
Ferrabini, ecco il progetto del nuovo lido sulle sponde dell’Adda a Lodi
PISCINA Gli architetti Stefania e Lucia Rozza, Ugo Viotti e il geologo Giovanni Viganò svelano le scelte di fondo
Un anno di lavoro intenso, anche un po’ oltre i confini dell’incarico. Perché «siamo nati a Lodi e viviamo a Lodi, la Ferrabini è anche un po’ nostra e abbiamo sentito forte la responsabilità di dare il nostro contributo anche per sanare una ferita della città». Alle porte dei cantieri, sono i progettisti della rinascita della Ferrabini a svelare il dietro le quinte del lavoro di ideazione e progettazione di quello che, a tutti gli effetti, si candida a essere una sorta di nuovo lido in città con affaccio sul fiume Adda. Abbiamo una delegazione del gruppo di lavoro - gli architetti Stefania Rozza, Lucia Rozza, Ugo Viotti, il geologo Giovanni Viganò - , ma a concorrere al lavoro collettivo per la rinascita del sito ci sono anche gli ingegneri Paolo Esposti, Gianpaolo Cabrini, Paola Zambardieri, Massimo Bigatti e il perito Paolo Formenti.
Il primo passo per immaginare il futuro dello storico impianto nato negli anni Sessanta è stato «lanciare il cuore oltre l’ostacolo - racconta l’architetto Viotti - e mi ha aiutato la mia duplice anima di architetto e sportivo, che gira gli impianti e conosce i problemi. Il principale, come per molti altri, era sostenibilità: come rendere appetibile per un gestore il complesso che, con le sole piscine, è utilizzabile tre mesi l’anno? Ampliando spazi, servizi e quindi possibilità di utilizzo». Da qui è nata l’idea di raddoppiare il sito, annettendo una zona golenale da 6200 metri già di proprietà del comune da rendere solarium con affaccio sul fiume, modello Canottieri. «Già all’epoca della Cattedrale avevamo avuto la possibilità di vedere come la gente amasse queste balze sul fiume - spiega ancora l’architetto Rozza - : non ci saranno realizzazioni di alcun genere, ospiterà lettini come area relax e un chiosco prefabbricato e rimovibile in ogni momento, come ci sarà un piano di emergenza dedicato». Nell’area invece ceduta al Comune dalla lottizzazione ex Sicc - che sarà oggetto di riempimento dal privato fino a una quota concordata - sarà poi parte del complesso che ospiterà campi da padel e da beach volley, che permetteranno di far vivere l’impianto oltre la stagione estiva, grazie al sistema di recinzioni differenziate, ma anche ai doppi spogliatoi, per piscina e campi sportivi, così che possano essere utilizzati per più mesi all’anno. «Siamo partiti dal progetto precedente per recuperare quanto più possibile - hanno spiegato ancora i progettisti, entrando anche nel merito della piscina adulti, che avrà un fondo variabile tra 110 e 165 centimetri -: sulla vasca grande si è fatta una scelta, con il primo appalto, di fare un fondo a quota 1,68 centimetri, per creare una piscina ricreativa, considerato che Lodi ha già due piscine olimpioniche. Demolire il fondo avrebbe comportato, banalmente, lo smaltimento di qualcosa come 750 tonnellate di materiale, un’operazione da circa 400 mila euro, ma avrebbe anche comportato anche il potenziamento degli oneri connessi al volume dell’acqua maggiore».
Creato anche un nuovo corpo di fabbrica tecnico accanto alla vasca grande - mascherato con una sorta di terrazzo-solarium e una scarpata verde - , si è lavorato anche per un nuovo terrazzamento nell’area ristorante e per trovare una soluzione al passaggio della ciclabile, per cui «nel periodo di apertura dell’impianto esiste già un’alternativa in parte già realizzata con la lottizzazione». Ora gli occhi sono puntati sull’affidamento dei cantieri - 273 giorni di lavori da cronoprogramma per la realizzazione - e l’auspicio è che si trovi una gestione che possa valorizzare al meglio uno scorcio di città in pieno centro ormai, ma con vista fiume.
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