Il commento / Meloni-Salvini, salite e discese nell’epoca della politica “fluida”

L’editoriale del direttore del «Cittadino» Lorenzo Rinaldi

Per confutare il pensiero di quanti sostengono che sia errato parlare di crescita vorticosa di Fratelli d’Italia, di un brusco salto in avanti, avvertendo al contrario che il partito ha registrato una crescita costante nel tempo, basta opporre l’evidenza dei dati. Alle politiche del 2013 il partito di Giorgia Meloni era fermo al 2 per cento; è salito al 3,7 alle europee del 2014, al 4,3 alle politiche del 2018, al 6,4 alle europee del 2019 e ha toccato, lo scorso 25 settembre, il 26 per cento. In tre anni, dal 2019 al 2022, Fdi ha guadagnato 19,6 punti percentuali, un po’ troppo per poter parlare di una crescita costante e progressiva nel corso del tempo. Al contrario, quel + 19,6 per cento evidenzia una vera e propria impennata di consensi, raccolti in breve tempo in parte preponderante all’interno del recinto del centrodestra e strappati alla Lega, che ha registrato un crollo, reso ancora più amaro nelle roccaforti del Nord. Il partito di Matteo Salvini ha registrato, fino al 2019, un percorso di crescita simile a quello di Giorgia Meloni, con una fiammata improvvisa, entrando poi in una fase discendente altrettanto rapida. Anche in questo caso i numeri sono incontestabili. Alle politiche del 2013 la Lega era ferma al 4,1 per cento; alle europee del 2014 era salita al 6,2, per passare poi al 17,2 per cento alle politiche del 2018 e arrivare al 34,2 per cento alle europee del 2019, compiendo nell’arco di un solo anno un balzo in avanti di ben 17 punti percentuali. Tutto tranne una crescita costante e per piccoli passi. A tale exploit ha fatto seguito una brusca caduta, in occasione delle politiche del 25 settembre 2022, quando la Lega è precipitata all’8,8 per cento, lasciando sul campo ben 25,4 punti percentuali. Un’enormità.

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