
«Un uomo semplice e sincero, integrerà l’opera di Francesco»
LEONE XIV Monsignor Malvestiti si unisce alla preghiera di tutta la Chiesa per l’elezione del nuovo Pontefice
Il vescovo Maurizio, ieri pomeriggio, era in viaggio verso Brembate, dove ha presieduto la santa Messa nel santuario di San Vittore per la solennità litugrica del santo. Lì, per la prima volta, si è unito ai fedeli nella preghiera per il nuovo santo Padre, Leone XIV. Il cuore, nel pomeriggio, era evidentemente rivolto a Roma, dove i fratelli cardinali stavano scegliendo il nuovo pontefice. Raggiunto telefonicamente, ha commentato a caldo l’elezione di «un sant’uomo» sulla cattedra che fu di Pietro.
Eccellenza, è stata come sempre una scelta sorprendente quella dei Padri cardinali, un nome che pochissimi avevano ipotizzato nei giorni scorsi. Anche lei è stato sorpreso?
«La cosa che ha sorpreso positivamente è stata innanzitutto la breve durata di questo Conclave. Ieri sera, l’attesa di tre ore prima della prima fumata è stata scoraggiante, ma evidentemente c’è stato qualche problema di ordine pratico, perché poi i cardinali si sono ripresi e, nonostante si tratti di una scelta sempre difficile, hanno trovato subito l’accordo sul nome di sua eminenza Robert Francis Prevost, scongiurando il timore di un Conclave prolungato che avrebbe potuto far pensare a divisioni che invece non esistono. Noi italiani, sicuramente, eravamo molto vicini ad altri nomi che erano dati più papabili e che sono persone di tutto rispetto, mentre il cardinale Prevost era conosciuto ma era considerato, per dirla con i termini giornalistici, un outsider. Tuttavia, per la conoscenza che ho della sua vita e del suo pensiero, è una persona molto degna e sarà certamente un ottimo Pontefice».
Avete avuto modo di conoscervi personalmente?
«L’ho conosciuto quando vivevo a Roma per il mio incarico al dicastero per le Chiese orientali: all’epoca, era priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino. Dopo, è partito missionario per il Perù, e ci siamo incontrati nuovamente quando è tornato a Roma in qualità di Prefetto per il Dicastero dei vescovi. L’anno scorso, in questa sua veste, ci ha accolti nella visita ad limina a Roma: come vescovi lombardi, siamo stati invitati all’incontro con Papa Francesco e abbiamo avuto modo di parlare con lui. È stato un incontro lungo, un confronto molto ampio sulle prospettive della Chiesa nei nostri territori, ma con uno sguardo più ampio, ecclesiale.
Ci siamo incontrati di nuovo recentemente, dopo la morte di Papa Francesco: a Roma, soggiornavo presso le suore di Maria Bambina al Colonnato, che è proprio accanto all’Agostiniano, dove lui risiede. Ci siamo quindi incrociati diverse volte andando e tornando dalle varie celebrazioni».
Cosa l’ha colpita di questo Pontefice, nei vostri incontri e anche in questi primi momenti dopo l’elezione?
«La cosa che mi colpisce sempre di lui è la sua semplicità, quel suo sguardo spirituale che lo contraddistingue. È una persona di grande profondità, dà l’idea davvero di un anelito alla santità. Quando l’ho visto arrivare, con la mozzetta rossa, mi ha dato anche il senso di una grande libertà interiore: ha indossato gli abiti tradizionali, ma senza ostentazione, dando così un messaggio, secondo me, di libertà che non cede né a un conservatorismo fuori tempo né ostentando una purezza che deve essere nel cuore, e non negli abiti. Non teme giudizi di discontinuità con Francesco, perché la continuità è pronto a dimostrarla nei fatti, nei contenuti».
Secondo lei, quindi, sarà un pontificato di continuità con quello di Papa Francesco?
«Il grazie sincero a Papa Francesco, che il nuovo Papa ha pronunciato dalla loggia delle Benedizioni di San Pietro, fa capire che si pone nel solco del suo predecessore. Ad esempio, sul tema della pace: quel saluto di pace pronunciato utilizzando le parole evangeliche è stato toccante. In un mondo diviso, sono parole forti, e sono forti proprio perché non sono pronunciate da un semplice uomo, ma sono le parole pronunciate da Gesù nel Vangelo. Così, questo augurio di pace diventa una promessa che ci anima di speranza. Quando ho sentito le sue parole, ho sentito la speranza crescere nel mio cuore, quella speranza che non delude che dà il titolo al Giubileo».
Ci sono stati poi il riferimento ad Agostino, «sono cristiano con voi e vescovo per voi», e poi alla Madonna di Pompei. Che messaggio ci lasciano questi due riferimenti?
«Da una parte, il riferimento alto a uno dei Padri della Chiesa, Agostino, dall’altro la semplicità con quella preghiera elevata alla Madonna, recitata insieme ai fedeli riuniti in piazza San Pietro e ai fedeli di tutto il mondo. E non dimentichiamo il messaggio pronunciato in spagnolo, un gesto di vicinanza al popolo sudamericano che l’ha accolto come missionario. È un Papa statunitense, ma anche del Sudamerica. È il Papa dei due mondi, e già questo lo rende la persona ideale per continuare l’opera di Francesco come costruttore di ponti».
Un ponte ideale è quello che lega la diocesi di Lodi con la città di Chicago, dove è nato Prevost: santa Cabrini. Che da emigrante in America fu adottata da quella città. Cosa ne pensa?
«Siamo legati a Chicago dal nome di questa piccola grande santa lodigiana che ha attraversato l’oceano per diventare punto di riferimento per i migranti, per gli ultimi, raccontando a tutti che Dio non abbandona nessuno, che Dio ama tutti, come ha ricordato anche Prevost dopo la sua elezione. Dal 4 al 7 settembre saremo a Roma, pellegrini come diocesi di Lodi per il Giubileo, e sicuramente saremo con il Papa nel nome di questo legame con santa Cabrini».
Un ultima domanda riguarda il nome scelto dal cardinale Prevost: Leone XIV è un nome che ha sorpreso tanti...
«Sicuramente non ci aspettavamo questo nome, ma non ci aspettavamo nemmeno Francesco. Ripensando a Leone XIII, non possiamo non guardare alla sua enciclica Rerum Novarum: fu un Pontefice attento al mondo in cui viveva, ma anche molto legato alla dottrina. Il suo successore è laureato in matematica, in filosofia, ma anche in diritto canonico: è quindi una persona di grande cultura, con una formazione trasversale, ed è anche un esperto delle norme della Chiesa che, animata dai riferimenti della fede, saprà ben integrare quanto portato avanti da Francesco».
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