Un altro imprenditore a Lodi perde il suo porto d’armi, lo aveva chiesto per difendersi quando portava a casa l’incasso
La prefettura ha respinto la richiesta di rinnovo presentata da un ristoratore
Dopo il caso dell’autunno scorso del titolare di un bar tabaccheria di Lodi, adesso è toccato a un ristoratore, sempre nel capoluogo, non vedersi rinnovare il porto d’armi per difesa personale di cui era titolare dal 2016. La Prefettura di Lodi, nel gennaio del 2020, aveva respinto la richiesta di rinnovo presentata pochi mesi prima dall’imprenditore, in quanto “le motivazioni addotte dal richiedente non erano sufficienti a dimostrare la necessità di circolare armato”.
L’imprenditore ha impugnato davanti al Tar il decreto di rigetto, integrando poi nei mesi scorsi il suo ricorso con decine di articoli di stampa che raccontavano di episodi violenti ai danni di privati e di titolari di attività accaduti nel Lodigiano tra il 2011 e i primi mesi del 2023, ma questo non è bastato: la prima sezione del Tribunale amministrativo regionale di Milano ha ora respinto il ricorso, mantenendo quindi valido il “no” del Prefetto di Lodi. Unica consolazione per il ristoratore, la compensazione delle spese di giudizio: dovrà pagarsi solo i suoi due avvocati, e non anche la difesa sostenuta dal ministero dell’Interno. Mentre nell’ottobre scorso, per il caso del tabaccaio, il Tar aveva sposato la tesi della Questura di Lodi in base alla quale “non ci sono motivi di particolare allarme a Lodi”, questa volta i giudici danno atto che nelle decisioni sul rinnovo di permessi relativi alle armi la giurisprudenza permette che vengano considerati anche”mutati indirizzi di gestione degli interessi generali di settore”.
La richiesta di rinnovo del ristoratore era stata trattata chiedendo un parere al comando provinciale dei carabinieri, che aveva prodotto alla Prefettura una relazione in base alla quale le motivazioni di dover spesso depositare alla Cassa continua o portare al domicilio ingenti somme dell’incasso del suo locale a tarda ora non erano sufficienti. Anche se sulla base degli stessi motivi l’uomo aveva ottenuto il porto di pistola per difesa personale nel 2016.
Il ristoratore tra l’altro aveva già ottenuto nel 2014 un porto d’armi per uso sportivo e poi nel 2017 anche quello per uso caccia, “e non ha mai abusato delle armi”, sottolineano i suoi avvocati.
Ma il Tar ha ribadito per l ’ennesima volta che portare armi in Italia non è un diritto e che “l’autotutela può essere consentita soltanto nei casi di estrema necessità e qualora ogni altra via sia preclusa”.
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