«Piarda Ferrari, le ragioni del mio dossier»

Lodi Il caso è approdato in commissione Ambiente

Lodi

Egregio direttore, leggendo su «Il Cittadino» l’articolo in data 15 maggio in riferimento al dossier da me scritto e consegnato al presidente Michele Merola (commissione Ambiente Territorio 13 maggio),

sono a ringraziare la collega Rossella Mungiello per la consueta precisione di quanto riportato. Essendo autore, con scrupolo, del dossier - vi ho lavorato una notte intera - preciso per trasparenza quanto segue.

Il dossier è stato scritto con equanimità a vantaggio dell’approfondimento e della condivisione dei fatti, e delle conseguenze ecologiche (200 ton di ossigeno annue perse, 400 ton di legname fresco asportato: smaltito o venduto?) per tutti i consiglieri presenti, di maggioranza e minoranza. Senza dossier avrei dovuto parlare ore, così ho potuto essere conciso. Come anticipato a Merola, ho chiesto la possibilità di affidare a lui la distribuzione su richiesta del faldone, per essere breve ed efficace, nel rispetto del funzionamento e della risoluzione della seconda “puntata” della Commissione Ambiente.

Nel metodo, preciso che non si tratta di pubblicazione a mezzo stampa ma di informativa privata, e che comunque riportare in pubblico conversazioni tra ruoli, ci ha permesso dopo il Duemila di avere notizie rilevantissime, tutte passate al vaglio delle procure, di fatti dirimenti nella recente cronaca italiana: primi fra i quali, i rapporti tra banchieri, politici e istituzioni nella vicenda della Banca Popolare di Lodi nel 2005, che ha portato all’arresto di Gianpiero Fiorani il 13 dicembre di quell’anno. Il centrosinistra italiano ha preso a piene mani le conversazioni di Silvio Berlusconi, ai tempi delle inchieste sulle feste ad Arcore, e io stesso fui autore di un lavoro basato su intercettazioni, insieme ai colleghi de “l’Espresso”, che ebbe i complimenti, tramite telegramma, a casa Biagi, con Sergio Zavoli, degli allora sindaco Lorenzo Guerini (Margherita) e assessore alla cultura (DS) Andrea Ferrari. Era il giugno 2011.

Ogni professione ha le proprie deontologie e ogni contesto le sue regole. Per esempio, come skipper, ho avuto il piacere di comandare imbarcazioni con sondaggisti come ospiti, i quali conversavano tra loro riguardo figure politiche nazionali molto note, come Toti o Zaia; io mai e poi mai rivelerei o trascriverei su carteggi privati o interni elementi appresi in altri contesti, ove la mia presenza rappresenta un ruolo professionale differente.

Qui a Lodi, in Piarda, dalla prima ora ho raccolto e pubblicato le voci di tutti, anche con video “reel” social diventati virali: come il pianto di Tiziana Merlo, nipote del grandissimo barcaiolo lodigiano Giovanni Merlo, eroe del Polesine 1951.

Mi sembra la cosa più naturale del mondo che se un istituzione, nell’esercizio delle sue funzioni, conferisce con me, raggiungendomi al bosco, in medias res, non sia una chiacchiera tra amici del bar su questioni sentimentali, sempre coperte, ma un’interlocuzione di rilevanza quantomeno cittadina.

Sul ruolo “sempre pubblico” di chi ricopre ruoli istituzionali, sono stato recentemente illuminato da Manuela Minojetti, avvocata e assessora alla sicurezza, oltreché mia compagna di lista civica Buongiorno Lodi (nella quale immagino di non essere più gradito avendo espresso liberamente le mie idee a difesa di princìpi, valori e interessi generali), nel suo contestare l’opportunità per Antonio Ugge’, presidente del Consiglio Comunale, di rilasciare dichiarazioni alla stampa come figura personale sulla tomba di Sergio Ramelli, con Gianmario Invernizzi. Avevo un’idea più privatistica di un rappresentante che parla senza fascia, ma fu proprio lei a convincermi, riuscendoci, che un’istituzione è istituzione sempre, quindi lo è anche il sindaco quando parla con me di questioni cittadine, o Tommaso Premoli, suo delegato, se si esprime riguardo le politiche fluviali lodigiane.

In ultimo, a sostanza della mia buona fede, preciso che avrei quintali di materiale privato che va in autodistruzione per tutelare la privacy di chi conferisce o si confida con me, persino di Gianpaolo Colizzi quando parla di “morte” e mi accusa di essere un “sicario”, “armato” da chi lui ben sa. Né ho scelto di dettagliare nel dossier la Domenica di furore quando Furegato ha bloccato in Piarda la cementificazione di Martino, grazie a una telefonata di Premoli.

Concentriamoci sul tema, cari lodigiani e cittadini del mondo: un grande ecosistema naturale non esiste più, un polmone si è spento, in cambio ritroviamo un filare di oleandri tossici, dei quali ancora nessuno ha rivendicato la paternità, qualche farnia fuori ambiente (cattedrale vegetale bis?), e da domenica prossima un tappeto di fiorellini di vivaio irrigati con acqua del pubblico acquedotto. Tutto sotto il sole estivo che arriverà, impietoso, senza più le fronde di alberi secolari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA