Santa Cabrini scese nell’abisso per i migranti

«Se il cammino della vita è per pochi cosparso di rose, esso è ben più seminato di spine per il povero, e l’emigrato in massima parte è povero»

Sono numerose le iniziative che, durante questo luglio cabriniano, Sant’Angelo, la sua città natale, riserva a santa Francesca Cabrini. E lo fa giustamente con orgoglio, perché fu una donna davvero incredibile. Il New York Sun, in un trafiletto del 30 giugno 1889, parlava già di lei: «Nelle ultime settimane, donne di carnagione scura nelle vesti di suore della carità hanno percorso i quartieri italiani della Piccola Italia, arrampicandosi per scale strette e oscure, discendendo in sudici sotterranei e in caverne, dove neppure un poliziotto oserebbe mettere piede senza essere accompagnato. Capo di questa congregazione è la Madre Francesca Cabrini, donna con grandi occhi e un sorriso attraente. Non sa l’inglese, ma è donna di proposito». Francesca e le sue suore erano sbarcate a New York appena tre mesi prima, viaggiando con altri 1.500 migranti in terza classe. Al loro arrivo non c’era nessuno ad attenderle e dovettero arrangiarsi alla bell’e meglio, dormendo quella notte in due logore stanzette di un albergo infimo di Little Italy: furono innanzitutto migranti fra i migranti, nella posizione bassa di chi chiede ospitalità prima di offrirla. Vediamo che il giornale newyorkese non risparmia a Francesca e alle sue suore l’attribuzione della “carnagione scura”, uno degli stereotipi negativi con cui venivano etichettati tutti gli italiani emigrati negli Stati Uniti e che diventava sinonimo di “schiavi bianchi”, materiale umano a basso costo da spremere al massimo e poi abbandonare al loro misero destino. Viene subito poi messo in evidenza che “non sa l’inglese”: anche allora le difficoltà linguistiche erano uno stigma che facilmente favoriva lo sfruttamento da parte di persone prive di scrupoli. Il giornale descrive poi gli ambienti di vita degli italiani a New York come luoghi sordidi e malavitosi, dove neppure la polizia osava avventurarsi facilmente. In questo concentrato di stereotipi, la figura di Francesca Cabrini viene tratteggiata però anche con accenti lusinghieri, segno che, dopo soli tre mesi, questa grande donna aveva già lasciato un’impronta in un ambiente non certo benevolo nei suoi confronti.

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