Elisa, travolta dal treno: il padre chiede la riapertura del caso
Maleo Walter Conzadori, padre della vittima, si appella perché venga fatta luce sulla tragedia avvenuta al passaggio a livello di Maleo. Non si arrende alla verità processuale.
«Hanno riaperto dei processi che sono iniziati vent’anni fa, perché il “mio” non lo devono riaprire?». Walter Conzadori è il padre di Elisa, la 34enne di Pizzighettone travolta da un treno al passaggio a livello di Maleo il 15 agosto 2020, mentre rincasava dal lavoro all’IperFamila di Codogno, alla guida della sua Citroen. Trascorsi cinque anni dalla tragedia, non è ancora stata fatta giustizia. Nell’ottobre 2023 il Gip di Lodi ha archiviato il procedimento penale a carico dei tre operai di Rfi incaricati della manutenzione dell’incrocio ferroviario: nessun colpevole. Ed entro il 16 dicembre dovrebbe concludersi il processo civile per il risarcimento del danno ai famigliari della giovane donna. Ma anche qui il genitore sa di non potersi aspettare molto: «Ho dovuto rivolgermi a uno studio di Milano per provare ad ottenere almeno il danno morale – spiega Walter Conzadori -, perché non volevano riconoscere neanche quello». Sessantasette anni compiuti da poco, ex saldatore meccanico alla Caldaie Melgari di Cremona, sua città natale, il padre di Elisa non è però il denaro che ha in mente. Vuole la verità. E la vuole per la memoria della figlia. Così affida alle pagine de “Il Cittadino” il suo appello per la riapertura del caso in sede penale. «Io sono un povero pensionato – racconta -. Ho fatto il mutuo per pagare gli avvocati e non posso tirare fuori altri soldi, ma non voglio fermarmi. Sentendo gli avvocati dicono che si può riaprire il caso, ci sono delle cose che non tornano, e hanno riaperto processi dopo vent’anni». Non lo nomina espressamente ma se glielo domandi il signor Conzadori risponde che sì, il riferimento è a Garlasco, alla morte della 26enne Chiara Poggi per cui è stato condannato il fidanzato Alberto Stasi, «ma anche a tanti altri processi». Da quel tragico Ferragosto del 2020 la sua vita, prosegue Walter, non è più la stessa. «Sto ancora andando dallo psicologo – ammette -. Di giorno me la cavo, perché sto in mezzo alla gente, ma la notte sono incubi, a letto non dormo. Devo prendere dei farmaci per dormire». Elisa all’epoca dell’incidente viveva già fuori casa, a Pizzighettone, insieme al fidanzato. Ma il padre spiega che si sentivano tutti i giorni e quando aveva bisogno, andava a farle dei lavoretti. «Entravo nelle caldaie e non ho mai avuto paura, adesso ho paura ad andare in ascensore» dice. Quest’uomo mite, che non ha mai cercato visibilità, oggi trova le parole per chiedere una cosa sola: «Voglio giustizia per mia figlia – ripete -. Anche se ne ho pochi di soldi, non m’interessano, ma “i potenti” non devono farla franca. Lo sanno tutti quanti guasti ci sono stati al passaggio a livello di Maleo e ci sono i testimoni che hanno raccontato di aver visto la sbarra dalla parte di Elisa alzata, quando stava arrivando in macchina». Poi mostra il messaggio di un certo A. che commenta il progetto di soppressione del passaggio a livello di Maleo, per sostituirlo con un sottopasso: “Verrà eliminato così nessuno potrà più dimostrare l’innocenza della ragazza, tra l’altro ho fatto anni a passare in treno di lì ed erano più le volte che il passaggio a livello era guasto, con ritardi spaventosi per tornare a casa”. «Anche la perizia cinematica non è stata fatta correttamente, basta vedere il servizio delle “Iene” – osserva Walter Conzadori -. Perché Elisa arrivava a 20/30 all’ora, mentre nella perizia la macchina è stata spinta sotto la sbarra. Il cofano della macchina di Elisa non si è segnato, per cui la sbarra era in piedi. Altrimenti sarebbe stato rigato».
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