«Allarme sicurezza anche nel Lodigiano: una frattura tra i cittadini e il “palazzo”»

«La politica tradizionale, di ogni colore, ha smesso di occuparsi dei problemi concreti delle persone»

I risultati delle recenti elezioni regionali in Calabria, dove il 57% degli elettori ha disertato le urne, non sono un caso isolato, ma il sintomo drammatico di una malattia democratica che colpisce l’intero Paese, da Sud a Nord. Quella frattura tra cittadini e “palazzo” è la stessa che respiriamo ogni giorno anche a Lodi e nel Lodigiano. La disaffezione al voto non è mero disinteresse, ma una vera e propria protesta silenziosa contro una politica percepita come distante. Mentre i partiti si autocelebrano per le loro vittorie, la maggioranza dei cittadini li ignora. E non possiamo biasimarli. Anche a Lodi assistiamo a un progressivo allontanamento dalla partecipazione. Alle ultime regionali del 2023, nella nostra provincia ha votato appena il 40,76% degli aventi diritto: quasi sei lodigiani su dieci hanno preferito non esprimersi. E alle comunali del 2022 l’affluenza si è fermata al 56,42%. Sono cifre che dovrebbero far tremare chiunque abbia a cuore la democrazia. La ragione di questa sfiducia è chiara: la politica tradizionale, di ogni colore, ha smesso di occuparsi dei problemi concreti delle persone. A Lodi, come in tante altre città, i cittadini si sentono sempre più insicuri. Si confrontano quotidianamente con episodi di microcriminalità, risse, degrado urbano e con le difficoltà di una convivenza con l’immigrazione che, se non gestita correttamente, genera tensioni sociali e paure. Eppure, queste preoccupazioni reali vengono troppo spesso liquidate con slogan ideologici o, peggio, ignorate dal dibattito.Il senso di insicurezza percepito non è un’invenzione, è la realtà di chi vive i quartieri. I cittadini chiedono più controllo del territorio, rispetto delle regole e una gestione dell’immigrazione che sia sinonimo di integrazione vera e non di problematiche crescenti.

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