Green / Centro Lodigiano
Lunedì 21 Aprile 2025
In collina a San Colombano si sperimenta l’ulivo: «Una diversificazione per il futuro»
PRODUZIONE L’azienda Nettare dei Santi apre la strada, il sogno è di ridare vita ai poderi incolti
Là dove ci sono incolti e vigneti abbandonati potrebbero spuntare oliveti. La produzione di olio extravergine potrebbe essere un pezzo di futuro della collina di San Colombano. Sabato scorso l’azienda vitivinicola Nettare dei Santi ha aperto la strada alla sperimentazione piantumando il primo ettaro di olivi in località Poggio Rosso, tra Malpensata e Belfuggito, L’uliveto è stato impiantato al posto di un vecchio vigneto aggredito dalla malattia. Tempi lunghi per la produzione, ma il progetto è avviato.
«Gli olivi hanno bisogno di tanta luce e sole, il podere è esposto a Sud, quindi in una posizione ideale, in alta collina dove c’è minore umidità e le gelate sono rare – spiega Gianenrico Riccardi, titolare della Nettare dei Santi -. Ci sono le condizioni perché possa esprimersi, poi anche per noi è una scoperta. Sperimentiamo, e anche per questo abbiamo piantumato tre varietà diverse».
Sono stati messi a dimora 300 olivi del tipo Leccino, Frantoio e Grignano. Le piante hanno circa 2 anni, potranno entrare in produzione tra quattro, e puntano alla qualità, come dimostra la scelta di una coltura non intensiva, 300 piante su un ettaro. Le prime bottiglie d’olio della Nettare dei Santi potrebbero arrivare sul mercato tra cinque anni, con una stima di produzione iniziale di 600 bottiglie. Ma il progetto sembra più una scelta strategica di lungo periodo che un’iniziativa commerciale. Lo stesso Gianenrico Riccardi e il tecnico aziendale Cristian Bergonzi stanno concludendo un corso di formazione apposito, e guardano con interesse alle iniziative del vicino Oltrepò Pavese, dove si punta a costituire una Dop di olio extravergine.
Duplice l’obiettivo: diversificare la produzione, dare un futuro sostenibile alla collina. «Personalmente sono un amante dell’olio, e nell’ottica della nostra attività potrebbe costituire in futuro una bella diversificazione della produzione, non fosse altro che per il consumo proprio, per le degustazioni in cantina, o come complemento dell’offerta, banalmente per i cesti natalizi – conclude Gianenrico Riccardi -. Tuttavia, credo che il suo valore possa essere molto più importante. Gli olivi hanno impianti meno onerosi dei vigneti, la manutenzione è più semplice, basta una potatura l’anno, e anche la produzione è più veloce e semplice del vino: con un frantoio, si spremono le olive e nel giro di poche ore si hanno le bottiglie. Questo significa che anche i tanti amatori della collina potrebbero avere un’alternativa meno costosa e più semplice da gestire rispetto alle vigne. Il sogno è che i tanti incolti di oggi siano riempiti di olivi».n
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