Lodi: «La straordinaria forza avvolgente di Antonio Baietta»

Antonio Baietta era Il presidente. Ma come tutti quelli che hanno la fortuna di arrivare a una ragguardevole età ricoprendo un ruolo di vertice in un’organizzazione, Baietta non aveva avuto la lungimiranza di accorgersi che il proprio tempo era finito e che occorreva dare spazio alle nuove generazioni. Quando fu messo da parte, tolto dal ruolo di vertice, cercò fini all’ultimo istante di rimanervi: per passione, intendiamoci, e non per bramosia di potere. Chiedeva di uscire in modo diverso. Era troppo innamorato di quella realtà, che considerava a tutti gli effetti come una sua creatura, per privarsene. Non che lui, alla cooperativa Santangiolina, storico sodalizio della raccolta del latte, non riconoscesse spazio agli altri. Ma sempre relegando i suoi collaboratori ad un ruolo secondario, quasi di comparse. Non accorgendosi che quegli eredi, prima giovani promesse, poi rampolli emergenti, infine uomini belli e fatti, cominciavano a propria volta a desiderare una propria autonomia e legittimazione, e non volevano più avere il ruolo di figuranti. Una volta estromesso, se ne dispiacque moltissimo: ma con stile e garbo, e soprattutto signorilità. Si ritirò in cascina, finalmente dedicando tutto il proprio tempo ai famigliari. Non era nato produttore o coltivatore, ma aveva saputo interpretare questo modo, magistralmente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA