L’operazione Unicredit e le incognite per Lodi

L’editoriale Nel mondo delle grandi banche non c’è spazio per i sentimenti. Tantomeno per il romanticismo. E dunque non ha senso guardare all’operazione lanciata da Unicredit su Banco Bpm con gli occhiali del passato o dei ricordi.Meglio concentrarsi sull’attualità

Lodi

Nel mondo delle grandi banche non c’è spazio per i sentimenti. Tantomeno per il romanticismo. E dunque non ha senso guardare all’operazione lanciata da Unicredit su Banco Bpm con gli occhiali del passato o dei ricordi.Meglio concentrarsi sull’attualità. Siamo in attesa di conoscere le prossime mosse del predatore e della preda. Unicredit potrebbe rilanciare la sua offerta agli azionisti di Banco Bpm, aggiungendo un premio che li incentivi ad aderire alla proposta di Offerta pubblica di scambio - volontaria - che al momento ha un controvalore di oltre dieci miliardi di euro. Carta contro carta: Unicredit vuole acquistare Banco Bpm, dando agli azionisti di quest’ultimo le sue azioni. Alcuni grandi azionisti, penso a fondi di investimento internazionali o fondi sovrani, sono peraltro comuni.

Banco Bpm sta cercando in tutti i modi di difendersi. Ha rispedito al mittente l’offerta di Unicredit segnalando come peraltro non valorizza a pieno la prospettiva reddituale della banca nell’area più sviluppata del Paese, ha denunciato come nelle sinergie di costi derivanti da questa acquisizione potrebbero andare persi seimila posti di lavoro e infine potrebbe accelerare in un percorso di fusione con Monte Paschi di Siena, cercando di affascinare i mercati, i soci - e perché no, anche il governo - con il progetto di un terzo polo bancario italiano solido e competitivo (la grandi pulizie nella Monte Paschi “nazionalizzata” le hanno pagate i contribuenti in questi anni, beninteso).

Sul giornale di martedì, commentando l’offerta di acquisto di Unicredit, arrivata lunedì mattina come un fulmine a ciel sereno, segnalavo che questa operazione vista da Lodi, dalla provincia, sembrava distante anni luce. Lo confermo. Unicredit ragiona da banca europea e attraverso l’incorporazione di Banco Bpm diventerebbe il secondo player del Vecchio continente. Difficile pensare che Orcel molli la presa così facilmente.

Nonostante le dimensioni del “problema” inducano a pensare che le “province” (e tra queste inserisco anche la ricca Verona, che ai tempi del Banco Popolare era la capitale del gruppo) questa volta non toccheranno palla, esistono almeno due elementi di riflessione - e certamente anche di preoccupazione - che possono riguardare la nostra Lodi. Il primo attiene alla Fondazione Banca Popolare di Lodi. È nata in occasione della fusione tra Banca Popolare di Lodi e Banco Popolare di Verona e Novara. Non ha un proprio patrimonio significativo in grado di generare interessi annuali da reinvestire sul territorio e le sue erogazioni dunque dipendono dalla distribuzione degli utili della “capogruppo”, oggi Banco Bpm. Non è chiaro cosa succederebbe nel caso in cui subentrasse Unicredit, a quel punto secondo istituto europeo e dunque non proprio una banca di territorio. Certo qualche timore appare legittimo.

Il secondo fronte da presidiare è quello dell’occupazione e della sede di via Polenghi Lombardo. Una struttura d’eccellenza (ricordo solo che è stata progettata da Renzo Piano) pensata negli anni Novanta, ai tempi di Mazza prima e di Fiorani poi, come sede di una banca nazionale. Cosa che effettivamente era ai tempi la Banca Popolare di Lodi, diventata tuttavia grande più per acquisizioni esterne che per crescita interna. Dal 2007 in poi, cioè da quando la Popolare di Lodi si è unita alla Popolare di Verona, il futuro del “Bipielle Center” rappresenta un enorme punto interrogativo. È certamente sovradimensionato rispetto alle reali esigenze e in parte è occupato dagli uffici della Zucchetti, che tuttavia sta costruendo una nuova sede di proprietà a Lodi che sarà pronta nel 2025.

Sulla carta la struttura di via Polenghi Lombardo potrebbe tranquillamente ospitare centinaia di dipendenti di Banco Bpm oggi insediati a Milano, con una riduzione dei costi degli affitti. La distanza tra Milano e Lodi in treno è ormai quasi irrisoria. Tuttavia è impensabile ipotizzare che ciò possa avvenire, anche alla luce delle facilmente ipotizzabili barricate dei sindacati: non è mai accaduto finora, figuriamoci se si verificherebbe con l’ipotetico arrivo di Unicredit, che a Milano ha uno dei grattacieli più alti e moderni della città e che ha prospettato - nel caso l’operazione di acquisizione andasse in porto - sinergie da costi (cioè risparmi) per 900 milioni di euro, in gran parte derivanti dal personale in esubero.

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