Lodi, il commercialista ucciso: l’asta giudiziaria per un mutuo da 230mila euro

La cascina era stata stimata 653mila euro ma chi l’ha acquistata l’ha pagata quasi mezzo milione in meno

Sarebbe stata un’ipoteca volontaria accesa nell’estate del 2012 sui suoi beni, per 230mila euro, a innescare la spirale che ha portato all’esecuzione immobiliare della porzione di cascina Passerina in cui Francesco V. abita e ha sempre abitato - fino a finire in carcere indiziato di omicidio sabato scorso - con un pignoramento immobiliare poi scattato nel dicembre del 2016. Le procedure per le aste giudiziarie degli immobili sono dettate dalla legge, ma anche dalla fortuna, dato che più tardi arriva un’offerta valida, più il valore di base per acquistare il bene scende, e del 25% a ogni asta. Ma fa riflettere il fatto che il perito che, su incarico di Marco Novati (il custode della procedura di esecuzione forzata nonché figlio del commercialista ucciso) aveva stimato il bene nel gennaio del 2019, avesse indicato un valore complessivo “di mercato” di poco meno di 653mila euro, ridotti da subito del 15 per cento, come è prassi, perché gli immobili venduti all’asta non sono garantiti da vizi occulti e per differenza tra valori catastali e reali, per un prezzo base che si era già quindi ridotto, alla prima asta nel luglio 2019, a 550mila euro.

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