi Condevo all’ultimo respiro, la società alza ancora l’offerta

Sono 34 i lavoratori a rischio

Crisi Condevo, la società alza l’offerta per il bonus incentivante alle dimissioni, i sindacati sentono oggi i lavoratori in assemblea, poi nel pomeriggio la firma sull’accordo o sul verbale di mancato accordo. All’ultimo respiro. I termini per la procedura, infatti, scadono oggi dopo l’apertura della pratica di licenziamento collettivo lo scorso 31 gennaio. Sul piatto ci sono 34 licenziamenti a fronte di 98 dipendenti complessivi nei tre stabilimenti di Marudo e Vidardo. La società licenzia perché le politiche europee sulle case green di fatto soffocano il mercato delle caldaie tradizionali, e dunque vuole proseguire solo con manutenzione e assistenza dei contratti in essere. Nello stabilimento aperto nel 2016 in Macedonia continua però la produzione senza problemi.

Per tutta la fase di trattativa sindacale in Assolombarda, Rsu, Fiom Cgil e Fim Cisl avevano spinto per ottenere degli ammortizzatori sociali, ma la società si è sempre rifiutata di prenderli in considerazione. Così, arrivati in sede di trattativa regionale, convocata in netto ritardo, a soli 10 giorni dalla scadenza, la strada imboccata dalla trattativa è andata esclusivamente sul versante economico. La società ha proposto un bonus incentivante prima di 27mila euro, alzato poi a 32mila 500 euro, valido per dimissioni volontarie nei reparti di produzione, esclusi logistica e magazzino e centro ricerca. I lavoratori in assemblea la settimana scorsa hanno bocciato senza appello la proposta.

Così ieri nel corso dell’ultimo incontro programmato l’azienda ha provato a rilanciare con un’ulteriore nuova proposta economica. L’importo non è stato comunicato, è in leggero rialzo rispetto all’ipotesi prospettata la settimana scorsa. Oggi i lavoratori alle 13,30 sono convocati in assemblea per esprimersi sulla proposta. Poi sindacati e rappresentanza unitaria dei lavoratori si vedranno con l’azienda nella sede di Lodi di Assolombarda, in collegamento da remoto con la struttura regionale, per la firma dell’accordo o del verbale di mancato accordo. Nel primo caso, le dimissioni volontarie dovranno arrivare entro 15 giorni, poi si procederà per i numeri residui secondo criteri di legge. Qualora invece non si arrivi all’intesa, la società è libera di licenziare a partire da domani, ma solo secondo criteri di legge (anzianità, carichi familiari, precedenze), con un’alta possibilità di esporsi a contenziosi davanti il giudice del lavoro.

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