L’intelligenza artificiale e i rischi per l’informazione

Algoritmi al posto dei giornalisti: sempre più spesso è già così

Un piccolo trafiletto di taglio basso, al massimo una spalletta sulla pagina di sinistra. Così è stata riportata, o forse sarebbe meglio dire liquidata, dalle principali testate italiane una notizia che, almeno per chi appartiene alla categoria dei giornalisti, avrebbe meritato la prima pagina e un titolo che senza esagerare sarebbe potuto suonare così “S.O.S. giornalismo! Mestiere in via d’ estinzione”. «Bild», il tabloid tedesco con il maggior numero di copie vendute a livello europeo, ha annunciato il licenziamento di oltre 200 lavoratori per sostituirli con l’intelligenza artificiale, oltre a chiudere 6 delle 18 sedi locali, avviando così il processo che punta alla digitalizzazione totale del quotidiano, e alla rivoluzione del giornale in nome, quasi esclusivo, del risparmio, dell’aumento del fatturato, dell’utile, in sostanza: del profitto. Incredibile? Si, ma tutto vero. E a riprova di ciò basta leggere un passaggio della mail con cui l’editore Axel Springer ha annunciato ai lavoratori il gran cambiamento copernicano: “Purtroppo bisogna separarsi anche dai colleghi che svolgono mansioni che possono essere sostituite dalla intelligenza artificiale e/o da processi digitali, oppure che non possono adattarsi a questa nuova organizzazione con le loro attuali competenze”. Poi un’indicazione sui ruoli che saranno nel tempo sostituiti: “Non ci saranno più le funzioni di caporedattore, impaginatore, correttore di bozze, segretariato e editor fotografici come esistono oggi”.

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