LODI L’allarme della società italiana di psichiatria: «Serve più sicurezza»

Dopo l’omicidio di Pisa, l’aggressione in pronto soccorso al Maggiore e quella di ieri a Codogno, il consigliere Giancarlo Cerveri, primario dell’Asst, lancia un Sos: «Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni».

Lodi

Da Pisa a Lodi e Codogno. La Società italiana di psichiatria in allarme per i continui episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari.

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Dopo il decesso della psichiatra di Pisa, aggredita da un paziente con precedenti penali, la Società scientifica lancia un grido d’allarme e lo fa attraverso il Consigliere e responsabile del dipartimento di salute mentale dell’Asst di Lodi Giancarlo Cerveri.

Alcune settimane fa una persona ha devastato il pronto soccorso di Lodi e ieri notte un’altra persona ha aggredito una psichiatra del pronto soccorso di Codogno. Ieri, in tutta Italia, e anche nel Lodigiano, gli operatori della psichiatria, alle 12, hanno osservato due minuti di silenzio in ricordo della collega di Pisa e per chiedere maggiori misure di sicurezza.

«Aggressioni e violenze accadono spesso nei Pronto soccorso italiani, soprattutto ai danni delle colleghe donne - commenta Cerveri - a causa dell’abuso di sostanze. A Lodi hanno messo il posto di polizia, ce ne vuole uno anche a Codogno. In ogni ospedale nel quale è presente un pronto soccorso ci vuole un posto di polizia. Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni che dovrebbero proteggerci». Il dottor Cerveri ci tiene ad esprimere la sua vicinanza alla famiglia della collega toscana. «Quello che è accaduto è un fatto che non si può nemmeno raccontare - commenta -. Siamo esposti a livelli di rischio che non vengono nemmeno riconosciuti e tutelati. Abbiamo osservato due minuti di silenzio in ricordo della collega, ma non è un caso isolato, era già successo a Bari, sempre a causa di una persona che era sotto l’effetto di sostanze e con precedenti penali. Noi non possiamo sostituirci alle forze dell’ordine». L’evento di Pisa per il medico è solo la punta dell’iceberg. «È una situazione che va affrontata a livello nazionale - annota lo specialista -. Non si può continuare così, già facciamo fatica a trovare operatori. Alla fine andranno tutti nel privato e all’estero e la situazione sarà sempre peggiore. Non abbiamo studiato per fare la guerra, ma per curare le persone. Verso gli autori di questi reati spesso c’è un atteggiamento assolutorio: “Sono fragili”, si dice, ma non è giusto per gli operatori. Qualche settimana fa a Lodi una persona ha distrutto il pronto soccorso: quello che è accaduto agli arredi può capitare anche a una persona. Questa notte in pronto soccorso, a Codogno, si è verificato un caso analogo. La psichiatra minacciata è un medico, madre di famiglia, che cerca di fare il suo lavoro, con dedizione, anche di notte, non si può chiederle anche di resistere alle minacce. Ribadisco, dove c’è un pronto soccorso deve esserci un posto di polizia. Le forze dell’ordine devono poter intervenire subito e le aggressioni avvengono prevalentemente di notte»

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