
Fotovoltaico sui campi lodigiani, è iniziata una vera invasione, Santantonio: «Il Lodigiano non sia sacrificato»
L’INTERVISTA Il presidente della Provincia lancia un grido d’allarme: «Dati impressionanti»
«La velocità e l’intensità con cui il fotovoltaico a terra si sta sviluppando rischiano di stravolgere i connotati del nostro territorio ed in particolare la sua identità paesaggistica in modo molto più profondo ed impattante di quanto non abbia già fatto la logistica, un fattore a cui il Lodigiano ha già pagato un dazio altissimo, sia per l’effetto di condizioni oggettive di “attrattività” per questo tipo di insediamenti che per ritardi e talora inadeguatezze della programmazione territoriale».
Presidente Santantonio, dalle sue parole traspare una seria preoccupazione. Credo che il territorio non si sia ancora reso conto a pieno che siamo di fronte a un momento di grandi cambiamenti. Non necessariamente positivi...
«In questo momento siamo stretti in una morsa che non ci concede spazio di azione per governare il fenomeno. Tutti gli elementi che regolano il sistema spingono verso l’incentivazione economica e la semplificazione dei procedimenti autorizzativi, senza effettiva possibilità di condizionamento a livello locale, ed il Lodigiano, ancora una volta, per le sue caratteristiche appare uno dei contesti più “appetibili” per gli operatori del settore».
Da settimane «il Cittadino» denuncia la situazione. Che idea si è fatto?
«L’accelerazione che abbiamo registrato nel 2024 è già più di un campanello di allarme».
Cosa significa? Diamo le dimensioni del fenomeno.
«All’inizio del 2024 il territorio contava 19 impianti di fotovoltaico a terra, per una potenza installata di circa 22 megawatt ed una superficie occupata stimabile tra 250.000 e 300.000 metri quadrati: si trattava di impianti in esercizio da oltre un decennio, le cui autorizzazioni risalivano al 2010 e 2011. In 12 mesi la situazione è letteralmente esplosa, con 7 nuovi impianti autorizzati ed attualmente in costruzione ed altri 5 in progetto, con istruttoria autorizzativa in corso. Oltre al numero, colpiscono le dimensioni medie, vistosamente superiori a quelle degli impianti già esistenti: in termini di potenza siamo passati da circa 1 a circa 10 megawatt ed in proporzione aumenta naturalmente anche la superficie occupata, tenuto conto che per ogni megawatt si stimano tra i 10.000 ed i 15.000 metri quadrati».
Numeri impressionanti...
«Restando bassi, significa che nell’arco di un anno stanno per essere scaricati sul territorio oltre un milione di metri quadrati di terreno occupati da pannelli: fa impressione, soprattutto se si pensa che la logistica ha impiegato due decenni per totalizzare un ingombro analogo di superficie coperta. E stiamo parlando solo dei procedimenti istruiti dalla Provincia in regime di Autorizzazione Unica, senza considerare quelli di competenza comunale (PAS, Procedura Abilitativa Semplificata), a cui si riconduce per esempio il caso attuale e dibattuto della Triulza di Codogno. E attenzione perché sullo sfondo si staglia l’ombra di una maxi installazione agrivoltaica da 60 megawatt e quasi 1 milione di metri quadrati, tra Mulazzano e Zelo Buon Persico. Al momento si tratta di una procedura di VIA di competenza ministeriale, proprio per il taglio dimensionale così significativo, in fase di “verifica amministrativa” dallo scorso 17 dicembre, ma anche se con tempi più lunghi (non meno di un anno) alla fine sarà il territorio a doversi confrontare con questa prospettiva».
Messa così, questa tanto attesa energia pulita pone seri interrogativi sull’impatto su territori piccoli e delicati come il nostro....
