Lodi, la confessione del pedofilo: «Grazie per avermi fermato»

L’uomo condannato a 12 anni per video e abusi: «Prima o poi avrei fatto qualcosa di irreparabile»

Lodi

«Grazie, perché mi avete fermato: non so dove sarei arrivato. Probabilmente a qualcosa di irreparabile». Sono le parole che il 46enne, negli ultimi tempi domiciliato nel suo camper tra il Lodigiano, il Milanese e il Pavese, ha rivolto agli investigatori della Procura di Milano dopo che i carabinieri della compagnia di Lodi l’avevano arrestato nel maggio dello scorso anno con le pesanti accuse di aver violentato la propria figlioletta dall’età di 4 e fino ai 12 anni, di aver filmato e fatto circolare in rete le immagini degli abusi, e di aver a sua volta conservato filmati pedopornografici. L’uomo, nella cui fedina penale compariva solo il patteggiamento di qualche anno fa per l’accusa di maltrattamenti in famiglia ai danni della moglie, da cui si era contestualmente separato, ha dato la colpa all’abuso di crack, la cocaina trattata artigianalmente con ammoniaca e fumata di cui era schiavo ormai da tanto tempo. «Da letteratura, potrebbe essere un caso in cui il pesante abuso di questa sostanza ha slatentizzato situazioni pregresse», è l’ipotesi del difensore Francesco Sommariva di Pavia. Cui l’anno scorso il 46enne aveva chiesto subito aiuto quando si era reso conto che il fatto di aver inviato a un conoscente un filmato delle violenze sulla figlia lo avrebbe mandato in carcere per anni.

Dodici quelli che deve scontare per la sentenza per rito abbreviato dei giorni scorsi del tribunale di Milano. Se non farà appello, saranno ridotti a 10. in rito ordinario, avrebbe preso 21 anni. La scelta del 46enne è stata di un’ampia confessione. In carcere sta affrontando un percorso di disintossicazione della cocaina ma anche corsi specifici per gli imputati di pedofilia.

L’uomo non ha saputo spiegare perché avesse cominciato. Ma il come, sì: da gruppi di discussione su siti pornografici di Internet, facendo battute, aveva individuato appassionati di pornografia minorile e poi le conversazioni erano proseguite sulle chat riservate di Telegram. Lui offriva i filmati che realizzava, in cambio gli altri pedofili gli inviavano i pezzi della loro oscena collezione. Filmati che appaiono realizzati nell’Europa dell’Est, soprattutto in Russia, o nel Sud Est asiatico. In cui però il volto dei violentatori non si vede mai.

Delle 7 persone individuate dai carabinieri di Lodi nel giro che si scambiava file pedopornografici, 215mila quelli sequestrati, un macellaio e un elettricista erano i più attivi. Sono stati arrestati, assieme ad altri due indiziati, nei giorni scorsi nel cuore della notte sotto gli occhi di mogli e figli increduli.

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