Ferrari: «La festa dell’Unità resta un momento di gioia, stiamo già pensando all’edizione del 2026»
MACHETE AL CAPANNO Parla il segretario provinciale del Pd
Quanto successo al Capanno ha assunto contorni nazionali. Come lo avete vissuto?
«Nessuno di noi era preparato a una risonanza mediatica tanto clamorosa - risponde il segretario provinciale del Partito democratico, Andrea Ferrari, in merito alla rissa di sabato sera in cui uno dei contendenti, tutti giovani, ha estratto un grosso coltello -. La vicenda ha assunto contorni nazionali più per effetto di un tam tam amplificato che per la reale portata dei fatti, con commenti e giudizi arrivati anche da chi non conosce né la festa né le dinamiche di quella serata. Abbiamo scelto di affrontare questo momento senza cedere all’emotività, mantenendo una posizione di equilibrio e ribadendo il valore della Festa dell’Unità come spazio di incontro, confronto e partecipazione. Tra le nostre certezze vi è la condanna ferma e senza attenuanti dell’episodio, che nulla ha a che vedere con lo spirito della festa. Con altrettanta chiarezza, ci siamo messi a disposizione delle forze dell’ordine, che stanno lavorando con professionalità per approfondire i fatti. La Festa dell’Unità resta un luogo sicuro, animato da migliaia di ragazze e ragazzi che hanno partecipato con gioia e responsabilità».
L’episodio è grave. I volontari cosa hanno detto?
«La reazione dei volontari è stata davvero commovente per il senso di responsabilità che hanno dimostrato fin dal giorno successivo all’episodio, in occasione della serata tradizionalmente dedicata al tombolone finale. Molti mi hanno scritto parole semplici ma forti: “andiamo avanti, non roviniamo una bella festa per colpa di pochi violenti”. Questo spirito ha reso evidente come la Festa dell’Unità sia fatta innanzitutto da persone che credono nel valore della comunità e del lavoro condiviso. In particolare, i ragazzi e le ragazze che gestiscono lo Spazio Giovani, dove l’episodio è avvenuto, hanno mostrato una maturità straordinaria. Con grande serietà hanno garantito che la serata conclusiva si svolgesse in sicurezza, accogliendo centinaia di coetanei. A loro va il mio ringraziamento personale e quello di tutta l’organizzazione della festa. È grazie a volontari così che, nonostante tutto, la Festa dell’Unità continua a essere un luogo di incontro e di partecipazione serena».
È dispiaciuto per la polemica politica? In fondo la dovevate mettere in conto e lei è politico di esperienza...
«Sono certamente dispiaciuto, ma non sorpreso, per il tono assunto da tante dichiarazioni provenienti da forze politiche e da singoli rappresentanti di partito. È evidente che qualcuno abbia voluto usare l’episodio per attaccare, dimenticando che le feste - non solo quelle politiche - sono innanzitutto un valore sociale e aggregativo, e che sarebbe positivo se in città ci fossero occasioni simili promosse da tutte le forze politiche. Sono convinto che, se un episodio analogo fosse accaduto in un’altra festa, la posizione del Partito democratico sarebbe stata molto diversa, improntata al senso di responsabilità e non alla strumentalizzazione. La stessa cosa che si potrebbe dire se questo incidente fosse avvenuto in uno stadio o qualche altro luogo di aggregazione. Per questo ci tengo però a ringraziare pubblicamente il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, che sui social ha lasciato un messaggio di solidarietà. Abbiamo apprezzato il suo equilibrio: da un lato la condanna netta dell’episodio, dall’altro il riconoscimento della Festa dell’Unità come un momento politico e inclusivo, che non può essere ridotto a quella singola vicenda».
Il rischio è che quanto successo offuschi il lavoro di decine di volontari. Ne avete parlato?
«Ne abbiamo parlato tutti insieme nella serata dedicata ai volontari e alle volontarie, con la convinzione che fosse giusto andare avanti. Naturalmente ci siamo impegnati anche a riorganizzare alcuni aspetti di sicurezza e organizzativi, perché episodi simili non si ripetano. Abbiamo anche voluto ancora una volta ringraziare le forze dell’ordine per la straordinaria professionalità del loro lavoro anche nei momenti di maggior criticità: il dialogo, nel rispetto dei ruoli, non è mai mancato. La nostra comunità resta però unita e motivata. Siamo convinti che la gioia e la voglia di stare insieme debbano prevalere. Non ci faremo condizionare da chi cerca di trasmettere paura e di scoraggiare la partecipazione a una festa che da sempre accoglie un pubblico variegato e responsabile».
È sempre più difficile organizzare momenti di festa, convivialità ma anche riflessione come la Festa dell’Unità. Andrete avanti?
«Organizzare feste popolari oggi è sempre più complesso per la mole di burocrazia che accompagna ogni iniziativa. Spesso i rischi interpretativi delle normative finiscono per scaricare troppe responsabilità su chi, da volontario, si impegna senza essere un organizzatore di professione. Nonostante questo, andremo certamente avanti pensando già alla festa del 2026. Ci impegneremo a riorganizzare ancora meglio gli aspetti legati alla sicurezza, perché è giusto tutelare chi partecipa. Ma non possiamo permettere che poche persone rovinino lo spirito di una serata di divertimento e incontro, che appartiene alla Festa dell’Unità così come a tanti altri luoghi di socialità della nostra comunità».
Una riflessione - anche da sinistra - la merita il fatto che, oggi, appare quasi normale trovare ragazzini armati. Minimizzare non mi pare il modo migliore per affrontare un problema drammatico che in Inghilterra e Francia conoscono da anni.
«La nostra società sta cambiando, anche nelle città di provincia, forse dobbiamo tutti aprire gli occhi e interrogarci su costa sta accadendo. Questo è il vero nodo: provare a interpretare i comportamenti dei giovani senza liquidarli con la solita frase “ai miei tempi non sarebbe mai successo”. Il disagio che vivono tanti ragazzi e ragazze riguarda l’intera società, che deve interrogarsi seriamente e costruire percorsi di prevenzione più profondi, coinvolgendo istituzioni e tutte le agenzie educative. Non possiamo continuare a far finta di non vedere che episodi di violenza o dinamiche di scontro tra bande riguardano anche il nostro territorio lodigiano. Se vogliamo ricostruire una coesione sociale più forte, serve un nuovo patto tra istituzioni, volontariato, associazioni e scuola. Dare ogni volta la colpa ai singoli significa non affrontare un fenomeno che è molto più ampio e radicato. In questo nuovo patto anche la Festa provinciale dell’Unità vuole offrire il proprio contributo: con i suoi oltre 10.000 partecipanti quest’anno, rappresenta uno spazio di socialità e di incontro che mette a disposizione la propria storia e la propria esperienza».
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