«L’Italia ha “fame” di energia pulita, autoprodotta ed a costi contenuti e la Lombardia ancor di più. La nostra Regione assorbe oltre il 21% dei consumi nazionali ma copre meno del 18% della produzione, con un contributo delle fonti rinnovabili inferiore al 20%, rispetto ad una media nazionale superiore al 30%. Nel frattempo, la normativa, con il cosiddetto Decreto Energia, sta dettando il passaggio dal prezzo unico nazionale dell’energia elettrica ad un nuovo sistema su base regionale, che premia le aree che consentono l’installazione di una maggiore quota di impianti “green”. Non è ovviamente un caso che tutto ciò accade mentre le Regioni sono impegnate a dare attuazione, entro la prima metà del 2025, al Decreto Aree Idonee, per definire dove gli impianti rinnovabili possono essere realizzati con procedure autorizzative accelerate. Il Decreto ripartisce tra le Regioni i contingenti di potenza elettrica aggiuntiva da fonti rinnovabili da raggiungere entro il 2030, assegnando alla Lombardia un obiettivo di 8.766 megawatt. A questo proposito, nelle elaborazioni a supporto della Legge in preparazione Regione Lombardia ritiene che il fotovoltaico possa coprire il 92% di questo fabbisogno, con una quota del 42% con impianti su superfici edificate ed il resto tra agrivoltaico e fotovoltaico al suolo. Ciò equivale, sempre in base alle stime regionali, ad una occupazione di suolo agricolo pari a 7.000 ettari. Nominalmente potrebbe sembrare un dato “sostenibile” su scala regionale (equivale allo 0,62% della superfici agricola totale della Lombardia), ma il punto è un altro».
Vale a dire?
«Allo stato attuale non sono infatti previsti meccanismi che evitino di concentrare forti quote di questo contingente in determinati contesti territoriali, in presenza di aree classificate come idonee e con un riconosciuto “potenziale installativo”, a cui concorrono fattori come la disponibilità di superfici e la prossimità alle grandi reti di connessione elettrica che di certo non fanno difetto al nostro territorio».
Dunque in assenza di regole e con grandi interessi economici in campo il piccolo Lodigiano è spacciato. Sui nostri campi ospiteremo immense distese di pannelli solari. Ho capito bene?
«Se mettiamo insieme le circostanze che ho appena citato, comprendiamo bene il tipo ed il livello di rischio che potrebbe investire il Lodigiano, un’area che per caratteristiche appare come poche altre “vocata” a questa funzione. Già siamo nel cuore - se non addirittura “il” cuore - di una maxi piattaforma logistica che orbita attorno al sistema produttivo più sviluppato d’Italia, non possiamo diventare anche il parco fotovoltaico lombardo!»
Va bene lanciare l’allarme, ma in concreto cosa può fare la Provincia di Lodi? Mi pare onestamente una lotta impari...
«Ci stiamo impegnando nel confronto con il legislatore nazionale e regionale per vedere affermato un principio fondamentale di salvaguardia del territorio: non basta definire i criteri di idoneità delle aree, bisogna anche stabilire dei contingenti massimi di superfici occupabili, in proporzione alle dimensioni territoriali e con riguardo ad altre specificità, tra cui la fragilità idrogeologica, l’identità paesaggistica, la continuità della rete ecologica, la vulnerabilità agli effetti di surriscaldamento climatico».
Buona fortuna. Sarà dura farsi rispettare...
«Purtroppo il quadro si sta rapidamente muovendo in direzione di una semplificazione molto spinta. L’ultimo Decreto Legislativo dello scorso novembre ha sottratto alla Valutazione di Impatto Ambientale tutta una serie di impianti, per esempio gli agrivoltaici con continuità di conduzione agricola per potenze fino a 5 megawatt oppure i flottanti su laghi di cava fino a 10 megawatt, di cui abbiamo un caso nel Lodigiano. La logica sottesa a questa dinamica è comprensibile ed anche in buona parte condivisibile, ma noi diciamo: attenzione! La sostenibilità ambientale deve essere valutata a 360 gradi, l’energia “pulita” non può essere causa della compromissione di altre matrici ecologiche e, nel nostro caso, di un intero ecosistema che è anche culturale e sociale. È un altare sul quale non intendiamo sacrificare la tenuta della nostra identità, già così insidiata da tanti altri fattori di pressione».
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