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  anche alla politica nel Lodigiano
 
    Democrazia sul web, il rapporto dei politici del territorio con i social network tra like, stories e cinguettii
Lodi
C’è chi è online 24 ore su 24 e chi non risponde nemmeno al telefono, ci sono politici che, agli eventi pubblici, è persino difficile fotografare in volto, perché stanno sempre a capo chino sullo smartphone. Altri scompaiono dai radar per mesi e si palesano soltanto in campagna elettorale, sperando che qualche follower in più raccattato all’ultimo minuto si trasformi in un voto utile alla poltrona.
Probabilmente sono migliaia le analisi e gli studi sul rapporto tra democrazia e social network, sulle opportunità offerte da questo tipo di comunicazione nell’ambito delle dinamiche politiche. E anche nel Lodigiano, gli esponenti politici negli ultimi anni hanno cercato, chi più chi meno, di sfruttare queste opportunità, ognuno col proprio carattere.
Un viaggio nei profili social della politica lodigiana
Partendo dalle alte sfere, pensiamo ad esempio all’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini: nonostante le posizioni di vertice raggiunte nella sua carriera politica, non è mai stato un “animale” da social network, delegando l’aggiornamento del suo profilo agli uffici stampa, e utilizzandoli soltanto per le comunicazioni istituzionali. La differenza con il suo successore Crosetto è evidente: quest’ultimo, infatti, twitta a più non posso, e in qualche caso qualche follower gli ha già fatto notare che il linguaggio dei suoi “cinguettii” (una su tutte, la “x” al posto del “per” per risparmiare caratteri) stona un po’ con il suo profilo di ministro.
Venendo a Lodi, è significativa la riservatezza di Andrea Furegato, che segue la strada del suo predecessore Guerini: nonostante i 25 anni facciano pensare a un giovane sindaco perfettamente a suo agio tra Instagram e quant’altro, in realtà esiste soltanto il profilo ufficiale “Furegatosindaco”, aggiornato non tutti i giorni, e limitato alle faccende dell’amministrazione. Una nota di colore, in campagna elettorale è nato un profilo ironico, “Le bimbe di Furegato” (a dire il vero, omologato al politicamente corretto con un “bimb*” dotato di asterisco), creato da qualche anonimo ammiratore dell’allora candidato. Ma al netto del profilo fan (che conta comunque un misero bottino di 420 follower, non particolarmente influente), la “latitanza” personale di Furegato dai social e la sua vittoria netta alle elezioni ridimensiona forse l’importanza di Facebook, Instagram e simili nel convincere gli elettori.
Non è certo convinto di questo Lorenzo Maggi, ex vicesindaco: una moltitudine di post, giorno dopo giorno, per raccontare l’attività politica e la vita personale, ma anche e soprattutto le attività dell’associazione che presiede, Lodi Liberale. In questo, Maggi è decisamente più attivo della sindaca che ha sostenuto, Sara Casanova, che molto raramente si è sbilanciata raccontando qualcosa di sé e, anzi, forse ha iniziato a farlo soltanto dopo il tour de force elettorale e dopo aver lasciato la fascia tricolore. Nel suo partito, d’altronde, non mancano gli esempi né in un senso né nell’altro. C’è Pietro Foroni, assessore regionale, che non manca di raccontare nemmeno le performance ciclistiche, oppure c’è il collega di giunta Guido Guidesi, che invece è decisamente più silenzioso. Il sindaco Maurizio Villa, di Sant’Angelo, non esiste online, mentre scendendo nella Bassa, Francesco Passerini ed Elia Delmiglio postano incessantemente.
Non si può non citare almeno @pbaffi, la consigliera regionale Patrizia Baffi, con la sua “Agenda settimanale” su Instagram, oppure l’assessore Francesco Milanesi, che sta cercando di rilanciare la sua immagine con una presenza massiccia sui social tra emoji e dei video amatoriali, o ancora il “work in progress” di Valentina Barzotti che ha postato su Instagram gli scatoloni del trasloco romano quando pensava di dover lasciare il seggio in parlamento (poi invece è stata confermata).
Poi un conto è postare, un altro è lasciarsi trascinare in battaglie a colpi di commenti: qualche esponente dei battaglieri non manca anche tra i primi cittadini del Lodigiano, ma per lo più la tendenza è quella di non lasciarsi trascinare in discussioni che, spesso, si trasformano in insulti poco argomentati a cui nessun sindaco si è mai abbassato a rispondere a tono.
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