Omicidio Bolzoni, giorni decisivi per risolvere il giallo di piazza Omegna

LODI Entro domani dal Ris di Parma arriveranno le analisi dei campioni di Dna

Si apre una settimana decisiva per il “giallo” di piazza Omegna, il caso del 60enne Roberto Bolzoni trovato ammazzato con 35 coltellate al viso e al collo martedì 18 febbraio nella sua Volkswagen Golf bianca, dopo che la moglie la domenica precedente alle 23, rientrata dal lavoro in un ristorante, non l’aveva trovato in casa come al solito. E. dopo aver provato a contattarlo telefonicamente, lunedì mattina assieme alla sorella di lui Jolanda aveva segnalato alla questura la scomparsa.

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Entro domani i carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Lodi contano di disporre dei primi esiti del campionamenti del Dna che potrebbero confermare o smentire che ad aver accoltellato e tenuto fermo il 60enne, che si ritiene morto dissanguato in pochi minuti nell’auto. sarebbero stati i due uomini, zio e nipote tra di loro, fermati una settimana fa nelle loro abitazioni. Roberto Zuccotti, 48 anni, vedovo e con due figli, di Crespiatica, con vecchi piccoli precedenti. E Andrea Gianì, 29 anni, di Lodi, incensurato, che abita nel palazzo “delle Poste” affacciato su via Precacesa. La stessa strada dove giovedì i militari hanno trovato, infilati nel tronco marcio di un piccolo albero, il telefonino Iphone e il portafogli, con i documenti ma senza denaro, di Bolzoni. Lo zio finora si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre il nipote ha semplicemente confermato che, la domenica della scomparsa, alle 18.30 Bolzoni li aveva accompagnati con la propria auto dal centro Snai di via Villani fino in via Precacesa, e poi se ne era andato. E da quel momento, giura Gianì, non l’ha più visto.

Gli inquirenti guidati dal pm Martina Parisi e dal Procuratore Laura Pedio ipotizzano per ora i reati di omicidio volontario e rapina ma stanno procedendo guidati dagli elementi indiziari che emergono, senza aver ancora prefigurato un movente. Anche perché Bolzoni e i due fermati si conoscevano da mesi e frequentavano assieme la Snai e non è emerso nessun motivo per cui due settimane fa avrebbero dovuto, di punto in bianco, ucciderlo, peraltro in un parcheggio frequentato e a due passi dalla casa del 60enne. Un omicidio con un coltello piccolo, e all’apparenza del tutto improvvisato. E il 48enne peraltro attendeva già di finire in carcere per un vecchio furto: perché si sarebbe dovuto rovinare la vita?

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